“Natale 2015 dopo Cristo” di Ange de Clermont
Il ciclo liturgico della Chiesa cattolica di rito latino, della Chiesa cattolica di rito ortodosso e di altri riti, della Chiesa greco-ortodossa e di vari altri riti dello sterminato numero di Chiese protestanti cristiane, tra il 25 dicembre e l’otto gennaio, festeggiano la nascita di Gesù detto il Cristo. Si celebra un evento che è entrato nella cultura mondiale. In molte società l’evento si è appannato per lasciare spazio agli atteggiamenti liberi derivati da varie rivoluzioni che non sempre hanno migliorato l’umanità.
La figura di Cristo e le organizzazioni ecclesiali che si richiamano a Lui, i singoli fedeli ricordano la sua nascita come l’inizio di un cammino di salvezza, per l’umanità così variegata, contraddittoria e ormai ai limiti dell’esperienza della mitica torre di Babele.
Gli uomini parlano tante lingue così diverse da rischiare di non riuscire più a capirsi, naturalmente per lingue intendo la comunicazione, derivata dalle svariatissime visioni del mondo, ricostruzioni della storia e volontà operative. Non tutti pongono al centro delle loro visioni la personalità umana e il rispetto per essa o se la pongono non operano con coerenza.
Noi che abbiamo avuto la fortuna di ricevere il messaggio cristiano, grazie alla società cistiana in cui siamo nati e in cui viviamo, crediamo nella nascita dell’uomo-Dio, lo adoriamo nell’Eucarestia e, per quanto indegni, cerchiamo di porre riparo alla nostra pochezza, cibandoci della stessa Eucarestia.
Con gli occhi di un bambino contempliamo il mistero cristiano e le verità che esso ci propone: ama Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e ama il tuo prossimo come te stesso.
Tutti coloro che così fanno seguono consapevolmente la buona novella che da duemila e quindici anni, Gesù va annunciando per mezzo della sua Chiesa, umana e peccatrice, ma retta dal Cristo che l’ha fondata su una roccia indistruttibile.
Dio abita ed ha la sua culla nella profondità dell’anima di ogni uomo, secondo la mistica carmelitana Santa Teresa d’Avila, ma possiamo dire anche secondo Santa Teresa di Calcutta che pure andò incontro al cosiddetto “sonno di Dio” per almeno vent’anni, nella sovrabbondanza però dell’amore visibile per il prossimo più abbandonato come il moribondo anonimo di Calcutta che cambiò la sua vita.
A tutti Iddio concede il momento del Suo risveglio e l’opportunità di amarLo. Egli tutti ama, tutti predilige, tutti cura, tutti protegge, di tutti è padre (Padre Nostro che sei nei Cieli), a tutti provvede ,(Dacci oggi il nostro pane quotidiano), tutti cerca di liberare dal male (Liberaci dal maligno). Tutti dobbiamo augurarci l’avvento del suo Regno che non è regno di questo mondo, un mondo regolato dai solstizi e dagli equinozi della bontà, ma anche dell’umana cattiveria, ma un Regno in cui saremo glorificati e avremo l’orizzonte di nuovi cieli e nuova terra in cui l’amore per Iddio si fonderà con l’amore per i fratelli.
Con questo spirito augurale vogliamo manifestare un affettuoso pensiero ai collaboratori e ai lettori affezionati dell’accademia sarda di storia, di cultura e di lingua e a tutti coloro che ci leggono, con i versi del poeta Nino Fois.
Sempre est Nadale:
in mesu su nie e cotzighina allutta,
in mesu a lagrimas e càntigos
in mesu a ingranzeos appiccados
a s’àrvure ricca
subr’a su presepiu poverittu,
in mesu a nuscos de timanza[1]
e fiagu agru de bùlvera,
in mesu a zente istérrida
e zente
chi non ponet afficu a Tie
chi pelèas e isperas
in donzi frade meu
disamparadu.
nuscos de timanza = profumi di incenso