Quei prolifici nostri quadravoli di Matteo Tedde -Pinna e Domenica Cossiga di Chiaramonti di Ange de Clermont
Nelle ore pomeridiane in cui la gente se ne sta in casa a pennicare a volte me ne vado a spasso per il mio paese natale. Paese mio, ma anche dei miei antenati fino alla quarta generazione di ascendenti[1].
In una di queste passeggiate pomeridiane, il primo degli antenati a venirmi incontro in Carruzzu Longu è Matteo Tedde-Pinna. Costui, nacque il 3 settembre 1756, a 28 anni, il 13 maggio 1784, sposò Domenica Cossiga, nata l’8 ottobre 1764, più giovane di lui di 8 anni e quindi ventenne.
Il 26 ottobre 1784 la moglie gli diede una figlia alla quale fu dato il nome di Anna, che essendo nata ad appena sei mesi dal matrimonio, significa che il nostro antenato, a volergli far le pulci, consumò il matrimonio ben tre mesi prima di contrarlo[2]. Perdoniamogli questa intemperanza anche se è d’obbligo chiedersi, con tutto il controllo sociale che era in voga, a quali stratagemmi siano ricorsi questi quintavoli a conoscersi in senso biblico. Se vivevano in campagna, la vegetazione favorisce gl’incontri, se in paese ci chiediamo come abbiano fatto perciò lasciamo l’evento al mistero. Ci sono al mondo degli atti che debbono restare nel più assoluto nascondimento.
Il 19 ottobre 1786 i due sposi ebbero una seconda bimba alla quale imposero il nome di Maria Pedruzza, un nome in italiano l’altro in sardo, se facciamo un semplice confronto tra la data di nascita della prima e della seconda figlia dobbiamo concludere che la nostra, immaginiamo bella, quadravola, ad appena un anno di distanza dalla primogenita Anna, ebbe la seconda figlia, restando incinta ad appena quattro mesi dal primo parto, togliamo i cosiddetti 40 giorni (un mese e dieci giorni) e aggiungiamo due mesi e 20 giorni ed eccotela nuovamente in cinta. I figlie ele figlie le manda il Signore, perciò non ci si discuteva, almeno alla fine del settecento, mentre l’Isola con la riforma boginiana procedeva a rinnovare un pò tutte le sue istituzione, a Chiaramonti, borgo tadomedievale della metà del XIV secolo, non potevano che adeguarsi, avendo istituito dal 1771 la Comune o Comunità con l’elezione di tre capi casa che procedevano all’elezione del sindaco, a meno che come sembra il sindaco non ci fosse già trattandosi di un borgo a dominio genovese di una delle famiglie Doria. Di lì a qualche anno sarebbe scoppiata la rivoluzione francese, ma i rivoluzionari manco pensavano alla Sardegna, mentre con le paci era andata spegnendosi l’eco delle faide tra le famiglie imparentate fra loro dei Tedde e dei Delitala. Per chi avrà parteggiato questo mio quintavolo? Non lo saprò mai. Del resto nacque dopo che donna Lucia Tedde fece testamento e lui pensava a prendere il latte dalle voluminose poppe materne più che alle faide familiari.
Due femmine in capo a due anni, sicuramente la sposa era mortificata per non aver dato al suo Matteo un maschietto, delusione che continuò perché il 18 ottobre (mese di famiglia ormai) del 1789 nacque lei, Giovanna Vincenza, la rivoluzionaria, visto che nacque a due anni esatti dalla sorella e soprattutto dopo tre mesi dalla rivoluzione francese, scoppiata il 14 luglio.
La fecondità di questa quadravola è davvero tempistica e il mese degli amori non è di certo un mese primaverile o autunnale, ma febbraio, giorno più giorno meno. Immagino la terza delusione del mio buon quadravolo nel constatare che la moglie non riusciva a dargli un maschietto e quindi si mise d’impegno, attese un pò, ma non tanto, prima di concepire un altro figlio, mutò il tempo dell’amore, spostandolo da febbraio a dicembre e finalmente il 22 agosto 1792 nacque l’atteso Giovanni Antonio Tedde-Cossiga.. a 12 giorni dalla caduta della monarchia, cacciata dalla Tuilery da giacobini e sanculotti. Se fosse stato cultore di storia e attento ai sussulti rivoluzionari il mio quadravolo l’avrebbe chiamato Libero, ma lui come tutti i sardi sonnecchiava in pieno vecchio ordine sociale.
Tra un pensiero e l’altro sono arrivato davanti alla chiesa della Santa Croce e di San Matteo e immagino la festa del battesimo e l’allegrezza del quintavolo che finalmente fu certo di potersi assicurare una discendenza. Non si trattava dell’attuale chiesa parrocchiale, ma di quella di San Matteo al Monte. Il piccolo, a mezza estate, non credo che tutto fasciato abbia sofferto il freddo al fonte battesimale.
Quadravolo Matteo attese un pò, ma non troppo, a rimettere incinta la consorte, i due coniugi rivoluzionarono anche i tempi dell’amore, spostando i calorosi ardori a dicembre e così il 1 febbraio 1795, in piena “sarda rivoluzione” nacque il secondo maschietto al quale imposero il nome di Antonio Michele. Il fatto che imposero ai maschi il nome di Antonio è indice della loro devozione forse non al santo di Padova, ma piuttosto a quello egiziano, protettore dei pastori, Sant’Antonio abate, che si festeggia il 16 gennaio con tanti falò e cerimonie di comparatico. Per il secondo nome Michele non ci furono problemi, visto che l’Arcangelo, all’epoca, aveva una chiesetta non distante dall’abbeveratoio e dalla Punta de Bonanotte, all’ingresso della grande aia della cosiddetta Croce che dista un miglio dal paese. Con tutta la buriana francese c’era proprio da invocare con l’ultima lettura della Messa, “San Michele arcangelo, difendici nella battaglia contro la malizia diabolica.”
C’è da chiedersi se quegli antenati si accorsero della nascita della democrazia francese. A detta di Giorgio Falchi, al suono delle campane a martello, molti chiaramontesi accorsero a Codinas armati avendola scambiata per Santa Maria Coghinas, per difendere la sarda patria dall’invasione nemica. Il mio quadravolo ci andò o preferì stare accanto alla puerpera? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, a meno che qualcuno non abbia compilato una lista di questi focosi. In attesa ci asteniamo da qualsiasi giudizio..
Il mio quadravolo Matteo, tuttavia, cominciava a darsi arie, aveva ormai due maschietti a fronte tre femminucce. L’uomo cominciò a pensare che i due maschietti costituivano altre quattro braccia da lavoro, mentre le donne potevano aspirare, a tempo debito, al matrimonio con tre bravi giovanotti del borgo o dei paesetti dell’Anglona. Per farla corta, ormai specializzato a far maschi, l’ottimo quadravolo generò in seguito Giovanni Maria, nome del fratello medio. Di questo terzo rampollo non abbiamo la data di nascita, ma c’è da dire che nacque tre anni dopo il secondo. Nacque in seguito Lorenzo Alfonso in data il 21 ottobre 1800, quattro anni prima che Napoleone, alla presenza di Pio VII, si autoincoronasse Imperatore dei Francesi.
Per ultimo, nacque lui, il nostro amato trisavolo Giovanni Andrea Tedde-Cossiga, esattamente il 18 aprile1804. L’intemerato quintavolo passò a miglior vita il 30 aprile del 1819 all’età di 63 anni. Non è una brutta età per quei tempi, quando, forse per le migliorate condizioni climatiche ed economiche, le speranze di vita di tutto l’Occidente cristiano cominciarono ad allungarsi. Non sappiamo se morì prima della moglie, sicuramente furono al suo capezzale le tre figlie e i cinque figli. Vogliamo credere che sicuramente morì nel suo letto dopo aver ricevuto l’estrema unzione come tutti i patriarchi chiaramontesi. Morì l’anno della vigilia delle Chiudende (1820). Non sappiamo se la quadravola lo raggiunse presto e quale sia stato il destino dei figli dei quali quattro furono ottobrini, uno agostano, uno febbrarino, uno aprilino, di un no sappiamo il mese.
Avverto d’istinto che la loro vita fu abbastanza ordinata come alla nascita, del resto i quadravoli come genitori fecero il loro dovere generandoli, di tutto il resto non sappiamo. Seguirli attraverso i Cinque Libri sarebbe arduo, ma non impossibile. Ci manca il tempo sicuramente.
L’ultima parola la dedichiamo ai santi dell’onomastica familiare che si festeggiano nel ciclo dell’anno liturgico.
Non manca di certo la Vergine Maria, sicuramente già venerata nell’oratorio del Rosario e nella chiesa campestre di Santa Maria de Aidos.
Dopo la Vergine non manca Sant’Anna, invocata per l’esito buono dei parti, avendo generato una figlia che ha partorito il Salvator del mondo. Per il secondo nome delle altre due donne bisogna rifarsi a San Giovanni, cugino di Gesù e già venerato in paese, con una chiesa campestre di stile aragonese che dovrebbe risalire al 1771, poi al grande San Domenico e allo stesso San Pietro Apostolo. Per i maschi, a citarli in ordine cronologico non manca il protomartire San Lorenzo, San Michele arcangelo, che cacciò nella bolgia infernale Satana, seguono gli apostoli Andrea, Giovanni, Matteo e, infine, i primi santi dell’era cristiana Sant’Antonio abate, San Vincenzo, martire spagnolo del 304, e Sant’Alfonso, che non dev’essere di certo Alfonso Maria de’ Liguori, non ancora beatificato nel 1800, quindi presumo che si tratti di un santo martire, magari di origine spagnola.
Da questi santi dell’onomastica familiare emerge che i quintavoli erano persone religiosamente ispirate o almeno dirette. Di questi santi San Matteo era titolare della parrocchia al Monte. Tra questi otto figli noi discendiamo dall’ultimo, Giovanni Andrea Tedde-Cossiga del quale tratteremo in seguito
[1] (finché, il famoso don Tamponi da Bulzi, coservatore pro tempore, per nostra sfortuna, dei quinque libri di Chiaramonti dal 1638 al 1704 non ci permetterà di conoscere gli altri antenati)
[2] Questi dati sono rilevati dal libro dei matrimoni dei quinque libri Archivo Storico Diocesano di Sassari da Pasquale Tedde, discendente dal fratello Antonio Maria Tedde-Pinna, fratello del nostro pentavolo. Grazie lui abbiamo potuto procedere a questo breve studio.