Se mi dà gli estremi bancari corretti sto onestamente pensando di intestarvi il mio 8 per mille.” Clic. di Sarah Savioli
“Salve signora, lei è Sarah S. e abita in via xxx a xxxx?”
“Lei chi è?”
“È la signora S.?”
“Lei chi è?”
“Salve signora, mi chiamo Antonio e la chiamo per conto della gfrufyt, il suo fornitore dell’energia elettrica.”
Il nome gfrufyt è farfugliato e simile, ma non uguale a quello del mio reale fornitore. Bene, stessa strategia di quegli imbonitori che due settimane fa hanno truffato mia madre facendole stipulare un contratto che ci ho messo dieci giorni a disdire.
“Mi dica. Perbacco, mi dica tutto.”
Driiin. Questo era il suono del telefono quando ancora esso era per sua natura stanziale e aveva il medesimo suono di tutti i suoi gemellini grigi con la cornettona e la rotella con i numeri.
Stesso suono accompagnato regolarmente dal “la vacca di Maino del porco qui porco là” di mio nonno che lentamente andava in braghe, camicia e bretelle a rispondere sollevando la cornetta avendo cura di tenere il mignolone nodoso ben alzato.
“Pronto?!”
“Signora Sarah, volevo dirle che…”
“Avrò mica scordato di pagare una bolletta, eh?”
“No, no. Volevamo avvisarla che…”
“Sa, perché con le cose da fare, alle volte può capitare. Non mi staccate mica la luce, eh?”
“No, no, si figuri. Volevamo dirle che…”
“Perché senza la luce come si fa. Al giorno d’oggi poi, le mi capisce…”
“Sì, ma non le stacchiamo la luce, stia tranquilla. Volevo dirle che…”
“Sicuro?”
“Si, sì, ma…”
“Mi fido? Guardi che mi fido, eh?”
Mio nonno con la cornetta all’orecchio a quel punto si sedeva sul seggiolino di fronte alla specchiera. Perché erano tempi nei quali quando telefonavi, tu telefonavi. Mica ti portavi dietro il cordless e parlavi mentre facevi eri in toilette. E lui assumeva l’espressione corrucciata sua tipica dell’ascolto concentrato, con il labbro inferiore appena in fuori.
“Mh… ”
“Signora, non le stacchiamo niente. Volevamo dirle solo che a breve scadrà il suo contratto che le offriva un prezzo vantaggioso e purtroppo ci saranno dei forti aumenti e quindi..”
“Uh, signur signur, ma davvero?!”
“Sì, signora ma non tema. Abbiamo deciso di offrire ai nostri clienti un contratto vantaggiosissimo che le eviterà di pagare di più, se non addirittura di risparmiare rispetto al precedente.”
“Ma siete gentilissimi. ”
Io, in piedi, con le braccia conserte e appoggiata allo stipite della porta della cucina, guardavo il volto di mio nonno riflesso nella specchiera, seguivo il suo ritmato fare sì con la testa. Il tempo lo stava rimpicciolendo a vista d’occhio, ma non lo consumava: più che altro si stava formando un concentrato di nonno, per cui tutti i vestiti di volta in volta gli diventavano più larghi. Cosa che per i pantaloni risolveva brillantemente accorciando le bretelle, legandosi intorno alla vita a mo’ di cintura una corda di juta e facendoci quella che chiamava Sciappera, per i più detta anche fiocco un po’ a pera.
“Mh…”
“Grazie signora. Allora guardi, direi che possiamo procedere alla… ”
“Ma sa cosa volevo dirle? Lo sa? Eh, lo sa?”
“Cosa voleva dirmi signora? Intanto aspetti che… ”
“No, no aspetti lei. Volevo dirle che da quando ho stipulato il contratto di fornitura con voi mi sono accorta che in effetti la corrente elettrica che mi date è di qualità decisamente migliore di quella che mi dava il precedente fornitore. ”
“… sì… ”
“Nel senso che proprio si vede che date una cosa che dà una luce bella pulita, senza quegli sporchini che c’erano prima. E infatti me ne accorgo anche dalla lavatrice: i panni mi vengono più puliti sa?!”
“… grazie signora… sì, ma adesso…”
“Aspetti, aspetti.”
Il volto di mio nonno restava impassibile mentre la cornetta grigia restava appoggiata al suo orecchio da folletto anziano, ma le sue sopracciglia bianche, spettinate e lupesche si avvicinavano l’una all’altra con la stessa costanza e lentezza delle zolle continentali a indicare uno sforzo di concentrazione generoso e implacabile.
“Mh… ”
“Sì signora, ma… ”
“No guardi, è importante. Quando bisogna dare dei meriti bisogna darli e se siete bravi è giusto che ve lo dica. Ma sa che da quando ho la vostra corrente elettrica mi è perfino migliorata la vista?! L’ho anche detto al mio medico curante.”
“Signora… sì, ma… ”
Ad un certo punto mio nonno scioglieva il volto concentrato e contratto in un’espressione da gatto sornione e diceva “La ringrazio tanto, guardi che davvero compererei tutto quello che mi sta offrendo e che tra l’altro mi arriverebbe comodamente a casa tramite pagamento in contrassegno, però purtroppo non posso perché i miei famigliari mi hanno interdetto.”
Poi metteva giù e se ne andava ridacchiando al gabinetto a cantare l’operetta.
“Allora, sa cosa le dico? Guardi, la ringrazio per questa offerta così generosa e gentile. Siete adorabili, ma io in tutta coscienza credo fermamente che sia giusto pagarvi di più.”
“Ma no signora… ”
“Eh sì. Quel che è giusto è giusto. Voglio pagare l’aumento.”
“Ma signora, non vuole risparmiare?!”
“No, no, è giusto che per la qualità si paghi. E guardi, per una luce della lampadina così splendida e pulita vi pago con gioia. È un piacere.”
“Signora, ecco…”
“Anzi le dirò di più. Se mi dà gli estremi bancari corretti sto onestamente pensando di intestarvi il mio 8 per mille.”
Clic.
Ops, ha messo giù. Si sarà imbarazzato.
Eh nonno, non sono ancora al livello ottimale dell’arte della presa in giro del quale tu eri maestro assoluto, quasi un padre fondatore. Però prometto che continuerò a impegnarmi con costanza.
Tanto qui le occasioni per esercitarsi non mancano.