Gli uccelli: lo scricciolo e l’occhiocotto di Eleonora Ortuno
Avendo vissuto sempre in città pochi sono gli uccelli che ricordo e che ho avuto modo di osservare, in primis i piccioni che vedevo in abbondanza in piazza d’Italia, i passeri che facevano il nido nelle cavità dei muri del Rifugio, e da dove i pulcini cadevano, ed infine le rondini che correvano nei cieli da aprile a settembre.
Una volta arrivata a vivere in campagna non ho mai prestato particolare attenzione agli uccelli che sentivo cantare e che vedevo svolazzare qua e la, anzi toglievo infastidita i nidi di quegli uccelli che avevano avuto l’ardire di costruirlo sopra le lampade delle tettoie per evitare di dover pulire continuamente i loro escrementi e finché avevo i gatti ci pensavano loro a tenerli lontani.
Come mi è venuta la passione per gli uccelli, sinceramente non l’ho so, so soltanto che una decina di anni fa, ho prestato più attenzione al loro canto e ai loro movimenti, e quando trovavo un nido posizionavo davanti la videocamera e registravo il via vai dei padroni di casa.
Il primo uccello è stato lo scricciolo che mi trovavo sempre attorno mentre cercava ragni e altri insetti intorno ai vasi delle piante grasse e in più di un’occasione l’ho scambiato per un topo salvo poi ricredermi quando questo volava via improvvisamente, uscendo allo scoperto.
Spesso seduta al sole, mi saltellava davanti senza timore, in cerca di prede, gli insetti, che divorava avidamente appena ne trovava uno.
Intanto dico che è un uccello meraviglioso, soprattutto il suo canto che inizialmente non sapevo di chi fosse per cui l’ho registrato e lui prontamente si è fatto vedere cantando a sua volta, io spesso mi divertivo a “prenderlo in giro” e quando azionavo il registratore lui prontamente rispondeva volandomi intorno per capire chi era l’intruso che aveva osato invadere il suo territorio.
Un uccello così piccolo fa tutto in grande dal suo canto, che è uno dei più melodiosi e potenti, al suo nido che è enorme confrontato alle sue dimensioni. E’ un uccello molto tenace che se decide di fare il nido in un posto lo fa comunque, infatti, spesso mi sono ritrovata ad avere nidi nelle maniche e nelle tasche dei giubbotti o maglioni stesi, che lui, prontamente, aveva riempito di foglie secche, paglia e peli di cane e per evitare che li rifacesse, dopo aver rilavato gli indumenti, dovevo ristenderli dentro casa.
Per agevolarlo, ho messo tanti nidi artificiali intorno alla casa che lui prontamente ha sempre riempito di foglie, paglia e tutto ciò che trovava in giro, lasciando solo una minuscola apertura che permettesse a lui e alla sua futura famiglia il passaggio. Il nido lo costruisce il maschio e appena ha finito si mette a cantare nelle sue vicinanze per attirare la femmina, quest’ultima va a visionarlo e se non gli piace non ci ritorna e allora il maschio deve riniziare tutto daccapo o così via finché la femmina prende possesso del nido e ci depone le uova, in genere cinque.
La cova è compito della femmina mentre il maschio sta nei paraggi, dopo 12 giorni nascono i pulcini e la femmina si da un gran daffare per riempire i loro becchi famelici. Il maschio contribuisce ben poco.
Non ho mai avuto modo di filmare il nido internamente e la sua cova, perche è costruito come un piccolo tunnel e l’interno non si vede, ma ho avuto modo di osservare la femmina che instancabilmente va avanti e indietro, dall’alba al tramonto.
Un giorno ho sentito un verso strano e quando sono andata a vedere c’era la femmina dello scricciolo molto agitata, i piccoli nel nido hanno subito smesso di cinguettare. Ho subito cercato la causa di tanta agitazione ed era un gatto che io ho immediatamente cacciato via, con buona pace di tutti.
Dopo 12 giorni circa i pulcini invogliati dai genitori, maschio compreso, lasciano il nido e il loro incessante cinguettio si sente ovunque soprattutto la sera all’imbrunire quando ritornano al nido dove sono nati per passare la notte.
A volte però può succedere che il nido dove sono nati non è abbastanza grande per contenerli tutti per cui (come è successo quest’anno) i genitori si sono suddivisi la prole per la notte, una parte è andata con la madre al nido dove sono nati, mentre l’altra parte è andata al nido dello scorso anno con il padre.
Un anno avevano occupato il nido vuoto del pigliamosche, e quest’ultimo spesso ritornava per rivendicarne il possesso. Erano spettacolari le beccate fra il pigliamosche e lo scricciolo, quest’ultimo nonostante le sue dimensioni ridotte difendeva tenacemente i suoi piccoli adagiati impauriti in fondo al nido.
Gli scriccioli hanno sempre portato avanti con grande successo la crescita dei loro piccoli, da quando li sto seguendo non ho mai visto predatori che siano riusciti a prenderli. Da quando sono stanziali nella mia campagna è diminuita notevolmente la quantità di insetti soprattutto i ragni.
Occhiocotto
A giugno del 2016 pulendo da erbacce il confine e tagliando i rami in eccesso dalla pianta delle more, mi sono accorta di aver messo in bella vista un nido con 4 uova.
Le uova erano calde, per cui un uccello le stava covando, mi sono guardata intorno ma non ho visto nessuno. Subito con i rami che avevo tagliato ho cercato di coprire dalla vista delle cornacchie che quest’anno sono particolarmente abbondanti, come meglio potevo il nido e ho piazzato la solita videocamera per vedere chi era il padrone di casa.
La sera visionando il video ho visto che l’uccello era la capinera e siccome l’avevo già filmato lo scorso anno ne ero più che sicura che fosse lui. Poi però mi sono accorta che c’era qualcosa che non tornava, non ricordavo che la capinera avesse gli occhi rossi e cercando su internet ho visto che il nido dell’uccello che avevo ripreso era quello dell’occhiocotto.
Questo uccello somiglia tantissimo alla capinera ma osservandolo meglio ci sono delle differenze, soprattutto la femmina non ha sulla testa il “cappellino” rossiccio- marroncino che ha quella della capinera.
Il comportamento è quasi uguale, entrambi i genitori covano e allevano i pulcini ed essendo insettivori devono darsi molto daffare per reperire tutti gli insetti necessari al sostentamento della prole. A differenza degli altri nidi che avevo studiato fino a quel momento, i genitori alimentavano i pulcini molto più spesso, infatti crescono più in fretta degli altri e lasciano il nido due giorni prima.
La notte dal mio ritrovamento, aveva fatto un fortissimo temporale, ed io il giorno dopo preoccupata ero andata a controllare il nido. Questo era in bilico fra due rami e inclinandosi aveva perso un uovo, immediatamente ho messo un pezzo di rete rigida piegandola in modo tale che assumesse la forma del nido stesso, in pratica una specie di impalcatura, poi l’ho legata ai rami che c’erano intorno. Il nuovo nido era forte e stabile e le uova non avrebbero più rischiato di cadere.
Due giorni dopo sono nati i pulcini ed io posizionando la videocamera ho visto il comportamento dei genitori, il maschio, come tutti i maschi che ho avuto modo di osservare porta al nido prede esagerate che i pulcini fanno fatica ad ingoiare, mentre la femmina è più delicata, quest’ultima oltre alla cura dei piccoli si occupa anche della pulizia del nido, infatti la osservavo mentre tutta indaffarata, con la coda in su, scrutava e puliva con il becco ogni più piccolo “angolo” del nido.
La femmina le pulizie del nido le fa ogni giorno, gli escremento invece vengono portati via da entrambi i genitori appena i pulcini li fanno.
Osservando tutti gli insetti che i genitori portavano al nido non avevo idea che ce ne fossero così tanti e di specie che non avevo mai visto, soprattutto dei ragni enormi.
A distanza seguivo il nido, i genitori ormai mi conoscevano e si allontanavano appena quando mi vedevano. Spesso lo dovevo coprire meglio con altri rami soprattutto alla vista delle cornacchie che poco distante avevano fatto a loro volta il nido, e il pulcini dell’occhiocotto sarebbero stati un bello spuntino per i loro piccoli.
Ogni giorno che passava era una sfida, sono stati dieci giorni di ansia, ma finalmente il decimo giorno quando sono andata al nido l’ho trovato vuoto. I pulcini li ho visto due giorni dopo mentre venivano imbeccati dai genitori. Questa volta la cornacchia era rimasta a becco asciutto.