I furti di documenti in Vaticano e le mutande sporche di Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi di Ange de Clermont
Ormai è noto a tutti quanto i due giornalisti hanno pubblicato dopo il furto con scasso in Vaticano. In pratica si tratta di un furto in uno stato estero di incartamenti segretati. Ma chi dei nostri giornalisti si metterebbe scrupoli a pubblicare materiale trafugato in Vaticano? Uno staterello di appena mezzo chilometro quadrato che conserva nei suoi archivi tantissima storia del mondo, tante opere d’arte, musei e centomila tesori di storia e d’arte? Certamente il buon Papa Francesco non avrebbe mai immaginato che il desiderio di trasparenza nelle finanze vaticane sarebbe finito poi su due libri che non mettono certo in buona luce il maneggio di denara da parte di prelati che prima che uomini di amministrazione sono uomini di chiesa e dei consacrati. Né tantomeno che dei giornalisti accogliessero una documentazione che se proveniente dalle carte segrete dello stato italiano avrebbero corso seri rischi d’imputazione come ricettatori, conniventi con gli scassinatori e con i ladri. Ma per questi baldi giornalisti il rendere pubbliche le relazioni predisposte per il Papa è fare informazione e non spionaggio. Dove si tratta di finanza, specie vaticana, i giornalisti corrono come topi al formaggio e non c’è etica che tenga per questi maramaldi che con questi libri di documenti scannerizzati fanno soldi a palate, anzi arrivano all’impudenza di annunciare che un buon 50% dei ricavi li daranno in beneficenza. Ma che bravi! Che buoni!
Ora provate a immaginare se, a mezzo di qualche colf, potessimo mettere le mani sulle mutande sporche da malattie vergognose di questi due giornalisti e le inserissimo su you tube quali rischi correrebbe il malcapitato, violatore della privatezza. Vi rimando agli articoli che puniscono severamente questo immondo furto e la propalazione di questi malanni causati ai due giornalisti scannerizzatori che si vedrebbero gettare in faccia al mondo queste malattie assunte in incontri con prostitute?
Anche questa sarebbe informazione per coloro che avvicinandoli rischierebbero i malanni contagiosi che costoro si porterebbero per ipotesi addosso.
Questa comparazione molto semplice dimostra la scarsa moralità privata e pubblica di questi cercasoldi a buon mercato.
Da che mondo è mondo la specie umana è soggetta a sbagliare, a peccare, a trasgredire la legge e i vizi capitali sono lì per dircelo. I prelati sono uomini e quindi non sono immuni dai vizi anche se sarebbe auspicabile che un membro del clero, posto come una lucerna sul candelabro, mandasse luce e non tenebra. La stessa moralità si pretende anche dai giornalisti che ormai, costretti a fabbricare notizie, non si guardano dal compiere ogni sorta di reato pur d’incassare soldi su soldi, altro che la ricerca della verità e dell’informazione. Non è da oggi che o in modo o in un altro si conoscono i peccati degli uomini che manipolano i soldi sia che si tratti di laici sia che si tratti di prelati.
La cosa più importante oggi, per la numerosa lobby giornalistica è quello di calunniare uomini e istituzioni e portare la gente allo sfascio morale. Anche le speranze debbono essere seppellite da una valanga di sterco. “Calunniate, calunniate, qualcosa resterà” diceva Voltaire, quel doppiogiochista che è morto chiedendo e ricevendo i sacramenti dopo aver lanciato un oceano di sterco su Santa Madre Chiesa.