“Padre Luigi Soletta, missionario florinese del PIME in Giappone, scompare a 87 anni e torna a riposare nel suo paese natale” di Padre Giuseppe Buono
Ho appreso con dispiacere la notizia della morte di Padre Soletta che scherzosamente chiamavo il missionario cattolico-buddista.
Per me era di famiglia dal momento che anch’io ho cercato per tre anni di seguire la sua strada frequentando dal 1955 al 1959 il corso liceale-filosofico di Aversa (Caserta). Anzi c’incontrammo a Roma, subito dopo la sua prima messa, ed egli fu così gentile da accompagnarmi a visitare chiese, monumenti e musei dedicandomi un’intera mattinata. Lasciai Aversa ed ebbi modo di salutarlo brevemente in uno dei suoi rientri dal Giappone. Lo ascoltai in varie conferenze che svolse presso l’Università di Sassari con l’altro missionario tiesino Padre Manca, il missionario cattolico-mussulmano, sempre per celia.
Padre Soletta è il terzo missionario che torna a casa dopo la morte. Prima di lui sono tornati alla casa del Padre Luigi Chessa, di Bessude, missionario in Cina per 25 anni; Padre Serra, comboniano in Africa, compagno di studi medi e ginnasiali a Sassari, di Mores; infine Padre Soletta. Possiamo ben dire missionari sardi nel mondo: Africa, Cina e Giappone. Con tutti abbiamo avuto in comune l’orizzonte missionario, per me interrottosi nei primi vent’anni. Nonostante ciò sento ancora oggi un forte attaccamento ai Preti della Missione che ebbi educatori e formatori nelle medie enl ginnasio, ai Padri del Pime che furono formatori nei tre anni del liceo. La loro morte mi tocca da vicino e spero di dedicare a ciascuno di questi benemeriti missionari un ricordo speciale su accademiasarda.it. (Angelino Tedde)
Dal blog del Pime ho ripreso l’articolo dedicato a Padre Soletta dall’indimenticabile Padre Giuseppe Buono, apparso anche su Libertà.
“Giovedì 7 aprile scorso la salma di P. Luigi Soletta, missionario del PIME in Giappone, morto a Lecco IL 4 aprile nella Casa del PIME per missionari anziani e ammalati, atterrava all’aeroporto di Alghero per raggiungere Florinas (Sassari), dove era nato l’11 agosto 1929.
Compiuti gli studi elementari nella scuola del paese P. Soletta si sentì chiamato al sacerdozio e raggiunse così il Seminario di Sassari.
Il Seminario di Sassari ha una storia particolare per la Missione della Chiesa perché dal cuore di due seminaristi nasceva l’idea della celebrazione di una Giornata Missionaria per tutta la Chiesa. Partiva così nel 1926 la richiesta al Papa Pio XI che l’accoglieva e stabiliva che ogni anno, nella penultima domenica di ottobre, si celebrasse in tutta la Chiesa una Giornata Missionaria Mondiale. I due seminaristi erano: Luigi Chessa di Bessude (Sassari) e Antonio Ghisaura di Ozieri (Sassari). Il primo partiva missionario del PIME in Cina, il secondo missionario del PIME in India.
Il giovane seminarista Soletta respirò quest’aria missionaria. Terminati gli studi ginnasiali si trasferì nell’allora Seminario Regionale di Cuglieri (Nuoro) per gli studi teologici ma al terzo anno chiese ai superiori e al suo vescovo di entrare nel PIME che lo accolse e lo inviò a continuare gli studi nel Seminario Teologico che la Regione Meridionale del PIME allora aveva ad Aversa (Caserta). Era il 1951; il 13 agosto del 1953 emetteva il giuramento di appartenenza all’Istituto per la missione ad gentes. Il 27 giugno 1954, sempre ad Aversa, veniva consacrato sacerdote dal vescovo mons. Antonio Teutonico.
Il primo compito che gli affidano i superiori è quello di formatore e insegnante nel Seminario Missionario di Ducenta (Caserta) fondato nel 1921 dal beato Padre Paolo Manna come Seminario Meridionale per le Missioni Estere; è inviato poi al Seminario del PIME a Sassari sempre con lo stesso ruolo.
In questi anni incontro P. Luigi Soletta e mi colpisce subito la sua serietà e il suo impegno. Finalmente raggiunge la meta della missione e viene destinato al Giappone. Va negli Stati Uniti per lo studio della lingua inglese e anche qui insegna nel seminario del PIME di Newark. Nel 1958 raggiunge Tokio e inizia la sua attività missionaria nel Paese del Sol Levante. Dopo quattordici anni, nel 1972, è richiamato in Italia per offrire il suo servizio di formatore missionario nel seminario del PIME di Sassari e poi nell’equipe formativa del seminario teologico del PIME a Monza. Ora il suo impegno formativo è arricchito della preziosa esperienza missionaria in Giappone.
Ritorna in Giappone sei anni dopo, nel 1978, con diversi impegni: coadiutore a Fujiyoshida, parroco a Takeo, coadiutore a Kakagawa, cappellano delle suore della Visitazione a Kakagawa e delle Suore del Preziosissimo Sangue a Chigaraki.
Ma l’impegno missionario più prezioso di P. Luigi Soletta è l’inserirsi nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II circa il dialogo interreligioso come via per aprire il modo delle altre religioni al Vangelo. La Lumen gentium, infatti, a proposito delle religioni non cristiane, dice che «tutto ciò che di buono e di vero si trova in esse è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo, e come dato da Colui che illumina ogni uomo affinché abbia finalmente la vita» (16) ed è la prima volta che la Chiesa parla positivamente delle religioni non cristiane.
Padre Soletta approfondisce, studiando e dialogando, la conoscenza del mondo buddista. Studia i testi del buddismo e traduce anche importanti opere classiche della letteratura giapponese. Studia, pratica e insegna lo Zen. Tutto questo mondo ricco e misterioso per noi Padre Soletta lo descrive nel suo libro autobiografico: Il sole che nasce a mezzanotte. Quando andai in visita in Giappone chiesi di incontrare Padre Soletta ma da tempo si era ritirato in un monastero di clausura per aiutare spiritualmente le monache.
Nel 2001, per motivi di salute, Padre Soletta deve rientrare in Italia e viene accolto nella Comunità del PIME a Rancio di Lecco.
Sono andato più di una volta a visitarlo. Le ultime volte era steso sul lettino ma sempre sereno e tranquillo.
La causa della morte è stata un’insufficienza respiratoria causata da infezione generalizzata delle vie respiratorie.
I seminari missionari nei quali si è formato ed ha formato gli altri il P. Luigi Soletta da anni sono chiusi per mancanza di vocazioni. Possa la sua morte essere seme di altre vocazioni missionarie di cui la Chiesa ha bisogno per evangelizzare il mondo.”