Quarantennale del Magistero di Sassari (1970-2010) di Pietro Meloni
A suo tempo, incaricato di predisporre la Guida dello Studente con tutti i programmi delle varie discipline, dedicai per tre anni l’introduzione alla storia della Facoltà di Magistero, divenuto poi, Facoltà di Lettere. Per meglio approfondire i dati consultai tutte le guide, da quella abbastanza sottile dei primi anni a quelle più voluminose degli anni successivi. Non pago di questo invitai due mie laureande: Antonietta Virdis ed Elisa Pala ad occuparsi della memoria storica della Facoltà dal 1970 al 2000, la prima studentessa attingendo ai verbali dei comitati tecnici e la seconda a catalogare tutti i laureati con i titoli delle rispettive tesi di laurea inserendoli in una banca dati come parte integrante della tesa. Come capita per la maggior parte delle tesi restano poi lì a riempire gli scaffali senz’alcuna utilizzazione fino al macero. Le due tesi furono discusse nell’anno accademico 2002-2003. Prima di andare in pensione nel febbraio del 2002. Nel rinnovamento dei programmi, fu tolta la Storia della Scuola insieme alla Storia della Chiesa, quando il titolare andò in pensione. Leggerezze che si spiegano soltanto nella insaziabile brama di poter espandere la propria disciplina a scapito delle altre. Per fortuna giunse poi il prof. Fabio Pruneri e la Storia della Scuola tornò ad essere insegnata e alcuni anni più tardi anche la Storia della Chiesa fu restaurata con un incarico.
La tirchieria o la parsimonia o il desiderio di digitalizzare tutto tolse di mezzo anche la Guida dello Studente, peraltro apprezzata alla Sorbona da una collega direttrice del dipartimento dell’educazione che osservò che nemmeno loro avevano una Guida dello Studente così curata. Otto anni dopo il mio pensionamento furono festeggiati i 4o anni della Facoltà. Questo è l’intervento inedito di mons. Pietro Meloni, (vescovo emerito di Nuoro), già professore associato di Storia di letteratura cristiana antica, che poté partecipare a quell’anniversario e, sebbene con sette anni di ritardo, accademiasarda.it pubblica il suo intervento, assai prezioso perché degli altri interventi non se ne sa nulla. (Angelino Tedde)
I 40 anni della Facoltà di Magistero di PIetro Meloni
C’era un’aria di festa la mattina del 13 marzo 1970 nell’Aula Magna dell’Università di Sassari per l’annuncio alla popolazione studentesca della nascita della Facoltà di Magistero. Il giorno precedente era avvenuto l’incontro dei docenti con i tre membri del Comitato Tecnico, del quale era presidente il Prof. Alberto Boscolo con il Prof. Antonio Quacquarelli e il Prof. Pier Angelo Catalano.
Finalmente, ad Anno Accademico 1969-70 ormai inoltrato, veniva inaugurata la nuova Facoltà dinanzi ad una marea di studenti universitari, molti dei quali già iscritti all’ Università di Cagliari si affrettavano a chiedere il trasferimento a Sassari. Nel pomeriggio dello stesso giorno avevano inizio le “lezioni”, frequentate sempre con grande interesse e con l’euforia tipica del tempo pionieristico, e l’attività didattica fu protratta sino alla fine del mese di giugno “alla ricerca del tempo perduto”. La Facoltà di Magistero era nata senza una sede e per il primo tempo si affidava alla generosità dei professori di Giurisprudenza; ogni nostro docente con i suoi allievi attendeva pazientemente il termine della lezione dei colleghi per conquistare un’aula, mentre qualche lezione si svolgeva sulle scalinate dell’ Ateneo ed anche ai Giardini Pubblici.
Tra le discipline umanistiche c’era la “Lingua e Letteratura Latina”, simpatica ancora a tanti anche se non a tutti, e a risvegliare la simpatia per il Latino era la voce di zio Antonino, che allo scoccare dell’ora apriva la porta dell’aula e, suonando l’antica campanella, gridava a voce spiegata “finis”: gli studenti capivano bene il suo latino e all’istante obbedivano. Questa funzione rituale sembrava elevare il Signor Antonino al rango di “Rettore ad honorem”.
Terminata la prima intensa settimana di lezioni venne la doverosa interruzione alla “Domenica delle Palme” per le vacanze pasquali perché la Pasqua cadeva il 29 marzo. L’8 aprile il Rettore Magnifico Prof. Giovanni Pau accoglieva il corpo docente incoraggiandolo nel suo cammino. Il 14 aprile gli astronauti tornavano sulla terra dalla missione spaziale. Il 24 aprile per la prima volta nella storia avveniva la visita di un Papa in Sardegna: Paolo VI salutava i Sardi al Santuario di N. S. di Bonaria a Cagliari. E all’ Università di Sassari i primi “scioperi” frenavano il ritmo delle lezioni, anche se molti docenti con grande zelo si rifugiavano con i loro studenti a far lezione al Bar di Piazza Università. C’era una generazione di studenti volenterosi e motivati, con alte doti creative e propositive; i meno giovani erano i maestri elementari, forniti di collaudata esperienza didattica, che nel rilancio culturale intravedevano nuove prospettive e vivevano nuove emozioni. “Tu chiamale se vuoi emozioni…”: proprio in quei giorni un cantautore italiano sfornava il suo album musicale “Emozioni”, mentre i Beatles scioglievano il loro complesso al canto di “Let it be” e Fabrizio De André cantava “La buona novella”: “Dio del cielo se mi vorrai amare, scendi dalle stelle e vienimi a cercare”.
Il gruppo dei docenti del Magistero cresceva nel clima di una vera “famiglia”, ben affiatata anche attraverso gli incontri conviviali, ai quali spesso erano presenti anche gli studenti. Nelle serate di festa cresceva la confidenza, che attutiva la distanza tra professori ed allievi, e mentre Ercole Contu raccontava gustose storielle in campidanese e Massimo Pittau in nuorese, Manlio Brigaglia sfoderava la sua arte di narratore e Pietro Meloni veniva snidato a sfoderare il repertorio cionfraiolo sassarese, seguito da Luciano Cicu con le amenità sorsesi; altri partecipavano con più ostentata serietà, come Aimo, Maida, Saltini, Manca, Battegazzore, Bertini, Brandis. Guidubaldi invece creava spazi euro-mediterranei nelle piazze della città per attirare gli studenti alla Divina Commedia, alla cinematografia e all’utopia. Cresceva nel mondo studentesco anche l’atmosfera politica della “fantasia al potere”, che qualche anno dopo portò alla immancabile “occupazione” dell’ Università.
I “latinisti” preferivano la “Pax Romana” e il 2 giugno gli allievi di “Lingua e Letteratura Latina” tennero la prima giornata di “relazioni sulle ricerche filologiche” nella mitica campagna di Crabulazzi. Nel frattempo grande tripudio aveva suscitato in Sardegna l’impresa di Gigi Riva e della Squadra del Cagliari che aveva conquistato lo scudetto della Serie A. Il 31 maggio era iniziato a Città del Messico il campionato mondiale di calcio, prezioso relax serale all’incalzante ritmo delle lezioni: la sera del 17 giugno, dopo una giornata didatticamente intensa, nessuno volle mancare alla avvincente semifinale Italia-Germania 4-3 e l’euforia della vittoria spinse alcuni compassati docenti con le bandiere a fare in auto il rodeo sugli alti marciapiedi di Piazza d’ Italia. Il giorno prima della sconfitta dell’ Italia per 4-1 contro il Brasile, il 20 giugno, terminarono le lezioni e qualche giorno dopo iniziò la prima sessione di esami, il cui secondo appello si protrasse fino all’ultimo giorno di luglio.
Nel tempo estivo alcuni volenterosi docenti si misero alla ricerca di una sede per il secondo anno, ma il tempo passava e le lezioni poterono iniziare soltanto ai primi del mese di dicembre, quando per l’interessamento del nuovo Rettore Magnifico Prof. Giovanni Bo fu acquisita la sede del “Collegium Mazzotti” nella Piazza della Cattedrale. Nel frattempo avveniva l’avvicendamento dei responsabili del “Comitato Tecnico”: Presidente il Prof. Giusto Monaco, con il Prof. Geo Pistarino e il Prof. Giancarlo Sorgia.
Finalmente giunse la prima stagione delle Lauree, che iniziarono il 26 giugno 1973. L’Aula Magna era d’obbligo per questo avvenimento, ma noi docenti abituati alla semplicità non immaginavamo che sarebbe stata d’obbligo anche l’alta uniforme accademica; dopo un momento di sconcerto e qualche sorriso per il maestoso abito liturgico, ci insediammo nella tribuna dell’ Aula Magna e il Presidente della Commissione di Laurea cominciò a pronunziare solennemente la formula rituale: “In nome della Repubblica Italiana la dichiaro dottore …”. Scattarono i primi applausi e poi i primi “brindisi” nella piazza dell’ Università e quindi dovemmo disseminarci nelle case e nelle campagne dove i neo-laureati festeggiavano l’avvenimento fino all’alba. La ventata di sana goliardia fu sempre unita al profondo impegno culturale, che alimentò la ricerca scientifica, fece nascere una prestigiosa Biblioteca, produsse una miniera di pubblicazioni, tra le quali le “Collane” nei vari campi del sapere, la Rivista di Studi Classici e Medioevali “Sandalion”, poi “Africa Romana” ed ora gli “Annali della Facoltà”.
Oggi la celebrazione della memoria vola sulle ali dei presidi e dei docenti della “preistoria”. Sarebbe interessante un giorno una commemorazione con i ricordi degli studenti di quel tempo. Io ho un po’ tentato di dare voce ad alcuni di loro, che mi hanno offerto una piccola “galleria” di personaggi del mondo dei professori, dei quali trascrivo la descrizione lasciando indovinare i soggetti: c’era qualcuno che “era un piacere ascoltarlo”, qualcun altro appariva “ben preparato ma a momenti palloso”, uno sembrava un “gigante buono … capace di trattenerti un’ora a fine lezione convinto che tu amassi i filosofi come li amava lui”, un altro suscitava simpatia con le sue originali “trovate”, un altro ancora era per gli studenti “croce e delizia”, uno camminava con “un’andatura da artista con pipa e basco”, un altro pretendeva la conoscenza della vita e dei miracoli degli “imperatori della decadenza”, un altro ancora sembrava uscito dalle saghe delle sue “tradizioni popolari”, uno sembrava “un manichino preconfezionato”, un altro appariva come “l’igiene in persona”, un altro ancora ti aggrediva sorridente con il suo “ueh, guagliò”, infine al passaggio di un altro gli studenti “toccavano ferro”. Tutti i docenti però riscoprivano a Sassari quell’atteggiamento di umanità che dava autorevolezza al loro insegnamento.
Oggi ricordiamo con nostalgia e gratitudine i docenti dei primi quarant’anni della nostra storia, e in modo particolare quelli che non sono più sulla terra. E tra gli studenti penso che sia da ricordare un certo Graziano Muntoni proveniente da Fonni, laureatosi in Pedagogia con Bellerate e Merler il 26 giugno 1979, che dopo esser stato insegnante nelle scuole e assessore alla cultura nel suo comune, sentì la vocazione al sacerdozio, divenne prete all’età di quasi 50 anni e dopo otto anni fu ucciso a Orgosolo alla vigilia di Natale dell’anno 1998, forse perché guidava i giovani ad essere uomini onesti e bravi cittadini.