“Mons. Masia e don Era, parroci, don Carboni, viceparroco della Parrocchia di San Giuseppe in Sassari” di Pietro Meloni
Mons. Pietro Meloni, vescovo emerito di Nuoro, ma già professore presso la Facoltà di Magistero di Sassari, va tracciando dei profili biografici dei parroci della Parrocchia di San Giuseppe, consacrata nel 1888 e come usava un tempo con parroci perpetui che hanno lasciato una profonda traccia del loro operato in quella che fu la chiesa di molti uomini e donne illustri dai Segni ai Berlinguer, dai Cossiga ai Giagu-Demartini, dai Parisi ai Meloni, compreso l’autore di questi profili.
Sorta nel quartiere in cui si era insediata la borghesia cittadina con case e palazzi liberty e con le scuole Medie e Superiori di una certa importanza culturale come l’Istituto Magistrale, la monumentale Scuola Elementare di San Giuseppe, di stile razionalista, frequentata dalla nota scrittrice Elena Pitzorno, dagli stessi locali della GIL, Gioventù Italiana del Littorio in epoca fascista, senza dimenticare la vasta Piazza d’Armi utilizzata sia per le adunate sia per le manifestazioni ginniche del regime. Né vogliamo dimenticare l’associazione cattolica Robur et Virtus nelle cui palestre si formò quella classe media delle arti e mestieri d’ispirazione cattolica e dello stesso Istituto d’Arte e Mestieri alla cui istituzione contribui uno degli esponenti più attivi del movimento cattolico sassarese il nobile Carlo Rugiu Tealdi. Si aggiunga l’Ospedale Civile ultimato dall’arcivescovo Varesini nel 1848 che risulta quasi a ridosso della Scuola Elementare di San Giuseppe. Le figure rievocate sono Mons. Giovanni Masia nel venticinquesimo della morte, quella di don Era nel quinto anno della sua scomparsa e quella di don Carboni nel trentacinquesimo della sua morte. (Nota della Redazione)”
Novembre è il mese dei “santi” del Paradiso e delle “anime sante” che stanno per essere accolte nel regno di Dio. Nel mese dei Santi sono tornati alla patria celeste tre sacerdoti che hanno servito la Chiesa nella Parrocchia di San Giuseppe a Sassari. Mons. Giovanni Masia, che morì il 10 novembre 1993 all’età di 96 anni, dopo 69 anni di sacerdozio e 57 anni di illuminato servizio apostolico in qualità di Parroco. Don Leonardo Carboni, che morì il 16 novembre 1983 all’età di 56 anni, dopo 33 anni di sacerdozio e 32 anni di umile e fecondo servizio pastorale come Vice-parroco.Don Sebastiano Era, che morì il 4 novembre 2013 all’età di 73 anni dopo 28 anni di amorevole e zelante ministero pastorale da Vice-parroco e 20 anni da Parroco di San Giuseppe.
Gesù sacerdote ha unito la missione apostolica dei nostri tre sacerdoti, suscitando attraverso la generosità del loro cuore sacerdotale preziosi frutti di bontà e santità, il cui profumo il popolo credente sente fino ai nostri giorni, nei quali inizia la nuova missione di Don Tonino Canu, dopo l’entusiasmante ministero apostolico di Don Massimiliano Salis.
Mons. Giovanni Masia
Giovanni Masia nacque a Florinas il 28 novembre1897 e Don Leonardo Carboni il 29 novembre1927 a Bonorva. Per un mistero della Provvidenza il giovane sacerdote Don Giovanni Masia, ordinato presbitero da Mons. Cleto Cassani nel 1924, era vice parroco a Bonorva quando il parroco Mons. Giovanni Pirastru, futuro vescovo di Iglesias, amministrò il Sacramento del Battesimo al piccolo Leonardo Carboni nella chiesa di Maria Bambina. Era tradizione che il parroco dopo il Battesimo andasse a far visita alla famiglia nella casa del bambino, ma quel giorno Mons. Pirastru disse al giovane Don Masia: “vai tu a fare festa nella casa di Leonardo”. Un filo misterioso legava i nostri due sacerdoti fin dalle origini.
Giovannino Masia, così lo chiamava la mamma Lucia, era il primo dei cinque fratelli che in tenerissima età erano rimasti orfani del padre, e per questo doveva dare una mano alla mamma per impastare la farina quando lei faceva il pane per far vivere la sua famigliola. Forse in quella liturgia familiare profumata di preghiera cominciò a pensare che Gesù poteva affidare alle sue mani il “pane della vita” e un bel giorno bussò alla porta del Seminario di Sassari per seguire la strada del sacerdozio.
L’Azione Cattolica fu per lui un amore a prima vista ed ebbe la gioia di partecipare al grande “Convegno di Roma” nel 1921, in ricordo del 50° anniversario della fondazione dell’Azione Cattolica di Mario Fani. Anche lo Scoutismo di Baden Powell attirava il giovane seminarista Giovanni Masia, che nell’anno 1923, dopo aver fondato il “Sassari 2” sotto la protezione di San Gavino, fu tra i primi giovani sardi ad abitare sotto le tende nelle montagne del Marghine. Nel Seminario Diocesano ebbe la fortuna di incontrare i grandi educatori “Missionari Vincenziani”, tra i quali il Padre Giovanni Battista Manzella.
Giunse il giorno dell’ordinazione sacerdotale il 3 agosto 1924. L’Arcivescovo Mons. Cleto Cassani scelse la Parrocchia di San Giuseppe per l’imposizione delle mani su Don Giovanni Masia e inviò il novello sacerdote come vice-parroco a Bonorva, dove rimase fino al 1927, anno in cui il nuovo arcivescovo Mons. Arcangelo Mazzotti lo volle animatore nel Seminario e nell’annesso Convitto per gli Studenti. Mons. Pirastru riuscì a strappare al Vescovo il permesso perché il suo vice-parroco potesse recarsi almeno il sabato e la domenica nella parrocchia di Bonorva. E durante la settimana Dottor Masia doveva accompagnare i ragazzi del Seminario, guidare i giovani dell’Associazione Studentesca “Silvio Pellico”, insegnare Religione al Ginnasio “Domenico Alberto Azuni”, assistere come cappellano i malati del “Policlinico Sassarese” e … nelle ore libere recarsi a visitare le famiglie disperse nella Nurra.
Un giorno dell’anno 1936 Mons. Mazzotti lo chiamò e gli disse: “Hai mai pensato adiventare Parroco? Preparati a prender possesso della Parrocchia di San Giuseppe”. L’8 dicembre festa dell’Immacolata si snodò dall’Ospedale Civile di Piazza Fiume il corteo fino alla chiesa di San Giuseppe, dove il Vescovo presentò il nuovo parroco dicendo: “È il sacerdote che fa per voi”. Dottor Masia divenne poi Assistente Diocesano dei Giovani dell’Azione Cattolica e Assistente Regionale, e fu il fondatore a Sassari del “Centro Sportivo Italiano”.
Nei 57 anni del suo servizio come parroco si distinse per l’amore alla Liturgia, la cura delle Vocazioni, il servizio all’Azione Cattolica, la direzione spirituale dei giovani, le celebrazione solenne delle feste, soprattutto l’Immacolata, San Giuseppe e il Sacro Cuore, i “Quaresimali” con predicatori di grido, gli Esercizi Spirituali, i tempi forti del Natale e della Pasqua sempre echeggianti di “osanna” e “alleluia”, soprattutto con la Corale diretta da Don Leonardo Carboni.
Un episodio gustoso amava raccontare Mons. Masia. Nella sua sorridente ironia disse alla mamma, che leggeva la vita di “Mamma Margherita”: “Biada cussa mama! Già no’ sese tue comente sa mama ‘e Don Bosco”. E la mamma Lucia rispose: “E tue già no’ sese comente su fizu…”.
Ma noi sappiamo che la Parrocchia di San Giuseppe e tutta la città di Sassari crebbe umanamente e spiritualmente alla scuola di Mons. Giovanni Masia. “Un prete che … pochi ce n’è”, disse con semplicità Suor Marta dei Santi Angeli. E una bambina gli scrisse in un bigliettino: “Tu mi piaci perché sei il buon pastore”.
Don Leonardo Carboni
Nell’Anno Santo 1950 un giorno del mese di luglio Mons. Giovanni Masia aprì il giornale e vide una bella notizia: il 16 luglio, Festa della Madonna del Carmelo, nella chiesa del Carmelo a Sassari, è stato ordinato sacerdote un giovane di Bonorva: Don Leonardo Carboni. Mons. Masia corse da Mons. Arcangelo Mazzotti e gli disse: “Quel sacerdote lo vorrei io a San Giuseppe”. L’arcivescovo destinò Don Leonardo alla Parrocchia di San Sisto, ma un anno dopo esaudì il desiderio del Parroco: nel mese di ottobre 1951 Don Carboni divenne vice-parroco di San Giuseppe e lì rimase fino al suo ritorno alla “casa del Padre” il 16novembre 1983.
Noi giovani continuammo a voler bene a Mons. Masia, comeanche a Dottor Giovanni Arghittu e agli altri sacerdoti, ma al vedere che Don Leonardo Carboni stava tutto il giorno con noi e portava un soffio di grande entusiasmo, ci sentivamo al settimo cielo. E non solo i giovani, ma l’intera comunità si accorgeva che quel nuovo sacerdote aveva un cuore grande e voleva bene a tutti, perché voleva bene a Dio.
La sua preghiera a Gesù Sacerdote nell’omelia della Prima Messa era una solenne promessa: “Grazie, o Gesù … per il dono della vocazione e per la perseveranza in essa; per il dolore, di cui Tu hai voluto che la mia vita fosse tutta permeata. Me lo facesti conoscere all’età di tre anni, quando nel misterioso disegno del tuo amore mi privavi del caro babbo … il dolore è fonte di amore e pegno di fedeltà Grazie!… Grazie, o babbo!… Grazie a te, o mamma … Tu hai speso i tuoi giorni nella fatica e nel dolore, umile, silenziosa, donata alla missione che la Provvidenza ti ha affidato”.
Don Leonardo Carboni è stato veramente un angelo custode per i bambini, i giovani, i fedeli. Sì, la chiesa di San Giuseppe ha sentito risuonare il canto e la musica, segno visibile di fede e di comunione, guidata dalla sua “bacchetta” veramente “magica”, che poneva il suo impareggiabile talento artistico al servizio della preghiera. “San Pio X” – accanto a Santa Cecilia – fu il titolare e il patrono della nuova “Corale” fondata nel 1961. I “Pueri Cantores”, il “primo amore” di Don Carboni, parteciparono con lui al “Congresso Mondiale di Parigi” nel 1956, al “Congresso di Lourdes” nel 1958 “centenario” dell’apparizione della Madonna a Santa Bernardetta. A tutti gli incontri nazionali e internazionali le voci dei ragazzi di San Giuseppe risuonavano all’unisono con le voci dei ragazzi di tutto il mondo.
Moltissimi giovani e ragazze hanno coltivato la passione per il canto sacro, ed anche per il canto folkloristico, alla Scuola del “Maestro Carboni”, nel quale il crescente indebolimento della vista acuì la finezza dell’ orecchio musicale, fino a fargli percepire ogni sfumatura delle note dei suoi cantori ed a esigere quindi da loro il massimo impegno nella preghiera del canto.
I trentadue anni della sua presenza apostolica a San Giuseppe, durante i quali la Chiesa gli affidò molteplici altri compiti pastorali, sono costellati da una miriade di attività al servizio della liturgia, dell’insegnamento di religione, della cultura, dell’arte, dello sport, del turismo, dei quali sono segno la gloriosa squadra “Fortitudo” e il Gruppo Turistico Giovanile “Primavera”. La sua speciale predilezione era per la gioventù, alla quale donava il suo cuore e le sue energie, e “i tesori della sua povertà”: non ha mai tenuto niente per sé, ma tutto metteva in comune per il bene delle persone e delle famiglie.
Mamma Francesca, con la sorella Maria fino alla tragica morte in un incidente stradale nel 1955, e l’ affezionata zia Raffaela, attendevano con pazienza la sera il suo rientro dalla sede dei giovani, con i quali si tratteneva amabilmente fino alle ore più piccole. La sua umilissima casa era sempre aperta a tutti. Tranne in alcuni momenti in cui l’antica tristezza gli faceva preferire un po’ di pensosa solitudine. E ha sempre collaborato fedelmente nell’azione pastorale con Mons. Masia, Dottor Arghittu, Don Usai, Don Era, Don Loriga, con tutti i sacerdoti econ i suoi Vescovi.
Le giornate dell’anno trascorrevano per Don Leonardo nella fatica senza fine, ma l’estate era il suo miraggio, il tempo più atteso, la stagione più bella per l’educazione della gioventù. Campi-Scuola a Porto Conte, quando il mare cominciava ad essere di moda, ma soprattutto Campi-Scuola sulle montagne, che elevano l’animo al Signore dei Cieli. Sa Fraigada fu la sua grande scoperta e la sua grande passione, il meraviglioso santuario della natura che ha visto migliaia di giovani in preghiera, nella perfetta letizia. La “tenda”, solo la tenda, era la casa di Don Leonardo, dai primi Anni ‘50 fino alla morte.
E riuscì a realizzare il suo sogno: “l’Eremo San Francesco” a Sa Fraigada. Don Leonardo scrisse nella pergamena dell’inaugurazione: “Frate Francesco e sorella Chiara , frate Sole e sorella Luna, simbolo di Fede e di Amore” sono “il fondamento della Chiesa viva, sempre vivificata dallo Spirito, per l’annuncio del Regno e l’edificazione del Cristo”.
A Sassari vicino a San Giuseppe una “via” ricorda Mons. Giovanni Masia ed un’altra “via” ricorda Don Leonardo Carboni. “Erano veramente maestri fedeli della gente – ha detto l’arcivescovo Mons. Salvatore Isgrò – erano amici dei giovani e trasparenti testimoni della bontà”.
Don Sebastiano Era
Don Sebastiano ha servito la Chiesa di Cristo per quarantotto anni nella Parrocchia di San Giuseppe, dal 1965 al 1993 in qualità di collaboratore di Mons. Giovanni Masia, e dal 1993 al 2013 nel ministero di Parroco. È stato definito “uno dei pilastri di San Giuseppe”. Si è addormentato serenamente all’alba del 4 novembre 2013, dopo aver trascorso la giornata della domenica sull’altare, celebrando tre Sante Messe, nelle quali ha offerto ai fedeli il “pane della parola” e “il pane della vita immortale”. Il Signore preparava l’appuntamento del suo fedele sacerdote con “Sorella Morte”.
Don Sebastiano era nato a Florinas il 9 maggio 1940 in una famiglia nella quale la dignitosa povertà era illuminata dalla fede e dalla preghiera. Mamma Caterina Angela e babbo Francesco con la loro serena concordia mostravano ai figli il volto di Dio: Sebastiano, il più piccolo, cresceva vedendo il buon esempio della sorella più grande, che sarebbe diventata Suor Anna Maria “Figlia della Carità”, del fratello Giovannino e dell’amata sorella Peppina, che insieme alla mamma si consacrò al Signore al servizio del fratello sacerdote.
Il giovane “Cianu” si preparò al sacerdozio nel Seminario Diocesano e nel Pontificio Seminario Regionale di Cuglieri e fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo Mons. Paolo Carta nella Parrocchia di Florinas il 3 luglio 1965. Per la sua “Prima Messa” tutta la gente del paese fece a gara nel rallegrare la festa. Dopo la breve “luna di miele” sacerdotale, il Vescovo lo chiamò al servizio della Parrocchia di San Giuseppe “per un mese”. E vi rimase per tutta la vita. Da quella casa accanto alla chiesa, dopo aver vissuto nella serenità il tempo della sofferenza, è tornato alla casa del Padre, che ha visto sempre dal cielo i passi della sua evangelizzazione, soprattutto nella grande responsabilità pastorale di Parroco.
Don Sebastiano era affascinato dalla bellezza della Sacra Liturgia, che già risplendeva nella comunità con Mons. Giovanni Masia e Don Leonardo Carboni. Si dedicò con entusiasmo alla guida dei giovani nello Scoutismo e nell’Azione Cattolica, alle Pie Sorelle Educatrici e alle Suore Poverelle, all’organizzazione della Catechesi ai bambini, all’insegnamento della Religione nella Scuola, alla preparazione dell’Oratorio e dei campi per lo Sport educativo dei ragazzi, all’accoglienza del Gremio della Mercede e dei Cavalieri del Santo Sepolcro, allafraterna vicinanza ai detenuti del Carcere di San Sebastiano.
Vivificò l’organizzazione della “Caritas”, istituendo anche l’Ostello per il servizio di accoglienza ai giovani che non avevano la casa, il pane, la speranza. Dopo la morte di Don Carboni assunse la direzione della Corale “San Pio X”, affidandola poi alla valente musicista Maria Grazia Alicicco.
E aveva una predilezione per i bambini, che con le parole di Angela Maria Petretto lo hanno ricordato così nel bollettino “Sassari Tv” : “Ognuno di noi ha di lui un ricordo vivo e affettuoso, come quando da bambini lo chiamavamo giocando “don Era, don Era, don Era tutto nero”, per quei suoi occhiali scuri ed i capelli ricci e corvini, e lui sorrideva, accettando lo scherzo. Anche il giorno della prima confessione, alla soggezione di tanti bambini per quella sua figura che pareva burbera, rispondeva la dolcezza e la semplicità delle sue parole”.
Fu chiamato a molti altri servizi pastorali nella Chiesa Diocesana, accanto ai vescovi Mons. Paolo Carta, Mons. Salvatore Isgrò e Padre Paolo Atzei. È stato per diversi anni “Amministratore Diocesano” della Chiesa Turritana. Un fiore all’occhiello di Don Sebastiano era l’organizzazione dei Pellegrinaggi, ai quali partecipavano i parrocchiani e spesso anche l’arcivescovo: a Lourdes e a Fatima, in Russia, in Polonia, in Spagna, in Portogallo, in Grecia e Turchia sulle orme di San Paolo, in “Terra Santa” sulle orme di Gesù.
Don Bastiano vive ora nella gloria del cielo e da lassù proteggerà la comunità di San Giuseppe, che è stata guidata dopo di lui con spirito paterno e fraterno da Don Massimiliano, e ora viene affidata a Don Tonino, ai quali auguriamo un gioioso e fruttuoso apostolato.
+ Pietro Meloni
Vescovo Emerito