“Faiddhesi cussì lu Prufeta” di Maria Teresa Inzaina
Khalil Gibran (1883-1931) fu un poeta cristiano maronita libanese, cattolico, emigrato negli Stati Uniti dove cerco di chiamare a raccoltà i poeti di origine e lingua araba. La sua opera più conosciuta è il Profeta, un poema di canti ispirati sulle più varie tematiche. La traduzione della nostra poetessa italiana e gallurese è ben riuscita e mantiene l’ispirazione dell’originale poesia rivolta ai figli. Qui, in Sardegna, spesso si dice o si diceva in momenti d’ira verso i figli:-Deo t’apo fatu e deo ti destruo” una posizione nettamente contraria al poeta libanese-statunitense. Abbiamo preso altrove la versione italiana. (A.d.C.)
Parlando di figli.. dedico a tutti i genitori e i figli questa mia poesia:
Faiddhesi…
Faiddhesi cussì lu Prufeta*
mutti di meli rancicu li soi:
“ Li to’ fiddholi no sò fiddholi toi.
Tu sei l’alcu chi saldu si manteni
candu più allonga ci scuti la friccia .
Ma iddhi so la friccia e lu tempu chi veni.”
L’ agghju lestra cumpresu
chi cu la ’ita la libbaltai si dà
chissa chi ancor’eu
pal me agghju pratesu.
Lu celu di dumani
a iddhi abà appalteni.
Un nodu in gula strintu
e lu surrisu sghintu
l’agghju mirati andà
siguri, l’occhj accesi
middhi cosi di fà.
A tremula di cori
cu ‘nchiettu timori
palchì lu socu ghjà
chi lu caminu
sutt’ a li luccicori
li spantosi prumissi
li lisinghi più dulci e liccarissi
a cuatura vi spagli li so’ proi
trappuli falti tramoj.
Datu l’agghju a cunfoltu
una bisaccia d’allutti culori
fatta a tilagghju cun trami d’amori
e postu indrentu un pani di pazenzia
sali di fantasia e spicchj d’alligria
una punga di sonnii
un pugnu di curagghju
pa cuntrastà la solti
candu nimmica ‘nfolti.
E inn ‘un sacchittu in fundu
dui ramitti di spicu pa sintì
candu ti felma solu la spiranza
lu fiacu scalmintosu di la ita
chi mai si felma e undi dé iscansa.
Traduzione italiana
I vostri figli
I vostri figli non sono figli vostri…
sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.
Kahlil Gibran (Gibran Khalil Gibran)