Ricordando la focolarina sarda Maria Bonaria Monni (Dorgali,1930- Cagliari 2013) di Elena Mele
Maria Bonaria nasce a Dorgali il 30 maggio 1930. Aveva solo 18 mesi quando mamma Elena se ne va in paradiso lasciando 8 figli, la maggiore dei quali ha 19 anni, e sarà lei la nuova mamma di M.B. coadiuvata dalle altre sorelle e dalla zia materna Caterina.
In età scolare frequenta l’Azione Cattolica e già in quegli anni comincia ad accusare mancanza di vista. Quando aveva 11 anni la sua famiglia lascia Dorgali per prendere residenza a Iglesias dove M.B. coltiva le prime amicizie e fa lunghi percorsi a piedi per recarsi in Chiesa in città.
Dopo la morte del padre (1945) vive per qualche anno a casa della sorella maggiore (sempre a Iglesias) che consulta diversi specialisti senza trovare alcuna cura efficace contro il glaucoma che procedeva. Questo suo stato, comunque, non le impediva di incontrare ragazzi e ragazze che abitavano in campagna, ai quali parlava di Gesù e insegnava loro il catechismo di base preparandoli così alla Prima Comunione e alla Cresima. Queste persone ancora oggi sono grate a M.B. per quanto hanno da lei ricevuto.
Dal 1948 in poi fu ospitata nell’Istituto dei Ciechi di Sassari dove riprese a studiare, imparò l’alfabeto Braille, coltivò nuove amicizie e si esercitò in una vera palestra di vita spirituale caratterizzata dall’obbedienza alle norme della comunità e dalla vicinanza quotidiana a Gesù, guidata dal padre spirituale Don Dedola. Fu in quegli anni che conobbe il movimento dei Focolari e la sua fondatrice Chiara Lubich quando ella venne a Sassari nella primavera del ’49, per diffondere l’Ideale del Movimento.
M.B. prese parte alle primissime Mariapoli a Fiera di Primiero e in altre parti d’Italia.
E, di Mariapoli in Mariapoli, fece dell’ “Ideale” la colonna portante della sua vita.
Dopo qualche anno lasciò il Collegio di Sassari e rientrò a Dorgali (ospitata dalla sorella Vincenza) dove diede la propria collaborazione nell’ambito dell’Azione Cattolica assumendo anche ruoli dirigenziali e diffondendo, soprattutto con l’esempio di vita, l’ “Ideale” di Chiara Lubich.
Si fermava per lunghi periodi anche a Iglesias presso la sorella maggiore e qui si moltiplicavano le sue amicizie con esponenti dell’Azione Cattolica e fattivo fu il suo apporto nella Parrocchia “Cuore Immacolato” della città. Intanto il suo “visus” era sempre più scarso e mancava totalmente di autonomia, nonostante i dolorosi interventi chirurgici effettuati in Sardegna e fuori dall’isola.
Maturò in lei la decisione di prepararsi a diventare centralinista.
Studiò a Cagliari nella “Casa di Studio” di via Dante.
Arrivò il giorno del concorso che vinse e il suo primo lavoro fu al Comune di Nuoro.
Ma era suo desiderio stabilirsi a Cagliari.
Così fu e dal 1966 lavorò negli uffici della Regione Sardegna.
Quando meno se lo aspettava, nella sua vita comparve Paolo, un grande amore che si concretizzò col matrimonio nel 1981. Vissero anni gioiosi fatti di amicizie allargate e di appuntamenti con le Mariapoli.
Paolo se ne va nel ‘95.
Maria Bonaria non restò sola, la sorella Lucia andò ad abitare con lei.
La sua vita continuò nell’affidamento completo a Dio al quale dedicava ogni azione quotidiana che era sempre accompagnata dalla S. Messa e dall’Eucaristia. Impegni presso Parrocchie ed Associazioni scandivano le sue giornate.
Amava scrivere le proprie riflessioni, componeva preghiere e metteva sulla carta le pene e le gioie, le debolezze e la grande forza di risorgere ogni giorno.
Il dolore fisico diede forte sapore ai suoi ultimi mesi di vita, ma il dolore non l’ebbe vinta: tutto era offerto al Signore; il sorriso sulle sue labbra non si è mai spento anche quando seppe che sarebbe stato molto duro morire.
Se ne andò il 19 maggio 2013, domenica di Pentecoste, presa per mano dallo Spirito Santo che l’accompagnò dal “suo” Gesù.
Elena Mele – insegnante, nipote di Maribo’ – Iglesias
Pensieri e preghiere di Maribò a cura di Maria Cristina Manca
Preghiera di Maribo’, scritta nel 1959.
« O Dio Santo, Padre Onnipotente ed Eterno, a nome di Gesù presente in me,
ti prego: fa’ che tutti siano uno,
come tu sei in me e io sono in te;
affinché si faccia un solo ovile sotto un solo Pastore.
Al di là della cortina di ferro ed ovunque trionfa il materialismo, fa’ che io porti la fede ed il fuoco dell’amoreche fa cadere tutto ciò che non è verità.
Là dov’è la guerra, che io porti la pace;
e là dov’è l’odio, fa’ che io porti la fraterna carità,
che tutto pacificamente
e senza rumori
consuma e trasforma.
Là dov’è la freddezza e il ghiaccio del peccato,
fa’ che io porti la consapevole necessità della penitenza
e l’amore alla dolcissima Eucaristia.
Là dov’è la superbia,
fa’ che io porti la coscienza del proprio nulla,
con la rettitudine di intenzione e la mitezza del cuore.
Là dov’è la tristezza,
fa’ che io porti
il gaudio della Redenzione.
Là dov’è il dolore non amato, fa’ che io porti
la consolante realtà
di Cristo crocifisso nelle Sue Membra,
desiderato, abbracciato e festeggiato.
Là dov’è la tiepidezza delle anime consacrate,
fa’ che io porti l’ardore degli Apostoli.
Fa’ infine, o Padre, che io sia un’altra Maria,
immagine vivente della tua Volontà vissuta e consumata.
Che ovunque passi,
io porti Cristo nella sua statura perfetta; affinché ogni uomo
innamorandosi di Lui,
ti scelga quale unico tutto;
e ti metta a base, centro e fine della propria vita.
Così credo e così spero,
per i meriti dello stesso Figlio tuo Gesù Redentore nostro,
e per Maria Immacolata dispensatrice delle tue grazie,
nostra Mamma amabilissima e potente Sovrana »
Maribo’ 24 settembre 1959 Ospedale “San Francesco” di Nuoro
Pensieri di fede
« Che la mia terrena esistenza sia una candida tela tutta ordita e stesa dalle santissime dita di Maria, mia Madre e amabilissima Padrona, dove la penna della Divina Volontà disegni a suo piacimento e gusto.
Voglia scrivervi tanti, tanti, tantissimi nomi di sacerdoti tutti occupati e preoccupati solo di cantare la lode di amore alla Santissima Trinità, e protesi solo alla salvezza della anime.
A me dia di amarlo e di rendergli la massima gloria, e di aiutarlo notte e giorno ad infiammare tutti i cuori; e ad andare col silenzio della mia vita e le quotidiane sofferenze là dovunque un’anima non l’ha ancora scoperto, perché tutti, tutti gli uomini lo amino e lo mettano al primo posto nella loro vita.
Non ho altro desiderio se non quello di amare il mio dolce Signore e vederlo da tutti adorato.
La Santissima Vergine, voglia immettere in ogni mia facoltà i suoi sentimenti di purissimo amore che Lei ha nutrito a Nazareth e sotto la Croce del suo Divin Figlio ».
(Maribò 10 settembre 2006)