“Il coro degli animaletti domestici a San Matteo di Chiaramonti”di Simone Unali
Domenica 17 Gennaio scorso, presso la chiesa parrochiale di San Matteo in Chiaramonti, è stata celebrata dal parroco Don Paolo Tirotto la santa messa domenicale delle ore 11:00, ma con una eccezione alla regola: è stato permesso ai fedeli di potersi recare nell’edificio sacro in compagnia dei propri animali domestici per la benedizione. L’evento promosso dal sacerdote non è stato casuale. Infatti, domenica 17 Gennaio la Chiesa celebra Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maialino che reca al collo una campanella. Il giorno la Chiesa benedice gli animali ponendoli sotto la protezione del santo.
L’avvenimento, annunciato durante la messa della domenica precedente, ha immediatamente scatenato un brio generale, specialmente nei bambini frequentanti il catechismo, ma anche negli adulti. Così, chi per farsi benedire il cane o chi il gatto, chi per pura curiosità, chi per la novità dell’evento, la chiesa parrocchiale era così affollata di fedeli, tanto che non sono stati sufficienti i posti a sedere. La movimentata folla, composta da uomini e animali, è andata perciò a occupare anche le navate laterali. Certamente non è stata una messa come tutte le altre, specie nei momenti di silenzio, ma accompagnata da un’esilarante orchestra di abbaiare di cani, miagolii di gatti, belar di agnelli e caprette, Fra i numerosi animaletti oltre ai cani e ai gatti, non sono mancati i criceti , le tartarughe e i conigli, tutti sistemati nei trasportini o, più semplicemente, nelle braccia dei padroni o al guinzaglio.
I cori, in questa curiosa compagnia di animaletti, non sono mancati: cani che abbaiavano al canto del gloria, conigli impauriti che scalciavano nelle gabbie, gatti impressionati dai canti. Per non parlare di alcuni criceti che litigavano al ripetersi del salmo responsoriale.
Questa nuova consuetudine, stravagante, sotto certi aspetti, nonostante tutto,ha affollato la parrocchia e lasciato un piacevole ricordo di quella che forse è stata la più inconsueta celebrazione religiosa che le mura dell’ottocentesca chiesa di San Matteo abbia mai ospitato.