“Una storia romantica d’altri tempi della illustre famiglia sarda Crispo Manunta” di Alfredo Crispo
Nina Crispo è stata l’unica nonna che ho avuto il piacere di conoscere; infatti se è vero che i nonni materni alla mia nascita erano deceduti da tempo e Nonno Alfredo si è goduto il nipotino col suo nome per solamente 359 giorni, Nonna Nina in ben 25 anni ha avuto tutto il tempo per darmi insegnamenti, valori, trasmettermi tutto ciò che poteva del mio omonimo predecessore, del quale criticava solo una carriera politica intensa che lo aveva visto per ben 4 volte Sindaco di Modugno.
Nina aveva ricevuto in dono dai suoi figli gemelli Alberto e Giovanna tre più tre nipoti, cinque dei quali più studiosi di me, più ordinati di me, meno nottambuli di me, e Lei sottolineava spesso questi particolari al punto che era convinta (erroneamente) che non mi sarei mai laureato.
Una cosa è certa però, le storie della famiglia Crispo o perlomeno tutte le storie, le raccontò solamente a me.
Le sue narrazioni, confortate e comprovate da decine di fotografie e centinaia di documenti ancora oggi da noi custoditi, ne sono state la colonna sonora e ci hanno permesso di conoscere istante per istante la storia familiare da quando avvenne la diaspora dai Portici Crispo di Sassari, e dopo un lungo girovagare per la penisola al definitivo approdo di Modugno.
E di questa storia che inizia nel 1864, e si protrae fino ai giorni nostri il personaggio che lascia la traccia più profonda è lui, il Generale di Corpo d’Armata Alberto Crispo Cappaj.
Nella sua carriera militare durata 50 anni, i momenti cruenti sono stati tanti, dagli scontri corpo a corpo di Porta Pia con i francesi papalini fino a Vittorio Veneto, e tanto sangue è colato, ma è anche vero che Alberto fu il primo italiano a comandare una “missione internazionale di peacekeeping” nella guerra greco-turca, fu il primo militare ad avere l’idea di istituire ospedali da campo che curassero tutti i contendenti, e di questo la Storia gli è già grata.
“Alfredino sai perché la famiglia Crispo si è fermata a Modugno? Allora…. Mio suocero non era un militare come tanti, era un ufficiale di Stato Maggiore, di quelli che parlavano personalmente coi Re e ne ha conosciuti tre; ebbene, giovanissimo Capitano fu inviato per un certo periodo a Bari”.
L’annessione della Puglia al Regno Sabaudo fu forse la meno problematica del Sud; i fenomeni di brigantaggio furono limitatissimi, forse anche per la natura pianeggiante del territorio e per la natura di ininterrotta e pacifica laboriosità di un popolo di formiche, come lo definì Tommaso Fiore; il trasferimento di Alberto a Bari rientrava nella normale logica più amministrativa che tattica della carriera di un qualsiasi ufficiale in tempo di pace.
“Il primo incontro fra i miei suoceri Alberto e Giovannina avvenne a Bari sulla spiaggia che esiste ancora di San Francesco alla Rena.”
Giovannina Capitaneo era di Modugno, allora un paesino di poche migliaia di anime, che per lo stesso nome che porta è posizionata in mezzo alle due grandi realtà di Bitonto e Bari; la sua famiglia era piemontese di Sillavengo e giunse in Puglia nel quindicesimo secolo al seguito della “Duchessa triste” Isabella Sforza d’Aragona; Giangaleazzo Sforza morì forse per mano di Ludovico il Moro, e la vedova fu costretta a riparare in esilio con la figlia Bona, futura regina di Polonia nel Ducato di Bari, Modugno e Palo, allora appartenente agli Sforza di Milano.
Modugno ospitò stabilmente varie famiglie appartenenti alla Corte di Isabella ed ancora oggi i palazzi rinascimentali testimoniano il loro passaggio.
“Devi sapere che dopo che si conobbero al Lido San Francesco, mio suocero montava a cavallo e dalla caserma di Bari raggiungeva Modugno, Giovannina si arrampicava e si affacciava sul muretto di recinzione del giardino Capitaneo e lui senza scendere dal cavallo la riempiva di attenzioni e frasi dolci”.
Nella mia condizione di adolescente romantico di quarant’anni fa, ben diversa da quella attuale di scapolone convinto e corrotto da tanti fallimenti sentimentali, sentire quella storia era piacevolissimo; immaginavo persino quei 7 chilometri che separavano i miei bisnonni, un percorso composto di sterrati, ciotolati, il lastricato finale di Via Conte Stella, dove ha sede il palazzo di Giovannina, mi sembrava di percepire anche il cloppete cloppete in “passo di ambio” dell’anglo-arabo-sardo, la razza equina preferita dal mio bisnonno.
“L’inizio di questa storia non fu facile Alfredo… i fratelli di Giovannina non vedevano di buon occhio questa unione, e ti confido che nel futuro matrimoniale della tua bisnonna pensavano ad uno Jatta di Ruvo, esatto… quelli del famoso Museo”.
Giovannina aveva oltre alla sorella gemella Bettina maritata Karusio a Putignano, i due fratelli Don Pietrino e Don Peppiniello, e la sorella maggiore Anna che per prima aveva incontrato l’amore a Cava de’Tirreni con un discendente di quel Giulio Genoino che liberò Napoli da Masaniello.
Anche Don Pietrino aveva impalmato una nobilissima Napoletana, e questo sconosciuto ufficiale Sardo almeno apparentemente, stonava fra i nuovi ingressi nobiliari in una così prestigiosa stirpe.
“Devi comprendere il quadro di fine ottocento Alfredo, la Sardegna era una terra misteriosa e sconosciuta, e ti aggiungo anche che molti modugnesi dopo le nozze malignavano del fatto che il tuo bisnonno fosse così esperto di questioni agricole.
Insomma…. Questo matrimonio non s’aveva da fare caro Alfredino, però devi sapere che la tua trisnonna Clarice aveva un debole per quel prestante ufficiale.
A prescindere dalla provenienza geografica, devi considerare che i Bersaglieri erano un corpo d’elìte, insomma erano sempre in prima linea negli scenari di guerra più estremi, ed un matrimonio con un ufficiale di quel corpo effettivamente non trasmetteva serenità.
Donna Clarice la tua trisnonna era vedova del cugino Nicola, e spettò a lei il compito di rifiutare il consenso al matrimonio, ma mio suocero non si arrese ed inviò una seconda lettera nella quale contestò punto per punto le motivazioni del rifiuto”.
Cercando nel nostro archivio, ho trovato la seconda lettera del mio bisnonno, lunghissima di dieci pagine, e dalle controdeduzioni del Capitano si riescono ad evincere le motivazioni che indussero Donna Clarice al primo ed inutile rifiuto.
“Tuttavia Alfredo, alla fine l’autorizzazione al matrimonio fu concessa… sicuramente la famiglia di Giovannina prese tempo per acquisire informazioni sul tuo bisnonno; sicuramente scoprirono che era figlio dell’Osilese Antonio Crispo Manunta Preside della facoltà medico chirurgica di Sassari, uno zio sempre Osilese, il Canonico Antonio Manunta Crispo aveva riformato il sistema scolastico in Sardegna con influenze anche in tutto il nuovo stato italiano, lo zio Senatore Cristoforo Mameli era stato il primo ministro della pubblica istruzione del Regno d’Italia ed il nonno materno Salvatore Cappaj fu medico personale di Casa Savoia… cosa potevano pretendere di più?”
Il matrimonio fu celebrato in forma privata il 2 febbraio 1884 e lungo i successivi 56 anni si rivelò riuscitissimo.
Giovannina seguì Alberto nei tanti spostamenti per tutta la durata della sua carriera militare; solo nel 1915, quando il Generale di Divisione Alberto ormai in pensione fu richiamato dalla Grande Guerra al comando dei vari Corpi d’Armata, Giovannina rimase per tre angosciosi anni a Modugno in attesa del ritorno a casa del marito e del figlio Alfredo che era combattente, medaglia d’argento al Valore sul Monte Grappa.
“Nonna Nina, e con i cognati il bisnonno andò d’accordo? Alfredo erano molto uniti, così uniti che nel Dicembre 1940 nell’arco di una settimana contemporaneamente spirarono Alberto, Don Pietrino e Don Peppiniello; Don Pietrino fu sindaco di Modugno ed anche il figlio Antonio, ti ho già raccontato di nonno Alfredo… insomma il contributo che hanno dato con onestà e capacità alla Modugno del ventesimo secolo è riconosciuto e rimpianto da tutti”.
Adesso devo lasciare chi ha letto questa bella Storia d’Amore… devo andare a cucinare perché stasera a cena è mio ospite Antonio Capitaneo, il pronipote di Don Pietrino; non sarà una cena facile, ci saranno discussioni, polemiche e recriminazioni… lascio a Voi immaginare l’argomento.
Alfredo Crispo