Paolo Prodi (Scandiano 1932-Bologna 2016): uno storico esimio dell’Alma Mater, maestro esemplare di molti storici e dai filoni di ricerca storica originali di Gian Paolo Brizzi
Paolo Prodi era nato a Scandiano nel 1932, terzo di nove fratelli, si trasferì dopo il liceo a Milano per frequentare, nell’Università Cattolica, la Facoltà di Scienze politiche. Seguirono, dopo la laurea, soggiorni di studio a Parigi, accanto a Jacques Maritain, e a Bonn ove entrò in contatto con Hubert Jedin, impegnato in quegli anni a scrivere la sua monumentale storia del Concilio di Trento. Fu Giuseppe Dossetti ad influenzare alcune scelte del giovane Prodi, inducendolo a trasferirsi a Bologna ove si stava costituendo il Centro di documentazione – divenuto poi Istituto per le scienze religiose – di cui divenne, accanto ad altri giovani ricercatori, uno dei più apprezzati animatori, collaborando, negli anni del Concilio Vaticano II, allo studio e all’edizione dei decreti dei precedenti Concili ecumenici. Nel vasto studio attorno alla figura del cardinale Gabriele Paleotti, primo e importante impegno di ricerca, sono ravvisabili alcuni successivi sviluppi di un incessante percorso storiografico, condotto con inesausta curiosità intellettuale fino agli ultimi giorni della sua vita. Uno dei suoi studi più noti, Il sovrano pontefice, pone in evidenza come la monarchia papale abbia costituito un modello per incorporare la religione all’interno della politica; da qui scaturì l’attenzione a cogliere nel complesso rapporto fra il sacro e il potere, quella tensione dialettica che ha rappresentato un punto di forza per la storia dell’Occidente ed uno dei caratteri fondativi della civiltà europea. Fin dal 1960, il suo magistero scientifico ha avuto come punto di riferimento principale Bologna, ma anche Trento e Roma, oltre ad alcuni dei più prestigiosi Istituti di ricerca storica in Germania e negli Stati Uniti. Paolo Prodi ha saputo coniugare l’impegno di studioso con un’attenzione costante ai problemi dell’Università e della ricerca, dapprima come preside della Facoltà di Magistero di Bologna, in seguito come rettore dell’Università di Trento dal 1972 al 1976, impegnandosi poi a dirigere l’Ufficio studi del Ministero della Pubblica istruzione e, in anni più recenti, ricoprendo la Presidenza della Giunta centrale per gli studi storici. Ha partecipato alla creazione della Associazione di cultura e politica Il Mulino e a lui si deve la creazione dell’Istituto storico italo-germanico in Trento, che ha diretto per oltre vent’anni, e che rappresenta oggi una delle principali strutture di ricerca nell’ambito degli studi storici del nostro Paese. Paolo Prodi è stato anche un grande maestro e negli ultimi anni lamentava l’assenza di quel rapporto quotidiano con gli studenti che aveva coltivato con passione per oltre cinquant’anni. Nel rapporto con gli allievi e con i colleghi più giovani, egli sapeva usare una particolare discrezione: favoriva le scelte individuali, anche quando i temi erano distanti dal suo campo di interesse; sapeva attendere che ci si rivolgesse a lui per un consiglio e ti accorgevi allora come non avesse mai trascurato di seguire il tuo lavoro, pronto a trascorrere alcune ore con te per uno scambio di opinioni.