Chiaramonti, secondo “il Dizionario storico sardo” di Francesco Cesare Casula
Poiché, almeno fino alla ricognizione degli archeologi, che finora si sono interessati di quanto resta dei ruderi della chiesa tardo rinascimentale, probabilmente edificata a metà del Cinquecento e più volte ritoccata, si riscontrano profili storici piuttosto incompleti (Cfr, sito del Comune, di Chiaramonti, del Gal Romangia Anglona e di altri svariati dizionari e blog), quando non addirittura imprecisi: in genere si scambiano le cappelle della Chiesa di San Matteo per stanze del Castello e la torre campanaria per torre di avvistamento del Castello e l’ipotesi filologica del nome, curata dallo stimato filologo prof. Mauro Maxia, per nome storico e, ancora, l’area di sedime della Chiesa per area di sedime del Castello, riteniamo opportuno pubblicare queste voci del Casula per meglio chiarire quanto finora gli storici hanno ricostruito, per evitare compilazioni di voci fantasiose e storicamente imprecise. Questa voce del Casula non è certo la Bibbia, ma crediamo che finora sia quella storicamente più attendibile in quanto tiene conto di quanto hanno scritto Vittorio Angius, nel Dizionario del Casalis, Alberto della Marmora e altri minori storici. A questa voce si aggiunga quanto ha scritto e pubblicato in questo blog l’archeologo Gianluigi Marras. Ripeto, per parlare più correttamente del Castello attendiamo la ricognizione degli archeologi, specializzati nei castelli, come Campus e Sanna e altri archeologi. Spero che queste “voci” servano a correggere, almeno in parte, le affermazioni erronee di tanti che hanno scritto in proposito. (Angelino Tedde)
Francesco Cesare Casula, Dizionario storico sardo, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2001, XIV-1925 pp., in 4°. Voci seguenti sotto citate in grassetto pp.
“Chiaramonti -Detto localmente Tzaramonte e, in alcune fonti medioevali, anche Çaramonte e Claramonte. Il paese, di cui non è stato ancora del tutto chiarito il processo insediativo, nacque verosimilmente in età giudicale e si andò strutturando come borgo dell’omonimo castello doriano, costruito, forse, intorno al 1272, di cui restano ancora oggi poche tracce (una torre inglobata nel campanile della vecchia chiesa parrocchiale dedicata a San Matteo). I suoi abitanti provenivano, con tutta probabilità, dai villaggi vicini, collocati a valle dell’attuale centro. Il paese medioevale (“villa” – bidda), Se era preesistente al castello, ed aveva magari un altro nome, appartenne alla curadorìa di Anglona, nel Regno giudicale di Torres. Fu possedimento privato dei Doria sino al 1272 quando, finito il Regno turritano, si tramutò in “villa” dello Stato signorile doriano. Nel luglio 1323, in seguito all’atto di vassallaggio accomandato fra Bernabò Doria (che firmava a nome di tutti i Doria sardi) e il principe Alfonso (futuro re Alfonso il Benigno), divenne nominalmente una “villa” del costituendo Regno di “Sardegna e Corsica” (poi Regno di Sardegna) aggregato alla Corona d’Aragona. I Doria, nel settembre 1324, ricusarono l’accordo iniziando una lunga guerra contro il Regno di Sardegna. Nel 1349, dopo la pesante sconfitta di Aidu de turdu, inflitta nel 1347 dai Doria all’esercito catalano-aragonese guidato da Guglielmo de Cervellò, la ”villa” fu, per ritorsione, assegnata nominalmente da Rambaldo de Corbera, governatore generale del Regno, al “donnicello” Giovanni d’Arborèa fratello ribelle di Mariano IV. Le fonti del periodo, tuttavia, ricordano come essa fosse sempre un possedimento dei Doria, in particolare di Matteo. Nel 1355, nella pace di Sanluri, che decretava di fatto una cesura di dieci anni nel conflitto fra il Regno di Arborèa e quello di Sardegna, Matteo Doria fu obbligato ad affidare la “villa”, con il relativo castello. all’arcivescovo di Oristano, in attesa che una decisione del papa ne stabilisse le sorti. che una decisione del papa nc stabilisse le sorti. Poco dopo, nel 1357, il Doria riusciva a recuperare con la forza il possesso di Chiaramonti. Soltanto nel 1383 la “villa” passò, come tutte le altre “ville” della curadorìa, al Regno di Arborèa, condividendone le sorti. I rappresentanti di Chiaramonti parteciparono alla corona de curadorìa per l’effimera pace del 1388. Nel 1420, finito lo Stato arborense, il villaggio venne inglobato nel Regno di Sardegna, inserito nella contea di Oliva e infeudato a Bernardo Centelles, alla famiglia del quale rimase sino al 1569. In questa data, dopo l’estinzione dei Centelles, si apri una lite che contrappose Maddalena Centelles sposata Borgia (o Borja), sorella del defunto Bernardo, ad un lontano parente, Giovanni Centelles: il villaggio, assieme a tutta la contea di Oliva, fu allora sequestrato dal Fisco Regio.
Ma la controversia si risolse a favore di Maddalena Centelles che donò la contea al figlio Francesco Tommaso Borgia. Nel 1740, dopo l’estinzione dei Borgia (o Borja), si aprì una nuova contesa, per cui il feudo fu considerato ancora una volta devoluto, in attesa che la lite venisse definita. Nel 1767 fu raggiunto un accordo: il villaggio passò a Maria Giuseppa Pimentel sposata Tellèz Giron, la quale, nello stesso anno, ebbe anche il titolo di Principessa di Anglona.
I Tellèz Giron possedettero Chiaramonti sino al riscatto del feudo, avvenuto nel 1843.
Nel 1988 dal suo territorio comunale si è staccata una zona che è stata aggregata al comune di Erula, costituitosi in quell’anno. Le chiese storiche, segnalate in agro comunale dalle fonti, sono: Madonna del Carmelo, Nostra Signora del Rosario, Santa Caterina, Santa Croce, San Giovanni Battista, San Giuliano, San Giuseppe di Fustelarzos, Santa Giusta (campestre), Santa Giusta, San Lorenzo, San Luigi, Santa Maria De Aidos, Santa Maria Maddalena, San Matteo Apostolo, San Michele Arcangelo, San Nicolò, San Paolo, San Pietro, San Salvatore, San Sisto, San Vincenzo, Santa Vittoria. Sono sotto la giurisdizione dell’Archidiocesi di Sassari. Chiaramonti, castello di –
IL Castello di Chiaramonti-I suoi ruderi sono impiantati sulla sommità di un colle che sovrasta il centro abitato di Chiaramonti, nella regione dell’Anglona. Il “Castello dei Doria”, come viene tradizionalmente chiamato, era costituito da una torre e da un fabbricato piuttosto ampio. Fu trasformato in chiesa nel XV secolo. Attualmente, della struttura originaria, residuano la torre a base quadrangolare alta circa 12 metri ed alcuni segmenti murari i quali, nel momento in cui si realizzo l’edificio chiesastico, furono utilizzati come strutture portanti della navata centrale e delle cappelle laterali. Pare che il castello sia stato fatto costruire da Brancaleone Doria di Utta dopo il 1272 quando i possedimenti doriani divennero Stato signorile per la fine del Regno di Torres, e gli abbia dato il nome di Chiaramonti in omaggio al cognome della seconda moglie, Costanza, figlia di Manfredi Chiaramonte. Il forte seguì le sorti dei Doria in Sardegna, senza particolari avvenimenti che lo riguardino direttamente. Nel 1448, con la sconfitta definitiva di Nicolò Doria da parte dei Catalano – Aragonesi, passò al Regno di Sardegna. Poi, non più strategicamente importante, fu abbandonato e decadde.
Chiaramonti, chiesa di (titolo ignoto) – Ora scomparsa, sorgeva in agro di Chiaramonti, in località Ervenana. Dal verbale della visita pastorale, avvenuta nel 1851, risulta già distrutta.”