“La carità di Cristo ci spinge” di Maria Cristina Manca
Si trova in una viuzza del quartiere di Villanova, la casetta della carità. Ha l’aspetto di una baita di montagna, come dice suor Anna. (E in effetti lì in montagna si sale, su un santo monte, il monte del Cuore di Gesù).
Lì, in quella casetta, ogni mattina vanno i poveri, i figli di Dio in difficoltà. Ricevono cibo, materiale e spirituale.
Mi immaginavo un magazzino, sentendo parlare di quelle due stanzette a pian terreno destinate alla distribuzione di alimenti ai derelitti, e mi ritrovo invece in un nido accogliente, pulitissimo, ordinato, con tanti fagottini culinari identici e pacchi tutti uguali pronti per l’indomani; e provviste di vario genere sistemate con attenzione anche estetica, come nelle migliori dispense casalinghe.
C’è il tocco di una mamma, lì dentro; di una mamma sensibile, determinata, sapiente ed abituata al sacrifico di sé. Come tutte le mamme. E come tutte le mamme, la notte suor Chiara prima di dormire si domanda che cosa preparerà l’indomani per i figli che il Signore le ha affidato. Questa, la sua preoccupazione; questa la sua santa occupazione.
Suor Chiara è una Figlia della Carità. Il servizio ai poveri è nel suo DNA . Come è, o dovrebbe essere, nel DNA di ogni cristiano (e quando non c’è, la faccenda è piuttosto preoccupante).
Suor Chiara e Suor Anna, in un pomeriggio inoltrato di maggio dopo aver ascoltato la Messa, mi hanno mostrato, con la contentezza limpida di chi mostra i tesori del Cielo ad una sorella, il luogo in cui loro accolgono i poveri.
Ne sono rimasta edificata, commossa.
E sono andata a rileggermi alcune parole di san Vincenzo loro fondatore: « Tutti quelli che ameranno i poveri in vita, non avranno alcun timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni ».
E Gesù che dice? : « Avevo fame, e mi avete dato da mangiare. Avevo sete, e mi avete dato da bere ».
Forse per questo, sulla porta della casetta della Carità, la Beata suor Giuseppina Nicoli, in fotografia, sorride.
Cagliari, (3 maggio 2012)