“La vigilia di Natale” di Mario Nieddu
Qualcuno aveva suonato il campanello. Franco posò la penna, si alzò e andò ad aprire. Era da giorni che, con i testi poggiati sul tavolo della cucina, si dedicava alla traduzione di alcuni capitoli dell’Anabasi. Il greco gli era sempre piaciuto, anche più del latino, inoltre Senofonte con le sue avventure gli ispirava simpatia. I genitori ammiravano l’’intelligenza e la buona volontà del ragazzo, ormai in prima liceo e avevano fatto sacrifici per i libri di testo e soprattutto per il costosissimo Rocci. In giro vocabolari di greco a quel livello non se ne trovava e non tutti potevano permetterselo. Il ragazzo conosceva le rinunce della famiglia. Il padre aveva perso il lavoro da troppi mesi e i pochi risparmi nonostante la parsimonia erano finiti. I suoi due fratelli maggiori erano emigrati in Germania, avevano i loro problemi, non sarebbero scesi neanche per Natale, meglio non allarmarli. Il pranzo di Natale si presentava triste, molto triste. Nella dispensa erano avanzate alcune patate, una focaccia rafferma, due cosce di pollo e un litro di vino. La madre, quando non era impegnata a rassettare casa, aveva il rosario in mano. Il clima familiare però era sereno e il ragazzo poteva dedicarsi ai suoi studi preferiti durante le vacanze natalizie. -Babbo- disse Franco- aspetti qualcuno, proprio alla vigilia di Natale ? – Apri, dai !-
Franco aprì la porta.
-Ci siete ? –
Chiese una voce rauca e sgraziata.
-Certo che ci siamo!-
Rispose il padrone di casa.
– Entra pure, Gavinuccio !-
Il ragazzo lo accompagnò nel modesto soggiorno, dove il padre leggeva un quotidiano di qualche mese addietro. Di molti mesi addietro, per la verità. Ripassava le avventure di John Glenn sopra la terra. La sua passione era nata quando la Russia e l’America erano entrate in competizione nello spazio. Franco conosceva Gavinuccio, collega del padre. Un tizio piccoletto e strano con occhi vivaci che non sempre andavano d’accordo fra di loro. Trattorista e valente meccanico. Un genio della meccanica che non poteva essere licenziato. L’omino, ormai sessantenne, ma arzillo, si sedette nella poltrona di fronte al padre. Prima però si liberò della giacca a vento che un tempo forse era blu. Lo studente rientrò in cucina dal suo Rocci, trattato con delicatezza, come un gioiello; ogni pagina era frutto del sudore del padre.
-Lucia, porta quella bottiglia di vino e due bicchieri !-
-Arrivo subito, Andrea, arrivo subito !-
Il litro del pranzo di Natale sarebbe diventato un quarto. Franco più che arrabbiato era triste. Mentre quei due parlavano, il suo sguardo si perdeva sulla fila dei bicchieri della credenza di fronte. Proprio allora doveva arrivare questo rompiscatole a casa loro, nella vigilia di Natale ! Sarà stato anche il genio della meccanica, ma come trattorista suo padre era migliore di lui mille volte. Ma, le aziende devono liberarsi degli esuberi. Eppure quella grossa ditta stava andando molto bene. Forse le motivazioni del licenziamento erano altre. Magari di tipo politico, anziché economico. Forse il padre aveva partecipato a qualche sciopero sindacale di troppo, ma era apolitico, non gli interessava parteggiare per quello o quel partito o per qualche sindacato. Voleva lavorare e vedere ripagati i suoi sacrifici, dedicare il tempo libero a leggere qualche rivista. Quel Gavinuccio, invece, grazie alla sua aureola aveva conservato il posto e magari era anche un pelandrone. Intanto i due chiacchieravano e ridevano. Alzarsi presto non serve, ma la fortuna di azzeccare l’ora e le amicizie giuste, pensava tra sé e sé Franco, anche se il determinismo della fortuna e del fato non l’avevano mai convinto. Però nella storia di ogni uomo gioca anche il caso e il temperamento. Il padre era un lavoratore apprezzato… forse se non fosse stato così sincero e leale, rimuginava fra sé, magari avrebbe tenuto il posto. Tutti esaltano la lealtà, ma quando la mostri ti odiano e ti fanno perdere il posto di lavoro. Forse è meglio non esprimere le proprie posizioni, le proprie opinioni. Quante volte mi sono pentito di aver parlato! E non mi sono mai pentito di non aver parlato!
-Bene, ora devo andare, la mia famiglia mi aspetta.”
-Franco, Francooo, il giubbotto di Gavinuccio!-
-Lo prendo- rispose Franco, alzandosi dalla sedia. Entrato nel soggiorno lo porse a Gavinuccio, Questi ringraziò garbatamente con la sua voce strozzata. Anche Lucia si recò a salutare l’ospite.
-Ah, ah…questa è bella ! Io non sono venuto qui per farvi gli auguri di Natale, anche quelli, non fraintendete. Per poco dimentico il motivo della mia visita. Tre giorni fa mi ha chiamato l’amministratore e mi ha consegnato una lettera di assunzione per te. Puoi rientrare in azienda dal 3 di gennaio. Ah… il ragioniere mi ha dato una busta. A quanto pare avevano sbagliato i conti sul fine rapporto di lavoro. Vatti a fidare dei ragionieri… menomale che si è reso conto ! Firma qui, ti consegno 35 mila lire.-
– Grazie, Gavinuccio, ci vedremo al lavoro presto. I migliori auguri a te e famiglia, Buon Natale e tanta salute-
– Grazie- rispose Gavinuccio –ma assieme alla salute auguratemi fortuna…quelli che erano saliti sul Titanic erano in salute !-
Anche Franco scoppiò a ridere. Chiusa la porta, i tre si guardarono in faccia con la serenità nel volto, senza pronunciare parola. Lucia si avvicino con le mani giunte ad una immagine della Vergine appesa nell’andito
– Grazie, grazie, Gesù Bambino !- E andò in cucina. Andrea nel frattempo aveva indossato il cappotto -Franco, infila il giaccone, andiamo da Raffaele a fare la spesa. Non importa se è chiuso, ci aprirà-
-Non state troppo in giro, più tardi dobbiamo andare a messa. A “missa e puddu”. Questa notte nasce il Signore ! Mario Nieddu (Tratto da una storia vera)