Un Presidente responsabile e operoso di fronte ad una ciurma parlamentare irresponsabile di Angelino Tedde

NapolitanoNapolitano ai tempi delle mie prime votazioni, fine anni Cinquanta del Novecento, mi era simpatico perché era definito un comunista di destra: in effetti a quei tempi in cui Pajetta dimostrava tutta la sua veemenza manesca e Togliatti si permetteva frasi di una volgarità antidemocratica vergognosa, il nostro Presidente, oggi dimissionario, rivelava una signorilità inusitata. Qualcuno osava chiamarlo il comunista liberale o se volete un liberale comunista. All’epoca ero in seminario e nella beffarda e popolana Sassari, parlo di Via Frigaglia e dintorni, c’era un’antipatia tutta comunista per il clero sassarese, considerato alla stregua dei pope russi, sporco, grasso e avaro. Tutte cose che m’impressionarono a tal punto che quando volli entrare in seminario chiesi di arruolarmi tra i preti della Missione (allora avevo 14 anni). D’altra parte la mia cattolicissima maestra Maria Athene, di origine perfughese, nei quattro anni in cui frequentai dalla I alla VI-V  elementare (queste ultime in un solo anno) mi fece ben capire la mancanza di libertà del Fascismo, ma anche l’incombente pericolo del Comunismo. I comunisti del resto, quelli popolani, non nascondevano le loro intenzioni bellicose d’impiccagione del clero se avessero conseguito la vittoria elettorale. Da seminarista con l’abito talare, dopo la terza media, ci prendevamo, attraversando la città, dai giovinastri e non solo il gracchiante urlo del Cro! Cro! del corvo. Durante i tre anni di Aversa (1955-1959) gli operai che sistemavano le fognature tra Aversa e Trentola Ducenta o sistemavano le strade ci minacciavano sussurrandoci ” si vincimme nui vo’ tagliamo ‘o cuollo”. Per brevità, per non volere i comunisti al potere, di fronte a questo fatti, non ci voleva molto. Eppure Napolitano mi è rimasto sempre simpatico. Uscito dal seminario e, alcuni anni dopo poi fidanzatomi, sono andato a finire in una famiglia di comunisti accaniti, tolta la mia ragazza che, essendo di natura pacifica e molto autonoma, i comunisti non li sopportava, perché erano sembra arrabbiati. Nonostante ciò Napolitano mi è rimasto sempre simpatico e in seguito anche Berlinguer per la sardità, ma anche perché ogni domenica, mi dissero, accompagnava la moglie Letizia alla Santa Messa attendendola pazientemente fuori della Chiesa.

 

Certo, Napolitano perse l’occasione nel 1856 di dissociarsi dai carri armati russi a Budapest,  ma io nel mio scarso interesse per la politica non me ne resi conto.

Veniamo agli anni di presidenza di Napolitano e perché l’ho apprezzato. Da premettere che nel corso della mia vita, a partire dagli anni Sessanta, non ho fatto che assistere con enorme fastidio all’interminabile girandola di governi bicolori e tricolori o quadricolori della durata di 6 mesi, 8 mesi, 9 mesi, 1 anno al punto che quando Craxi riuscì a governare per 4 anni, portando l’inflazione dal 22% al 4%, mi divenne simpatico e lo votai più volte in barba a quelli che, poiché ero cattolico, mi consideravano un elettore democristiano e, debbo dire con sincerità, che mi spiacque molto per gli attacchi preordinati contro Craxi e per le accuse delle tangenti che del resto prendevano tutti, forse escluso l’MSI. Mi spiacque anche per il trattamento da lui avuto nella sua grave malattia e per il tentativo della damnatio memoriae che si è cercato di fare. Non c’è da meravigliarsi se dei politici ricordiamo più i difetti che i pregi.Gli agitatori della parola e dei media arrivano a tutto anche a inventare scandali di sana pianta pur di abbattere gli avversari. Si pensi a quel rimbambito di Scalfari, soprannominato da Craxi Barbapapà,  che ha odiato Craxi in modo viscerale, che scrisse che Kohl era un tonto e tante altre baggianate su cui si guarda bene dal parlare. Ci ha parlato pure della sua bigamia di fatto, ma se ne guarda bene dal dirci altre maialate che avrà combinate.

Tornando a Napolitano debbo dire che da parte mia il Presidente se ne va con un bel 10 e lode perché ha dimostrato un gran senso di responsabilità nella gestione del suo mandato. Ha bloccato la smania elettorale dei vari governi, ha salvato la faccia all’Italia quando Berlusconi è stato letteralmente deturpato non solo da quel matto di Tartaglia, ma soprattutto dai magistrati della Procura di Milano, a causa della sua leggerezza nelle relazioni con le donne non sempre di specchiati costumi. Ha saputo mantenere con polso fermo la barra del timone di questa nave-Italia che tende spesso a cambiare rotta. Tra i suoi meriti vi sono anche le lezioni di amor di Patria non solo in occasione dei 150 anni dall’Unità e, da ultimo, ha trovato finalmente il giovane (per non dire dei giovani) baldanzoso Renzi che bene o male sta portando avanti riforme che hanno aspettato più di mezzo secolo per essere fatte.Il grande Presidente se ne va auspicando che esse vengano portate a termine e lo sarebbero state se non avessimo un parlamento-ciurma dove a sinistra come fanno da un secolo e passa tendono a dividersi più che per il bene del popolo, per mettersi in fila ad occupare posti di responsabilità, del popolo italiano per il resto se ne infischiano.

Durante la Presidenza di Napolitano ci siamo sentiti più sicuri, perché da quel galantuomo che è ha dimostrato le migliori qualità che il popolo italiano quando è serio sa dimostrare. Infine, Napolitano ha anche dimostrato che la nostra bella e suggestiva Napoli dal cielo opalino e dolce in lui ci ha saputo dare il meglio di sé.
Non ci ha tolto nemmeno il piacere di poterlo considerare il re dei presidenti repubblicani che abbiamo avuto.

Grazie Presidente per tutto quello che hai saputo darci nelle tue magistrali azioni, nelle tue sagge parole, negli armoniosi rapporti che hai saputo tenere con gl’Italiani e il concerto delle Nazioni. E, da cattolico, grazie sia per i calorosi rapporti che hai tenuto con i Papi e per averli citati all’occorrenza nelle espressioni ed esortazioni che essi hanno rivolto al mondo intero. Hai dimostrato verso di loro una stima superiore aquanto abbiano fatto certi presidenti cosiddetti cattolici.

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