“Lettera di un figlio dimenticato ad un padre negato” di Mario Vali
Ai primi di dicembre è arrivata in redazione questa lettera firmata, a cui diamo per riservatezza un nome di comodo. La pubblichiamo perché essa al di là della persona che ce l’ha mandata rappresenta la crudeltà di tanti uomini che concepiscono una donna e poi l’abbandonano al suo destino – e questa è la prima vittima-, ma la scelleratezza di questi uomini, migliaia, purtroppo, colpisce anche il concepito-ed è la seconda vittima-. Due destini buttati al vento tempestoso della vita da uomini incuranti delle sofferenze che vengono inflitte a due essere umani: la madre concepita e il figlio o la figlia concepita. Dolori che si portano appresso nonostante passino gli anni. Questi drammi ho potuto verificarli più volte in vicini e lontani, in parenti ed amici. Padri senza capo né coda che soffocando la coscienza vivono nell’indifferenza verso chi hanno concepito e verso colei che è stata concepita. La tragedia si accresce, ma non è questo caso, quando oltre il padre anche la madre abbandona il figlio o la figlia, scomparendo nel nulla. Una legge crudele che aristocratici e borghesi hanno fatto su misura dei loro disordinati ardori.
Per fortuna, quando recitiamo il “Padre Nostro” scopriamo che un Padre l’abbiamo sempre e che la Provvidenza pensa sempre anche agli abbandonati.
“Mi chiamo Mario e sono tuo figlio . Caro Padre mancato e negato, dopo tanti anni mi sono deciso a scoprire chi fosse colui che mi ha donato la vita . Dopo il gesto del dono della vita te ne sei andato in silenzio senza potermi insegnare a vivere . Hai solo pensato a mettere al mondo altri figli, con altra donna, e abbandonasti me e la mamma . Non ti odio per questa condotta, ma neanche ti perdono . Dopo vari anni ti trovo qui addormentato e senza potermi dare risposte. Vedo il tuo sorriso immortale che mi dà la forza di salutarti, ma non di perdonarti . L’essere mio padre per me e sempre vitale , se ti avessi conosciuto ti avrei dato anche delle belle emozioni o forse ti avrei deluso. Mia mamma e andata via, ma dentro di me è rimasto tutto uguale verso di te. Come avrai saputo la mamma ha mantenuto il segreto del concepimento e della mia nascita , ma tu come padre avresti dovuto pentirti almeno davanti a Dio: atto non compiuto. Amarti no, odiarti e disprezzarti non so. Una sola cosa rimane che ho conosciuto la vita che è bella. Non ti porto dei fiori e non posso ringraziarti o perdonarti. La famiglia mi aspetta , sono stanco , la speranza che avevo nel cuore è svanita . Io non provo rancore né vendetta, ma non provo neanche amore per te , non serve accanirsi e rovinarsi l’anima! La vera giustizia la dà solo Dio. Amarti oggi? Odiarti? Nemmeno. L’unica vendetta, la mia, è solo questa: la gente deve sapere quanto tu hai seminato in questa vita. In questa vita la gente ama, ride, ma tu non meriti neanche una lacrima per avermi mentito in tutti questi anni . Mia madre era bella, era diversa dalle altre donne e quando camminava sembrava che nemmeno poggiasse i piedi per terra . Quando conobbe te aveva un’aria sognante , ma i suoi occhi erano sempre attenti così il suo sguardo era pieno di un mistero profondo. Aveva un sogno dentro di sé che teneva ben nascosto: non sapeva che cosa aspettarsi da te . Lei era bella , ma non da esposizione anche se le piaceva ballare . Quando tu la lasciasti aveva un sorriso aperto e raggiante, per nascondere molto bene in fondo ai suoi occhi il suo dolore . Andò via portandosi il dolore che tu le hai provocato , andò via dannandosi l’anima per quanto avvenuto e così per il resto dei suoi giorni. Mi chiedo, non pensavi che fosse più dignitoso prenderti le tue responsabilità piuttosto che essere apprezzato dagli altri, nascondendo la tua colpa? Non ti saluto in quanto ci hai fatto sentire sbagliati e diversi, spegnendo i nostri sorrisi e l’avvenire. Mia madre era un fiore che sapeva vivere anche senz’acqua e anche solo con una goccia la farà vivere in eterno . Sappi che una donna non è una vecchia felpa da buttar via o da calpestare e non era un secchio dove depositare i tuoi ardori. Mio malgrado sono tuo figlio e tuo figlio da te ignorato e negato.”