“Con gli altri… senza lasciarsi omologare” di Sarah Savioli
Così Matteo ha cominciato a fare atletica leggera…
Che poi, chiariamo, a 5 anni è una buona ginnastica fatta in forma di gioco con tanti bei salti e corsette di intermezzo.
Ed io lo guardo mentre gli altri bambini volano sulla pista concentrati per arrivare per primi al traguardo, ricchi di sano spirito competitivo, mentre lui già dalla partenza trotterella tranquillo in ultima posizione, poi si ferma a raccogliere una coccinella o prende direttamente un’altra strada seguendo una farfallina, se non torna indietro perché ha visto un piccione.
Poi arriva pian piano tutto sorridente al traguardo facendomi ciao con la manina mentre gli altri lo guardano un pò storto e sono già da un pò pronti per la successiva pugna sportiva.
“Ti sei divertito Matteo?”
“Tì mimi! Mi sono divertito tanto!”
“Bene, amore.”
E a me basta questo, va bene così.
Ma mi chiedo fra quanto partirà la presa in giro, il commento non proprio bonario.
E fra quanto dalla realizzazione della propria individualità in modo sereno per quanto spesso fuori dal gruppo, si passerà ad un senso di inadeguatezza cronico e al dolore tagliente del senso di esclusione. Di fatto, al di là di Matteo, e per quanto spesso lo rimuoviamo questo è successo prima o poi a tutti, in un campo o nell’altro che fosse.
Perché alla fine e come sempre, ha ragione Daniel Pennac:
“Ogni studente (ndr: qui parla di una classe, ma è adattabile un pò a ogni gruppo) suona il suo strumento. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tintintin, o lo scacciapensieri che fa bloingbloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all’insieme. Siccome il piacere dell’armonia li fa progredire tutti, anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse in maniera non brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica.Il problema è che vogliono farci credere che alla fine nel mondo contino solo i primi violini.”