“Un re nudo, l’Europa” di Sarah Savioli
Ci volevano dei bambini dilaniati dalla guerra e annegati in fondo al mare per farci capire quanto il saggio ed evoluto re Europa sia nudo.
E che sia evidente ora che sotto gli abiti lucenti e sfarzosi, pieni di senso di superiorità e pretesa di essere un faro, sotto il Re sia sporco, lercio e non si sia mai lavato per davvero della schifezza dalla quale si diceva così lontano.
Così c’è chi è una brutta persona e si compiace sentendo sdoganata così serenamente una grettezza che è anche sua.
Chi pur di sopravvivere a un qualche impacciato e sgradevole senso di colpa, architetta strategie di realpolitik e di cinismo da bar.
Chi argomenta un qualche alibi raccattando brandelli di storia e appiccicandoli qui e là ai propri comodi e all’occorrenza.
Chi ci credeva davvero a quel re, ha fatto sue per davvero quelle belle parole. E si trova dilaniato da quell’ipocrisia, sente che tutto gli crolla addosso e non sa cosa fare.
Fatto sta che intanto che “loro” muoiono sotto le bombe, fatti a pezzi da fame, guerra e povertà al di là dei nostri bei muri, noi e la nostra bella Europa ci stiamo sgretolando sotto il peso della nostra colpevole incoerenza.
Allora via a farci spaventare così tanto da chi arriva dall’orrore, da chi “ci invade”: così possiamo continuare a farci distrarre dal babau fuori dalla porta da sprangare e a non guardare al nostro lento sfacelo culturale e morale.
Ci voleva Aylan sulla spiaggia, il cucciolo d’uomo nella valigia e i corpicini di Aleppo a sbatterci in faccia che il Re è nudo.
Ma mentre i popolani della favola ridevano del re in fuga dalla sua superbia sbeffeggiata, noi continuiamo a dire che vediamo i suoi splendidi vestiti.
E decidiamo che ad essere invisibili sono i bambini.