“Se i compagni di scuola diseducano, la mamma educa” di Sarah Savioli
A tavola dico serenamente una cosa a Matteo.
Lui appoggia la forchetta sul piatto rivolgendo gli occhi al cielo, poi con aria sfiancata borbotta: “Seeee, bla bla bla…”
Blablabla a me? Alla mamma blablabla?
Sento pulsare la giugulare nel collo e mi parte un tic all’occhio.
Nonostante tutto con la stessa voce calma del serial killer prima di dedicarsi alla sua vittima, gli chiedo:
“Perchè blablabla?”
“Perchè dici cose che so già.”
Uh….la giugulare…uh…il tic….
“Matteo, di grazia: dove hai imparato questa cosa?”
“A scuola…dai bimbi.”
“Bene, amore. Guardami nelle palle degli occhi che adesso invece impari una cosa a casa dalla tua mamma.
Le persone si ascoltano sempre e comunque.
Dire blablabla è una cosa cafona che non si dice MAI e a nessuno.
Se poi a dirti qualcosa sono mamma, papà, i nonni o le maestre TU caro, non solo la ascolti, ma per ascoltarla meglio apri entrambi i buchi delle orecchie, quelli del naso e persino quello del sedere.
E se per caso è una cosa che ti hanno già detto, tu devi aprire ancora di più ogni buchino in assoluto ascolto perchè vuol dire che quando te l’hanno detta la prima volta non l’hai recepita per bene e loro te la ripeteranno FINCHE’ non la farai tua come si deve.
Poi, una volta sentito con attenzione quello che gli altri hanno da dirti puoi anche discutere e dire la tua, anche che sei contrario e allora se ne parla.
Quindi sul blablabla e sul come si ascoltano le persone sono stata chiara, Matteo (…)! Hai bisogno di ulteriori chiarimenti in merito?”
Riassumendo, a giudicare dallo sguardo sbarrato di mio figlio, posso fare due considerazioni:
1. probabilmente per qualche tempo ogni volta che farò un qualsiasi discorso con Matteo, visto il mio invito, è facile che dovrò cambiargli le mutandine non certo perchè lui abbia paura, ma per il suo strenuo senso del dovere di fronte alle mie indicazioni. Finchè dura, ovviamente.
2. direi che sono pronta a entrare in carica come dittatore in un piccolo Paese sud americano.