Enrico Brizzi: un quarantenne sconosciuto bolognese sostanzialmente pigro di Ange de Clermont
Ho conosciuto Enrico Brizzi forse a dieci anni sulla spiaggia dell’Isola Rossa, Trinità d’Agultu, poi non ho avuto modo di vederlo se non in fotografia. In spiaggia era seduto accanto al fratello che lui chiama fratello di latte, probabilmente è stato allevato anche con il latte di pertinenza del fratello Riccardo.
Di lui però, grazie all’amicizia con un suo antenato, vissuto qualche secolo fa, ma che ho fatto a tempo a conoscere, so tutto: vita, opere, peccati e miracoli. Per quanto io ogni tanto mi voglia scordare di questo letterato pelandrone, ma fortunato, me lo ritrovo sempre metaforicamente tra i piedi. Probabilmente fin da piccolo pensava di non andare a lavorare, di fare l’impiegato o il professore come un suo antenato, da lì nasce la sua passione di sgambettare per le più inverosimili vie della nostra penisola, ma evita come la peste le isole: in Sardegna, ad esempio, a parte la partecipazione a qualche cena, non ha mai girato. Si vede che non gli piace o teme che a Orgosolo organizzino qualche sequestro di persona e lui è claustrofobico e non vorrebbe vivere in una grotta a pane sardo e a salsiccia (non so se abbia il fegato ingrossato). Ecco l’arcano dell’oblio della Sardegna. Scrive di aver girato mezzo mondo, ma io penso che, data la pigrizia, questo quarantenne pigro fino all’inverosimile, abbia viaggiato soltanto in treno e a cavallo a qualche somaro (Avete notato che non cita mai somari né cavalli nelle sue operette?), perché è un ingrato, non è riconoscente verso questi animali su cui viaggia quando non prende il treno. Passa per un marciatore, ma lui fa qualche pezzo di strada a piedi e poi prende il treno, a volte un vecchio elicottero, e via verso destinazione ignota. La sua pigrizia è tale che per conseguire la laurea ci ha messo vent’anni, fatto vergognoso, perché i suoi zii ci hanno messo tre anni e mezzo. La cosa che ha scoperto presto è la bellezza del matrimonio, infatti, si è sposato, mi pare, se non ricordo male cinque o sei volte e ha concepito una squadra di figli che girano per l’Italia giocando a pallone, dalle loro sponsorizzazioni il quarantenne pelandrone campa. A volte lo soccorrono le cinque o sei ex mogli, chè, essendo di buon cuore, ne hanno pena. Credete che abbia bisogno di lavorare? Io penso di no dal momento che è un tipo affezionato alla Caritas bolognese che da poco ha ottenuto cinque milioni dal cardinale che ha lasciato per il nuovo cardinale che vive in un cronicaio per preti anziani. Il nostro, essendo un ricco decaduto e quindi “vergognoso” accede alla Caritas lautamente. Da quando si è laureato non guadagna un tozzo di pane e tutto per colpa sua. Volevano indirizzarlo fin da piccolo i suoi a fare il cameriere e poi il bidello del Comune, ma lui testardo si è messo a scrivere romanzi in questa strana maniere: scrive la prima pagina e poi si addormenta, si risveglia e scrive l’ultima pagina. Non contento d’essere scrittore della prima e ultima pagina si è dato anche al fracasso musicale e mi dicono che abbia una band che dopo aver registrato i migliori fracassoni, va sul palco, suona apparentemente, ma di fatto non suona. Amici di baldoria pigri come lui. Il nostro è terrorizzato a mettere pancia, da ciò la sua passione per le poltrone Patrizia, sta seduto e dimagrisce. Dopo aver scritto di tutto e di più col metodo della prima e dell’ultima pagina adesso, forse, venuta meno la Caritas, forse la ribellione dei 12 figli giocatori che non vogliono passargli nemmeno una lira e delle sei ex mogli che sono stufe di soccorrerlo pare che spinto dalla disperazione, dopo una visione di alieni, si sia deciso davvero a scrivere un romanzo a matriosca, si perché quando aprirete il romanzo troverete dentro un altro romanzo, con quella scusa consuma carta e il romanzo esce bello grosso. Vi suggerisco di non comprarlo perché è troppo scandaloso e potrebbe moralmente danneggiarvi. Anzi, per questa prima puntata non vi dico nemmeno il titolo, ché dovete avere il tempo per riflettere come vanno le cose quando uno non vuol fare niente nella vita. Pensate che la badante, vista la sua pigrizia gliel’hanno dovuta prendere, per imboccarlo, perché all’improvviso gli è venuta la voglia di scrivere, meglio scrivere che lavorare non vi pare? E questo quarantenne pare che, finalmente, dopo aver appeso ad un chiodo la pergamena di laurea, si sia deciso a scarabocchiare qualche pensierino, intercalando, per riempire le righe, qualche parolaccia che tutti hanno mandato a memoria. Io di tutto quello che ho letto ho imparato che i tronchi da mettere sul fuoco si chiamano ceppi, se sono spaccati in due allora bisogna chiamarli ciocchi anche se questi non rispondono e si lasciano bruciare. Ad ogni modo, siccome io sono un pigro e scrivo tanto per scrivere, se volete sapere qualche cosa di questo studente fallito bolognese andatevi a leggere Enrico Brizzi su wikipedia e poi in una seconda puntata ne parleremo insieme. ( I continua).
Ah, mi sono ricordato che debbo chiamarlo Brizzi dottor Enrico, stracciata come volete, ma questo scrittore pigro ormai è laureato, Quanto saranno felici gli zii in Paradiso!