“Un grazie a Massimo Pittau per i numerosi articoli pubblicati in questo blog” di Angelino Tedde
Il “Magno” collega Massimo Pittau è purtroppo scomparso e i suoi articoli, a meno che qualcuno non ne recuperi qualche altro,non appariranno più su questo nostro blog. Ho preferito cedere il posto a Mauro Maxia, unico suo allievo, sia pure estra moenia, per dare la notizia e tracciare un primo abbozzo del grande linguista. Intra moenia, avrei potuto esserlo anch’io, ma i nostri rapporti per svariati motivi si guastarono presto. Anche il compianto Giorgio Satta da Ploaghe avrebbe potuto essere un suo allievo intra moenia, ma anche con lui i rapporti andarono al rovescio. Quando si rompono i rapporti tra due persone non è sempre colpa di uno solo, ma di entrambi, per cui ora che non c’è più sarebbe impietoso far ricadere le colpe su di lui.
Certo se non si fosse messo di traverso ora ci sarebbe uno studioso del sardo in più e con Giorgio Satta e con qualche altro allievo avrebbe lasciato forse una scuola. L’uomo era fatto così come del resto altri suoi illustri colleghi sardi di altre discipline che non hanno lasciato né allievi né una scuola, qualche altro ha esagerato forse e ha lasciato più che una scuola un doposcuola.
Andai in pensione 8 anni dopo di lui e un pò ci perdemmo di vista. Riprendmmo a parlarci lungo viale Adua dove lui soleva farsi la passeggiata quotidiana e senza più alcun rancore ricominciammo a parlarci, ma quasi mai di disciplina sua e mia, da buona amici “laici” non chierici accademici.
Passarono ancora degli anni e nel 2008 misi su questo blog, quando egli ne prese atto cominciò a mandarmi regolarmente degli articoli e glieli pubblicai volentieri oltretutto erano seguiti in Penisola e in altre parti del globo, visto che con vivistats si poteva verificare attentamente il paese di provenienza dei visitatori. Come al solito, appena l’articolo finiva in un libro da pubblicare, mi diffidava, pena denuncia. perché lo cancellassi. Ormai conoscevo l’uomo, le sue stravaganze e stranezze e quasi mai gli diedi peso. C’incontrammo qualche volta in qualche convegno e si burlava di me perché avvertivo ogni alito di corrente ed ero sempre ben coperto, mentre lui, pur annoso, non molto elegante, andava con giacca e cravatta.
Un giorno, navigando in internet, appresi che aveva perso una figlia meravigliosa, madre di tre figli e musicista. Gli scrissi una lettera accorata e solidale, ma lui non mi rispose. Capii l’uomo che certo non indulgeva alla commozione e al pianto. Di lui posso dire che era uno studioso senza respiro, forse dall’erudizione soffocante, ma anche stravagante e geniale al tempo stesso. Era convinto di campare almeno 110 anni di vita dato che la longevità dei suoi e forse per questo non voleva allievi che gli facessero ombra, D’altra parte, per scusare tutti i miei colleghi sardi e spesso sardisti, c’è da dire che provenivano quasi tutti dai licei ed erano abituati alla versatilità più che all’approfondimento di una sola disciplina come usa fare chi parte da giovane per la carriera universitaria. Massimo divenne ordinario a 50 anni, ma proveniente da esperienze didattiche liceali, per cui tanti altri come lui si guardavano bene da coltivare allievi.
Del resto anche quelli proveniente dalla carriera universitaria appena nati, pochi allievi hanno lasciato. Comunque sia possiamo dire che il nostro ha lavorato sodo, ha pubblicato anche troppo, ha sostenuto teorie salvo ricredersi poi, non era di agevole socializzazione, del resto non è che altri suoi colleghi nuoresi lo fossero più di lui. Lascia un patrimonio di studi che saranno utili sicuramente allo sviluppo della filologia e linguistica sarda.
Da credente oso pensare che alle porte del Paradiso resterà abbacinato, ma bene accolto, nonostante le apparenze.
Grazie Massimo per quanto hai dato agli studi sardi, a coloro che ti hanno apprezzato e anche a quanti ti hanno voluto apertamente osteggiare. Nella pace dei santi, per fortuna, finisce e si placa ogni battaglia. Alle due figlie e al figlio, ai tuoi sette nipoti lasci un patrimonio che rafforzerà la loro identità sarda. Avremmo visitato volentieri la tua tomba, a nostro conforto, ma hai voluto scomparire in un urna posta in un colombario fra tante altre urne dove si faticherà non poco a rintracciarti. La tua ultima stranezza.
PS Siamo andati al cimitero, ma le ceneri Massimo non sono nemmeno nel colombario. Forse gettate in mare o in una tomba al Cimitero di Nuoro.