“La Carità scese dal cielo in terra.” di Giovanni Battista Manzella
Grazie a Padre Erminio Antonello possiamo pubblicare questo breve florilegio tratto dagli scritti di Padre Manzella dal libro Erminio Antonello Maria Scalas (a cura di), Maestro di Carità, L’insegnamento di Padre Giovanni Battista Manzella sulla Carità,CLV Edizioni Vincenziane,Roma 2018 pp. 458.
Nel 1989, promosso dall’Associazione Alcide De Gasperi, di cui era presidente l’on. Giagu Demartini, si fece un convegno alla Camera di Commercio di Sassari avente per tema Cattolici in Sardegna nel primo Novecento. La stessa associazione, a cura mia, anche se per modestia non lo scrivemmo sul frontespizio, pubblicò gli atti, con la presentazione, da me richiesta, di prof. Agostino Giovagnoli, allora professore straordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Magistero di Sassari, dei professori Pasquale Bellu, Antonio Cabizzosu,Francesco Spanedda, direttore di Libertà, Giancarlo Zichi, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Sassari e lo scrivente. Non manca una breve presentazione del compianto on. Antonio Giagu Demartini, noto Nino, che si preoccupò successivamente e fino alla morte, di farmi dirigere la collana che annovera oltre 30 volumi, la maggior parte avente me come autore e molte mie laureate con altri esponenti come Giancarlo Zichi.
In occasione del convegno presentai un breve profilo del Manzella a cui aggiunsi la schedatura di tutti gli articoli apparsi sui numeri del Bollettino “La Carità”, almeno di quelli che ero riuscito a rintracciare. Articoli non solo del Manzella.
Nel libro a cura degli autori succitati, presentato a Sassari, ci si è preoccupati di raccogliere i testi non solo da me schedati, ma altri a completamento del lavoro da me fatto. Naturalmente solo quelli del Manzella dal momento che quello è lo scopo del libro curato. Il lavoro di Padre Erminio Antonello e di Suor Maria Scalas è encomiabile e originale è anche la vasta presentazione che il Padre Antonello ha scritto e sulla quale ritorneremo. Intanto segnaliamo il libro degli articoli di Padre Manzella che risulta davvero avvincente e copre un tassello della multiforme attività del venerabile missionario vincenziano lombardo-sardo in attesa non certamente frenetica della beatificazione che speriamo avvenga quanto prima superando gl’intoppi burocratici del Dicastero dei Santi che finora pare abbia nicchiato. (Angelino o Tedde)
Il bambino Gesù nacque in Betlemme di notte, piccino povero, in una stalla lontano dall’abitato. Col tempo crebbe in età e in sapienza presso Dio, e presso i nostri simili e allora incominciò ad apparire fra gli uomini come povero operaio e infine predicatore e banditore della sua dottrina immortale. Così il modesto giornaletto “La Carità” nasce povero, piccolo, mal fatto e scritto da una sola mano. In seguito non mancheranno i collaboratori e anche le collaboratrici, abbonderà la materia, il formato sarà ampliato, giacché non pochi di buona volontà mi hanno promesso il loro aiuto…; ma è pur necessario che venga fuori la prima volta così come può.
Occupato continuamente nelle missioni, non ho avuto il tempo necessario per poter coordinare e disporre le cose in modo che anche il primo numero venisse fuori convenientemente redatto e formato nel modo che si poteva desiderare; però nell’intendimento di non ritardare più oltre la pubblicazione, l’ho buttato giù alla buona e senza pretese, con la sicu- rezza per altro che, fin dal venturo mese, potrà portare un sommario più ampio e, voglio lusingarmi, se non del tutto, abbastanza soddisfacente, per il fine per il quale il giornaletto viene iniziato.
Questo fine è semplice nella sua elevatezza, quello cioè di coadiuvare quelle persone che si dedicano alle opere di carità, sia con l’istruzione sia col portare a loro notizia esempi pratici e di attualità, sia pure con incoraggiamenti perché possano perseverare nel bene, allargando l’orizzonte delle loro vedute per quanto possibile, sì che le opere della beneficenza abbiano un incremento sempre maggiore e un più ampio e più sicuro sviluppo. Il giornaletto sarà una buona lettura nelle riunioni, settimanali o mensili, specialmente delle associazioni di carità.
Carità! Incomincio con le parole con le quali una Damina di Sassari nello scorso anno concludeva il suo bel discorso nella chiesa di Sant’Agostino in occasione della lettura del resoconto dell’opera dei bambini, fondata dalle Damine: “La Carità scese dal cielo in terra col bambino Gesù e rimarrà pellegrina fino alla fine dei secoli, fino a che non risalirà in cielo d’onde è venuta”.
Chi può dire che cosa sia la Carità? San Giovanni risponde che la Carità è Dio stesso, e Dio stesso è Carità. La Carità è amore; ma il mondo dell’amore ne parla e ne abusa, poiché l’amore può essere terreno e celeste. L’amore terreno è improntato di egoismo, è interessato, è carnale, è limitato a un certo numero di persone e di cose; è mutevole: si ama oggi ciò che domani si odia; è geloso o indifferente, talvolta è finto, cruccioso, incerto, capriccioso. Ma non è questo l’amore del quale devono essere comprese le persone che si dedicano alla carità.
Una Dama di Carità, per esempio, che sentisse simile amore per il povero, certamente non si prenderebbe premura di portare a suo tempo i consaputi (sic) 1 “buoni” all’infelice che geme, o vi manderebbe magari la sua donna di servizio, rifiuterebbe perfino ora questo, ora quel disgraziato che le venisse assegnato, o lo visiterebbe di mala voglia e non saprebbe dire al povero una buona parola. Se poi fosse da questo ricevuta con freddezza, facilmente, ritenendosi offesa nell’amor proprio, proporrebbe in Conferenza la sospensione del soccorso. E ove poi, per educazione o per un certo rispetto [umano], si decidesse a far regolarmente le sue visite a domicilio degli sventurati, queste visite non lascerebbero mai quella unzione che lasciano le opere che si fanno per la Carità Celeste.
La Carità celeste è eterna come è eterno Dio stesso; è infinita e riempie tutti i cuori; è santa e santifica chi la pratica; è universale, non distingue amico o nemico, di un partito o di un altro, simpatico o antipatico, pulito o sudicio, buono o cattivo, cattolico o protestante, turco o pagano, rico- noscente o ingrato; innanzi ad essa tutti sono figli del buon Dio.
Non è interessata: quante buone opere non si vedono in certe occasioni e in certi periodi, specialmente in tempo di elezioni! Ma allora vi è la spe- ranza di qualche cosa, la speranza del voto. Non aspetta ringraziamenti dal beneficato. Sa sopportare con pazienza perfino la calunnia.
E’ umile: non fa pubblicità inutile, opera il bene nello stesso modo anche quando non venisse divulgato. Se la sua opera viene criticata non per questo desiste dal bene iniziato.
E’ immutabile: perché ama di amore celeste, ama Dio sopra ogni cosa, e Dio è carità infinita. Ama il prossimo come se stessa e come rappresentante di Nostro Signore Gesù Cristo, per cui se ama Gesù amerà sempre il prossimo che lo rappresenta, poiché Gesù Cristo ha detto: “Quello che fate a uno di questi piccoli lo fate a me”.
Non è indifferente: cioè non è indifferente che faccia il bene o non lo faccia, ma vuol fare il bene e vuol provvedere e veglia sui bisogni del povero come una madre veglia sui figliuoli; sente infine nel fondo del cuore il dolore del sofferente come se fosse un dolore proprio.
San Vincenzo de’ Paoli nei tempi di carestia si sentiva spesso esclamare: “E i poveri che cosa mangeranno in questo inverno? Oh, i poveri! Pensiamo ai poveri!”. Io che scrivo ho vedute delle Dame della Carità perorare la causa del loro povero con le lacrime agli occhi.
La Carità celeste è generosa e non ha confini: quante opere non sono sorte e si sono sviluppate in questi ultimi tempi in tutti i punti dell’orbe cattolico! Ma per ben comprendere che cosa sia la carità, di cui parlo, basterà istituire un raffronto tra i paesi cristiani e gli altri centri infedeli nei quali la beneficenza ancora ha da esser praticata. Le storie antiche non hanno neppure un accenno a un orfanotrofio o a un ricovero qual si voglia; mentre invece dopo la venuta di Gesù Cristo, vale a dire dopo la venuta della carità sulla terra, il mondo si è ripieno di opere buone, e in questi ultimi settant’anni è addirittura inondato di pii istituti e la carità si asside quale regina in mezzo al popolo cristiano.
La nostra cara Sardegna che in un solo anno sa dare alla spicciolata trecento mila lire, soltanto per mezzo delle Dame della Carità, dimostra all’evidenza la grande espansione dello Spirito Santo nei cuori, come l’amore domini in mezzo a noi e come si avveri ancora una volta il detto di Nostro Signore Gesù Cristo: “In questo conosceranno gli uomini che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri”.