Morire nella Rambla è come recidere una rosa in boccio di Ange de Clermont
La Rambla è il momento di svago, di canto, di poesia di libertà.
Sono stato due volte con una trentina di studentesse universitarie a Barcellona e ricordo con nostalgia quei momenti lieti. Sia che tu passeggi sia che ti fermi sia che ti senta ispirato sia che ti venga il desiderio di fare il figurante, perché i passanti ti offrano i soldi per un caffè per danzare nella felicità.
Da una parte il suono di un tango, dall’altra un ballo gitano di una coppia.
Sorridi nella Rambla, a tratti vai su di giri, ascolti, senti, sfiori i passanti, getti un euro al cantante solitario che canta improvvisando, lo getti anche alle tre allieve che all’improvviso, tenendo le ginocchia e le braccia alzate, in un equilibrio difficile, vogliono fare le statue, per procurarsi i soldi per un caffè.
Non è una giostra la Rambla, ma un luogo per giocare quasi fanciullescamente.
La Rambla è un incedere per assistere alle più stravaganti bizzarrie della gente e perciò ridi, sorridi, a volte ridi a crepapelle. Ti vien voglia di gridare:
-Voglio vivere nel viale più bello del mondo.Voglio portarmi nel cuore immagini, suoni, follie di una commedia umana che manifesta gioia e speranza al chiaro di luna.-
Il diavolo però, invidioso della felicità degli uomini, ecco che si traveste con la sua masnada, per spegnere sorrisi, suoni, gioie e far scorrere sangue.
Il sorriso si è spento, il suono del tango si è spezzato, il cantante improvvisato è caduto, spicciando sangue dal cuore come da una fontana d’acqua sorgiva.
L’ombra cupa della morte, vestita a lutto, con ghigno cupo, ha spento la gioia e la speranza.
Il sorriso colmo di gioia dei più si è improvvisamente spento. I 14 morti, i dispersi, gli oltre 100 feriti
hanno soverchiato coi loro lamenti, balli, musiche, movenze dei figuranti.
Di tanti la morte ha spento per sempre il sorriso.
Maledetto
demonio
che sigilli
le appena sbocciate
speranze di vita.
Maledetta
bestia
che strappi
dal petto
i cuori
festosi.
O morte
corte
e bruciate
sono le palme
della tua vittoria.
Sui volti mesti
tornerà
il sorriso.
Le gambe
torneranno
a danzare,
la speranza
come rosa
sbocciata
fiorirà.
E tu maledetto
essere
immondo
precipiterai
donde sei arrivato
per affogare
nella bolgia
rovente
e maleodorante
l’odio
che nutri
verso il genere
umano
che potrà gustare
ancora nella rambla
la fiesta.