Padre Raimondo Turtas (1931-2018) di Mons. Pietro Meloni
Padre Raimondo Turtas. Un “sacerdote” che aveva la passione per la storia della sua terra e per la storia della sua Chiesa. Un “parroco” che è diventato “gesuita” e “missionario”. Un “bittese” che ha trascorso la sua vita nella ricerca storica da insigne “studioso” e “docente” dell’Università. Entra nella patria del cielo e va incontro all’eterno Padre, che ha scritto ogni giorno la sua “storia” nel “Libro della Vita”. La storia di un sacerdote di Cristo “amico di tutti”. La sete di amicizia nel cuore di Padre Raimondo era unita al grande amore per la cultura, con una insaziabile avidità di scoprire le “radici” della civiltà della sua gente.
Nel giorno della presentazione del “libro in suo onore” all’Università degli Studi di Sassari, per ricordare il tempo del suo insegnamento di “Storia della Chiesa” nell’Ateneo Turritano, fu definito “missionario della storia e della cultura sarda”. “Professore” era chiamato nel mondo accademico. “Missionario” è stato nell’annunzio del Vangelo e nella diffusione della cultura, con la sua venatura intenzionale di “laicità”, che voleva favorire il dialogo con gli uomini della ricerca, un po’ timorosi nei riguardi della religione, non dimenticando di incoraggiare la fede delle persone semplici, affezionate alle tradizioni dell’antica religiosità.
Raimondo Turtas era nato a Bitti il 18 maggio 1931. La sua vocazione germogliò in una famiglia del cuore della Sardegna, che alla laboriosità nei campi univa la cura amorevole della concordia nel focolare della famiglia. Giovanissimo entrò nel Seminario Vescovile di Nuoro e poi compì gli studi teologici a Cuglieri nel Pontificio Seminario Regionale della Sardegna.
Quando furono ordinati “sacerdoti” i suoi compagni di studio nella Chiesa Cattedrale di Nuoro il 5 luglio 1953, Don Floris, Don Menne, Don Bussu, Don Grecu, Don Mulargia, a lui che aveva soltanto 22 anni fu chiesto di attendere la sacra ordinazione per la Festa dell’Immacolata. Il giorno 8 dicembre 1953 fu ordinato presbitero per l’imposizione delle mani del vescovo di Nuoro Mons. Giuseppe Melas. Grande fu l’esultanza nel cuore dei suoi genitori, de “su probanu” di Bitti Canonico Sebastiano Respano, di tutta la comunità.
Nella sua prima missione pastorale di Parroco nel villaggio di Oniferi, Don Raimondo sentì la nuova ”vocazione” ad entrare nella “Compagnia di Gesù”, attratto dall’esempio dei Padri Gesuiti, apostoli del Vangelo e della Cultura nel Pontificio Seminario di Cuglieri. Compiuto il noviziato e i nuovi impegnativi studi nella comunità di Gallarate, dopo la “professione religiosa” manifestò il desiderio di partire per la terra di missione del Madagascar. Ritornò in Italia per stare un po’ vicino alla famiglia e visse la tragedia della morte improvvisa della sua giovane sorella Lia. E si accese più forte in lui l’amore per la “madre terra” e per la sua storia.
La Pontificia Facoltà Teologica “Gregoriana” di Roma lo allenò alla metodologia della ricerca storica, nella quale esordì pubblicando un libro sulla storia delle missioni negli “Analecta Gregoriana” nell’anno 1971. Giunse quindi a Sassari, dove era nata la “Facoltà di Magistero” nell’anno accademico 1969-1970, e si dedicò da quel momento allo studio della storia della Chiesa in Sardegna, della storia dell’Università fondata a Sassari dai Gesuiti, della storia civile e sociale dell’isola attraverso i secoli, divenendo assistente e poi docente nel 1980.
È ardua impresa ricordare l’immensa mole dei suoi studi e delle sue pubblicazioni, dedicate alle origini del cristianesimo in Sardegna, alle vicende dei santi e dei martiri, alla testimonianza dei monaci e degli eremiti, al servizio dei vescovi e dei sacerdoti, ai grandi Concili della Chiesa e ai Concili della Chiesa Sarda, ai rapporti con i Papi Gregorio Magno e Gregorio VII, alle Chiese dell’isola e ai loro archivi, alla musica e al canto in lingua sarda, alla storia della cultura soprattutto nelle Università degli Studi.
La “Breve storia della Chiesa in Sardegna”, la descrizione della città di “Nuoro” e “La nascita dell’Università sarda”, insieme a “La questione linguistica nei collegi gesuitici”, sono i suoi scritti del 1982. Erano stati preceduti dagli studi su “l’abolizione delle decime” e su una “intrapresa mineraria in Sardegna” nel 1975 e 1978, e proseguirono nel 1984 con il saggio su “Sassari e San Gavino tra “400 e ‘600”. Vennero poi le note su Giorgio Asproni e Giovanni Siotto Pintor nel 1985, su Alessio Fontana nel 1987, su Giovanni Francesco Fara nel 1988, e nello stesso anno “La riforma tridentina nelle diocesi di Ampurias e Civita” negli “Studi in onore di Pietro Meloni”.
Le sue ricerche proseguirono negli anni successivi con svariati studi sui vescovi, sulle diocesi e le parrocchie della Sardegna, su “l’Arcivescovo di Pisa, Primate di Sardegna e Corsica”, sull’arcivescovo Antonio Parragues e Sigismondo Arquer, su Giovanni Arca e Francesco Carboni, su Ferdinando il Cattolico, Carlo V, Emanuele IV di Savoia, sui primi “Statuti di Sassari”, sul Condaghe di San Pietro di Silki, sulle “origini della poesia religiosa popolare”, sulle “confraternite”, su “le chiese e i gosos di Bitti e Gorofai”, accompagnati dalle appassionate riflessioni su “Liturgia in lingua sarda” e “Pregare in sardo”. Si interessò al “monachesimo in Sardegna tra Fulgenzio e Gregorio Magno”, ai “Frati minori in Sardegna”, alla “fondazione del monastero benedettino di Sorres”.
La sua opera fondamentale, al cui aggiornamento lavorava fino agli ultimi giorni della sua vita, è la “Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila”. “Maestro rigoroso e severo”, lo ha definito il Rettore Emerito dell’Università di Sassari Prof. Attilio Mastino. “Gesuita integerrimo e studioso rigoroso”, lo ha chiamato il Preside Emerito del Magistero Prof. Ettore Cau, facendo eco al coro dei docenti e degli studenti che lo hanno incontrato nella scuola e nella vita. La Chiesa di Sassari lo ha ricordato con riconoscenza nella Parrocchia di San Paolo, dando voce al vicario generale Mons. Mario Simula nella concelebrazione dei sacerdoti presieduta dall’arcivescovo emerito Mons. Paolo Atzei, con Mons. Mauro Maria Morfino e Mons. Pietro Meloni.
A nome del nuovo arcivescovo di Sassari Mons. Gianfranco Saba, impegnato nella “Inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università”, il Vicario Generale ha messo in luce il grande amore di Padre Turtas per la liturgia della Chiesa e il profondo desiderio di una liturgia in lingua sarda. Egli ha accolto l’aspirazione dei Sardi a pregare e celebrare nella propria “lingua madre”, perché nel linguaggio nativo la preghiera diviene “cultura nel tessuto della gente” ed esprime “il sentimento del cuore”. “Il suo temperamento alquanto ‘spigoloso’ – ha detto Don Mario – svelava l’autenticità della sua umanità, poiché lui metteva i tesori della cultura a disposizione di tutti, sapendo che il tesoro donato agli altri non si perde, ma si arricchisce di verità sempre nuove”.
L’insegnamento del Professor Turtas nell’Università era attraente per i discepoli e suscitava nuovi appassionati per lo studio e la ricerca. I docenti suoi colleghi, soprattutto quelli che venivano dalla penisola, non dimenticheranno la sua accoglienza ai conviti nella sua casa, dove da buon “bittese” sfoderava la sua abilità di “arrostitore” e “cuciniere”, invitando poi gli amici alla fine del pasto al lavaggio dei piatti. E volentieri li accompagnava ai Santuari della sua Barbagia, soprattutto alla Chiesa del Miracolo e al villaggio dell’Annossata” di Bitti, dove i pellegrini godranno sempre del “padiglione di ristoro” da lui ideato e donato alla comunità.
La predicazione del Padre Turtas, nei Santuari della Barbagia e nella Parrocchia di San Paolo a Sassari, attirava molti fedeli, soprattutto gli estimatori della lingua sarda quando predicava “in limba”. E certamente ha fatto germogliare frutti di scienza e di bontà. Tutti noi pensiamo che grandi frutti germoglieranno ancora nel tempo futuro alla sua scuola e nel suo ricordo.
La Chiesa e l’Università, insieme ai familiari e agli amici, custodiranno con amore la sua eredità spirituale, pregando perché il Signore doni a lui il premio per l’ardore della sua fedeltà.
+ Pietro Meloni
Vescovo Emerito
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Gennaio 28th, 2018