Giuseppe Porcu: un amico, un parente, un gran lavoratore ha lasciato questo mondo di Ange de Clermont
Giuseppe Porcu, nato a Chiaramonti, ma di radici paterne di Sarule, era figlio di una mia cugina seconda Santina Me. Era nato nel 1930, in Chiaramonti da Giovanni e da Santina Me, figlia di Francesco Me e di Lucia Soddu, cugina prima di mio padre Angelino e cugina seconda di mia madre Serafina. Ma non era tanto la parentela quanto l’amicizia che da giovani e da adulti ci aveva legati. Al compimento degli 8 anni la matriarca zia Lucia dal paese si era spostata con tutta la famiglia verso Cachile a pochi chilometri da Chiaramonti nella proprietà dei Falchi di cui divennero mezzadri. Si può dire che fin da piccolo s’inserì egregiamente in quell’ambiente naturale davvero pieno di fascino sovrastato dal Monte (432 metri sul livello del mare), ricco di piante secolari, di felci, di macchie, di sttobosco e coprattutto di fauna e flora ancora conservatasi intatta. Una vera oasi naturale che un malaugurato incendio negli anni settanta doveva completamente estinguere.
Giuseppe però si affezionò col fratello Barore a quei luoghi dove io mi recai spesso come ospite di famiglia, ben voluto non solo da mia zia Lucia, ma da tutta la famiglia allargata. Si può dire che dal 1954 fino al 1959 sia la fattoria sia la casa in paese divennero la mia seconda casa estiva. Ero seminarista, ben voluto e coccolato da tutti. Giuseppe, purtroppo, perse il padre Giovanni ancora ragazzo, che qualche anno più tardi fu surrogato dallo zio Costantino, fratello del padre, che gli volle bene non solo come nipote, ma come figlio. Il ragazzo crebbe robusto e bello, amante del lavoro dei campi e della caccia, in un’oasi di grande affetto e rispetto per gli adulti. Nel frattempo la famiglia si arricchì di altri due figli: Gonario e Giovannina, figli di zio Costantino, fratelli uterini di Giuseppe e di Gonario e nipoti dello stesso patrigno che non fece mai distinzione tra i figli. Zio Costantino era un uomo buono, laborioso e di buon umore, sempre pronto a scherzare e ad accogliere secondo l’uso montagnino gli ospiti che numerosi giungevano a Cachile. In questo contesto avvicinai Giuseppe e gli altri fratelli diventandone amico sincero e talvolta accettando gli scherzi che non mancavano mai. Il mio abbandono del seminario fu anche l’inizio della fine della frequentazione ospitale, ma l’amicizia continuò a mantenersi fraterna e tenace. Passai brutti momenti di grave miseria per qualche anno, ma Giuseppe una volta mi sovvenne regalandomi una somma che mi permise di poter dormire in una delle tante pensioni di via Arborea a Sassari per dieci giorni.
L’amico e parente crebbe e venne il tempo di prender moglie e così andò a Lavrone a chiedere la mano di Giuseppa Manchia che sposò presto mettendo al mondo un maschio e due femmine: Antonello, Mariassunta e Gonaria. La vita in campagna e la famiglia allargata ulteriormente non poteva nutrire tante famiglie per cui Giuseppe scelse di fare l’autotrasportatore tra la Sardegna e i mercati generali di Roma e di Milano. Lavorò assiduamente garantendo alla famiglia una casa decorosa e un reddito bastevole per le necessità familiari, giungendo fino alla pensione. La nostra amicizia si consolidò col comparatico di Cresima del figlio Antonello che, abbandonati gli studi superiori, si dedicò alla campagna. Circa 14 anni fa compare Giuseppe perse la moglie ed ebbe inizio per lui l’ultimo periodo della sua vita tribolata con un periodo lieto di sette anni e una vera crocifissione di altri sette. Un ictus gli tolse la favella e quello fu l’inizio del suo calvario non certo addolcito dal ricovero nella casa per anziani del paese.
Ieri mattina mi è stata portata la notizia che è passato a miglior vita e oggi lo saluterò ai funerali. La mia vicinanza è fortissima a Barore,a Gonario e a Giovannina e ai familiari tutti.Mio caro compare ed amico Giuseppe, la terra ti sia lieve e le sofferenze degli ultimi sette anni, unite a quelle di Cristo, ti aprano le porte del Paradiso. A presto amico, parente e compare mio, stimato e amato.
A Compare Zuseppe!
Compare meu si ch’est andadu in totu,/ lassende custa terra in disconsolu, /compare meu ojos de astore/ de idda su mezus catziadore / Issu fit bellu e fit forte che unu leone,/ intelligente che unu professore, /ma a unu tzertu puntu de sa vida/ sa fortuna t’at giradu sa cara./ Comente ses andadu meu compare./ As tribagliadu che unu giù in sa vida/ as fatu su pastore e s’autotrasportadore/ses curridu in sas istradas de Sardigna e in cussas de su continente/ sas feminas a t’abbaidare restainant incanadas./ As mandigadu e buffadu cun sos amigos/ s’ortu e s’oliariu, sa inza e sa fruture che i sa tua/ non che nd’aiat atera in Tzaramonte./ Sas aes ti timiant che un’astore/a corpu ‘e balla nde ochias chentu! Compare meu comente ses andadu./ Restadu atiu chena pius s’isposa/no podisi piangher tota vida/cando s’amore t’at tocadu coro/ che omine sididu/
Pro set’annos as gosadu ogni cuntentu/ sos set’annos pius bellos de sa etzesa/ma una die mala che.i sa note/ses istadu colpidu in sa carena/ e iscominzadu as su caminu de sa rughe:/ Su faeddu t’est mancadu in totu//mortos tando ti sunt totu sos bisos/Aih comente ses andadu compare meu!/a pagu a pagu as lassadu ogni bene/finas su mandigare ti daiat fastizu/ set’annos in sa rughe ses bistadu/ su dispiaghere t’at frimmadu su coro/ e pagu a pagu ti ses lassadu andare/ pro intrare luego in sa gianna de sa morte./ Como reposa e drommi in Campusantu/chi asa tribagliadu finas tropu/Nostru Segnore t’aggogliat in su chelu/ a consolare totu sos affannos/ de custa fida piena de trobojos/.Drommi compare meu/ e gosa meda in chelu/chito nos amus a bider tot’umpare/ e amus a cantare in eternu/ in su chelu lughente che.i. su sole/ accurtzu a Deu! /Comente ses andadu compare meu!