“Vincenza Pischedda ved. Erre, nota Cenzina (1917-2017), sposa e madre esemplare, alle soglie dei cent’anni se n’è andata in Cielo” di Ange de Clermont
Vincenza Pischedda nacque a Sassari il 26 agosto 1917, venendo a mancare alle soglie dei suoi cent’anni di vita.
Ci teneva lei a festeggiare i cent’anni con le due figlie e il figlio, i nipoti e i pronipoti, ma dopo aver vissuto dei cent’anni 8 mesi senza attendere gli altri quattro se n’è andata nel Signore.
Da anni in Via Pietro Mastino e dintorni era nota per la sua veneranda età ed io in particolare mi fermavo con lei a parlare: mi ricordava tanto mia madre che era nata anche lei nel 1917 e ci tenevo a festeggiare i cent’anni con i suoi che, in parte, sono anche miei parenti.
Lei schiva com’era non ha voluto attendere di più a raggiungere il suo amato sposo Pietrino con cui aveva celebrato il matrimonio nel 1938, a 21 anni di età, il marito ne aveva 26, essendo nato nel 1912; l’anno successivo era nata Bianca, la primogenita, ma la neonata visse tre anni e poi volò in cielo.
A far riacquistare un po’ di ottimismo familiare nel 1942 nacque Bruno, due anni dopo Laura e di seguito con due anni di distanza l’una dall’altra Alba e Vanda.
Si può dire che alla fine della seconda guerra mondiale la famiglia, con i quattro figli era bella e costituita.
Vincenza, da tutti conosciuta col nome di Cenzina, nata un anno prima della fine della Grande Guerra, dai cinque anni in poi visse l’infanzia , l’adolescenza e la giovinezza durante il Ventennio. La sua prima formazione la ebbe in famiglia e successivamente nella comunità ecclesiale e nella scuola, per fortuna con maestre che si erano formate in epoca giolittiana, quindi supponiamo lontane dal fanatismo fascista.
Frequentò i cinque anni di scuola elementare e imparò ad aiutare in casa. Successivamente la madre, rimasta vedova, la mandò ad apprendere il mestiere di sarta da donna, mestiere che imparò brillantemente e così potè dare un contributo alla famiglia. Data la sua bella voce e il suo entusiasmo, da giovane italiana del littorio, (aveva appena 9 anni quando fu istituita l’associazione GIL) dovette partecipare alle adunate e cantare le canzoni fasciste, ma anche quelle correnti nel periodo in cui fu giovane sposa: Vento, Rosamunda, e più tardi Con te Lily Marlenn, West, Violino Tzigano, ma la sua passione era anche il folk sassarese: Sassari in casthurina, Pozzu di Bidda., La mirinzana in forru e tante altre del Trio Latte Dolce.
Di tutto ciò ai figli sono rimasti sia i dischi che i quaderni dove annotava i vari testi.
Il marito Pietrino entrò a lavorare nel Pastificio dei Farbo e solo in seguito ad infortunio con l’impastatrice fu assunto presso l’Enel. Certamente gli anni 1948-1970, furono per la Sardegna anni di crescita economica e di sviluppo per la diffusione della motorizzazione, dell’istruzione generalizzata e di una maggior apertura nella frequentazione tra i due sessi. Si può dire che ricadde su di lei il maggior impegno dell’educazione dei figli e non senza motivo in famiglia era considerata “la marescialla”. Battipanni e pompa, quando era necessario, non restavano oggetti da contemplare a meno che non ci fosse la ferma determinazione dei figli di obbedire e compiere il proprio dovere in famiglia, a scuola e in chiesa.
La bella famiglia che veniva su fu segnata, purtroppo, dalla prematura morte di Pietrino che a causa del lavoro a soli 58 anni si ammalò gravemente e morì.
I ragazzi avevano rispettivamente Bruno 28 anni, ed era già avviato al lavoro col diploma di ragioniere, Laura 26, Alba 24, Vanda 23. Tutte tre le ragazze avevano conseguito il diploma di maestre elementari. L’ultima, Vanda, continuò a Pisa gli studi universitari laureandosi regolarmente e brillantemente in lingua e letteratura straniera (Francese). Laura, già insegnante elementare, dopo la morte del padre, fu assunta all’Enel come era consuetudine allora, Alba insegnò per alcuni anni e successivamente vinse il concorso di segretaria presso la scuola San Giovanni Bosco.
Vincenza, ad appena 53 anni, si trovò vedova e con figli giovani da orientare nella scelta della loro professione e della vita famigliare. Bruno, Alba e Vanda, conseguiti i titoli e trovato il lavoro si sposarono. Laura rimase con la madre che si dedicò molto all’assistenza agli ammalati in pellegrinaggi ai santuari mariani, specialmente con l’’Unitalsi. Si può ben dire che visitò quasi tutti i più importanti santuari mariani d’Europa.
Gli sposi, a suo tempo, avevano scelto come residenza un alloggio di Piazza Sacro Cuore. E si può dire che questo fu l’ambiente in cui i figli, a due passi dalla scuola e dalla chiesa crebbero armoniosamente. Bruno, iscritto all’Acr sassarese, frequentò il Circolo Silvio Pellico allora diretto da don Budroni, conosciuto per la lungimiranza delle scelte e per l’umanità e l’affabilità verso i giovani.
Vincenza con la figlia Laura, però, non poteva stare lontano dalle due figlie che entrarono a far parte di una cooperativa in via Pietro Mastino e. offertasi l’occasione, a metà degli anni ottanta, acquistarono un alloggio adiacente alle altre due figlie sposate Alba e Vanda e la famiglia si può dire si ricongiunse nella vicinanza e nelle visite quotidiane.
Per Vincenza gli ultimi 32 anni furono sereni grazie anche alla vicinanza dei nipoti e delle figlie. Ogni domenica non mancava alla Santa Messa presso la chiesa della Sacra Famiglia, all’occorrenza si pranzava insieme, e le visite reciproche quotidiane non vennero mai meno.
Negli ultimi anni le fu compagna costante una signorina di compagnia e non c’era giorno che non le si vedesse a passeggio nei dintorni del caseggiato, per fortuna con alberi e con giardini nei dintorni.
Vincenza Pischedda ved. Erre la si può ben definire sposa intemerata, madre affettuosa ma esigente, nonna amabile verso i nipoti.