“Aspettando Godot” di Stefano Zan in “Mente Politica”
La politica italiana sembra entrata in una sorta di limbo che durerà fino al 26 maggio, data delle elezioni europee quando, secondo tutti gli osservatori, il quadro politico cambierà radicalmente.
Una serie di considerazioni mi inducono a ritenere che non sarà così. Vediamo con un certo ordine.
Nel corso dell’anno intercorso dalle elezioni ad oggi Salvini ha portato a casa 6 regioni (con il centro destra) e un consenso popolare, a scapito di Forza Italia e dei 5 Stelle, che tutti i sondaggi stimano tra il 30 e il 35%.
I 5 Stelle hanno perso circa il 10% del consenso a livello nazionale e nelle elezioni regionali hanno ottenuto risultati di gran lunga inferiori alle attese. La situazione di difficoltà è talmente evidente che hanno avviato un processo di riorganizzazione interna che mette in discussione alcuni dei loro capisaldi storici.
Forza Italia, che ha dimezzato i suoi consensi, e Fratelli d’Italia abbaiano contro il governo nazionale ma non mordono sui governi locali e non fanno saltare la mitica alleanza di Centro Destra.
Il PD, fermo nei sondaggi e con qualche recupero nelle elezioni regionali, non ha ancora concluso il suo congresso.
Alle elezioni europee non si aspettano sorprese almeno per quanto riguarda la Lega.
A breve ci sono le elezioni in Basilicata, in Piemonte e, da non dimenticare in autunno quelle dell’Emilia Romagna.
Perché la Lega dovrebbe modificare una situazione in cui è chiaramente vincente e, soprattutto, perché dovrebbe farlo dopo le elezioni europee quando inizia una stagione in cui è assolutamente improbabile il ricorso alle urne e bisognerà invece scrivere una finanziaria assai complessa?
E’ evidente che Salvini ha tutto l’interesse a che le cose continuino in questo modo dove lui si consolida e gli altri si logorano.
Gli unici ostacoli veri che deve affrontare sono la Tav, l’autonomia differenziata, la legittima difesa dove le posizioni tra Lega e 5 Stelle sono distanti. Vedremo in che misura la Lega è in grado di mediare, di rinviare, di forzare. E vedremo soprattutto se e in che misura una posizione troppo conciliante su questi temi possa indurre una parte dell’elettorato del nord a ridurre i suoi consensi alla Lega. Andare alle elezioni piemontesi senza la Tav potrebbe essere un problema. In ogni caso solo un calo dei consensi che porti la Lega sotto la soglia del 30% potrebbe indurre un sensibile cambiamento rispetto alla linea fin qui seguita.
Il problema se mai è dei 5 Stelle. Se le riforme organizzative annunciate non avranno effetto o avranno un effetto controproducente e se i consensi continueranno a calare arriverà il momento in cui dovranno chiedersi fino a che punto possono permettersi di sostenere un governo che politicamente gli è costato già molto caro. Il Reddito di Cittadinanza ha perso ogni spinta propulsiva (come dimostrano Abruzzo e Sardegna) e il rischio è che nei prossimi mesi le difficoltà, le disfunzioni, i ritardi nell’applicazione della legge vengano attribuiti ai 5 Stelle con un ulteriore calo dei consensi. Se sull’autonomia e sulla legittima difesa possono trovare una qualche mediazione, sulla Tav, che si fa o non si fa, non possono accettare una sconfitta che sarebbe per loro devastante.
La vera scadenza quindi non è quella ormai mitizzata delle elezioni europee bensì quella dell’impatto in termini di consenso che produrranno le scelte relative a Tav, autonomia, legittima difesa se e quando verranno messe all’ordine del giorno e al voto del parlamento.
Il probabile aggravarsi della crisi economica e l’eventuale necessità di una manovra correttiva non sono in sé elementi che possano fare cadere il governo. Intanto è chiaro che si stanno studiando apposite contromisure (non si è mai visto un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio passare una settimana a New York con gli investitori istituzionali) e poi ai due partner di governo conviene affrontare insieme la crisi facendone ricadere la colpa sul contesto europeo e internazionale. Anche in questo caso solo una forte presa di posizione delle forze economiche e imprenditoriali che si traduca in un significativo calo di consensi potrebbe modificare la prospettiva. Ma dato il sistema dell’offerta politica e la debolezza dell’opposizione come minimo dovrà passare molto tempo prima che l’insoddisfazione si traduca in perdita di voti. E intanto, aspettando Godot, il tempo passa, anche quello delle elezioni europee.