L’esasperazione dei migranti, il suicidio di quattro fratellini, la difficoltà di risolvere i problemi di Ange de Clermont
Sotto i nostri occhi è ormai tutti i giorni l’ondata di arrivi di migranti non solo dall’Africa, episodi allucinanti di criminalità e, infine, l’inaccettabile suicidio di quattro fratellini abbandonati da genitori qualificabili come deficienti, di fronte agl’ignorati o assenti servizi sociali dei comuni e della stessa rete territoriale.
I migranti o meglio ignoti cercatori d’oro. Vediamo dei barconi, per non dire zattere, affollate fino all’inverosimile di persone di tutte le età chiedere aiuto alla marineria italiana o di altri paesi che, apparentemente fuggendo dalle coste libiche, vengono in Italia, considerata per molti un ponte di passaggio per raggiungere improbabili parenti nei paesi del Nord Europa, considerata quasi un Eldorado di libertà e di benessere. Così dicono alcuni, altri non parlano e del resto chi li potrebbe capire? Non hanno una carta d’identità, qualora l’avessero avuta nei paesi di provenienza. Per noi europei i cui dati identitari il Concilio di Trento (1563) impose con l’istituzione dei cinque libri parrocchiali (battesimi, cresime, matrimoni, sepoltura e stato delle anime) è un fatto acquisito, ma per molti popoli non cristiani sono considerati superflui, per cui il migrante può essere un galerante, un terrorista, un antropofago, un fuggiasco da una tribù, un ganese o un nigeriano alla ricerca di fortuna. Non prendiamo in considerazione i mediorientali che qualche connotato potrebbero avere. Per le madri incinte si capisce che qualcuno, ma non si sa chi, le ha impregnate, per i bambini senza nome non si sa nulla, per quelli accompagnati dalle madri, posto che siano i loro figli, bisogna presumere che dicano la verità.
Quale sia il loro stato di salute non lo si può presumere ad occhio e croce, quando si pensi che milioni di Aficani sono affetti da AIDS e da altre malattie. Il risultato è che in attesa di dare a ciascuno un’identità, di fare una visita medica occorrono spazi, cibo e servizi e questi non s’improvvisano di certo da un giorno all’altro. Immaginiamo che la nostra casa che è dotata di tre camere d letto, un salotto e una cucina e doppi servizi, venga invasa di colpo da 16 migranti. L’unica cosa da fare è abbandonarla alla loro occupazione e cercare di rifugiarci in qualche casa campestre alla ricerca d’aria. I nuovi arrivati raccontano storie a tratti verosimili, ma, a mio avviso, anche totalmente inventate. Se si dovesse calcolare la somma di quanto avrebbero pagato per essere collocati nelle zattere, forse quella somma costituirebbe il Pil di un intero stato africano. Non migranti, ma ignoti, ad andare a fondo. Se gli arrivi sono migliaia pensiamo a quanto tempo ci vuole per cucire addosso a ciascuno un’identità e ad effettuare una visita medica decente. Si tratta di un problema che nemmeno Einstein con la sua mente matematica potrebbe risolvere, immaginiamoci un’équipe anagrafico-medica quanto tempo dovrebbe impiegare. Si tratta di un problema pazzesco che si colloca accanto ai tanti problemi pazzeschi che l’Italia deve risolvere per i propri cittadini.
Il suicidio dei fratellini. Se l’episodio rendicontato sobriamante dai giornali on line fosse vero è la chiara denuncia dell’inutilità degli operatori sociali dei Comuni che hanno il compito di conoscere e provvedere ai casi di disagio del terriotorio comunale. Si capisce che costoro sono diventati degli impiegati e del terriotorio ignorano tutto.