“Le vicende della famiglia ebraica dei Carcassona tra Alghero e Chiaramonti ” di Angelino Tedde
A. Denti, Cognomi ebraici nel nord Sardegna prima e dopo il 1492, Youcanprint Self – Publishing, Sennori,Sassari 2014 pp. 167 €. 23,00 (Presso Kioné, VIa Roma, Sassari))
L’affascinante prof. ssa Antonietta Denti, sposata, con due figli, docente delle Scuole Medie Statali, ieri sera in Chiaramonti, con la collaborazione dei professori universitari Marco Milanese e Giuseppe Mele, archeologo il primo e storico moderno il secondo, ha presentato il suo ultimo lavoro di storica, avendo già pubblicato il saggio Chiese e villaggi abbandonati nel territorio di Sennori. Documenti inediti sulla Romangia, Carlo Delfino editore, Sassari 2006, pp. 168 €. 29. Con le immagini e con la parola, naturalmente, ha illustrato il suo lungo e faticoso itinerario di ricerca per ricostruire le vicende della famiglia ebraica dei Carcassona, poi sicuramente convertita, per amore o per convenienza al cristianesimo, attestata ad Alghero fin dal secolo XV e poi trasferitisi in Anglona dove del resto già da tempo dovevano avere i loro interessi commerciali. Con molta perizia la Denti ha illustrato l’origine e le ragioni di questa illustre famiglia ebrea ad Alghero dove resta ancora il palazzo avito dei Carcassona. Per la Denti: “I documenti da me individuati e in buona parte inediti riferiti ad Alghero dimostrano che la sinagoga ebraica, che sino ad ora gli studiosi ritenevano si trovasse sotto la Chiesa di Santa Croce, è in realtà in un’ altra via, e ne colloco esattamente la posizione nella mappa della città.” In questa città collegata, per secoli alla dirimpettaia Barcellona e Marsiglia, questi ebrei di sicura origine di Carcassonne, in Francia, presero residenza nella città catalana e secondo le loro propensioni continuarono ad essere attivi nonostante le disposizioni dei sovrani spagnoli di cui erano anche finanziatori. Da Alghero i Carcassona si mossero probabilmente in seguito alla peste barocca del secicento, prendendo dimora in Chiaramonti, Nulvi e Martis. La studiosa ha individuato fino a 6o cognomi Carcassona dal 1595 al 1857 in Chiaramonti, di cui si favoleggia anche una sinagoga sotto l’antico oratorio di Santa Croce, oggi parrocchiale di San Matteo (intervento di Alma Casula) e la loro presenza nel paese è anche accertata per tutto l’Ottocento e del resto uno dei palazzi che guardano la fiancata nord ovest del vecchio Municipio risulta appartenente a Francesca Carcassona. Insomma, quasi quattro secoli di presenza dei Carcassona in Chiaramonti e negli altri paesi menzionati dell’Anglona.
Il saggio che, purtroppo, abbiamo solo visto in copertina è sicuramente documentato con pignoleria certosina e colloca un altro tassello sulle variegate vicende delle famiglie Carcassona di Chiaramonti. Del resto lo stesso scrivente tanto nel repertorio dei graduati in Sassari dopo il 1767, predisposto sotto la direzione di prof. Gian Paolo Brizzi, quanto negli atti fatti regestare da due brave studentesse barbariceine per ordine dello scrivente, anni fa, sugli atti notarili del notaio Giovanni Maria Satta di Codrongianos, ma esercitante a Chiaramonti dal 1826 al 1867, la presenza dei Carcassona oltre ad essere numerosa è anche doviziosa negl’inventari effettuati dopo la morte dei testatari e dove emerge la vita economica, sociale e religiosa del borgo che fu dominato per alcuni secoli dai Doria di Genova a cui si è interessato lo storico tardo-medievista Alessandro Soddu, docente presso l’Università degli Studi di Sassari. Queste le linee essenziali della presentazione della studiosa. Ad esso si è ben adattato il discorso di Giuseppe Mele che ha collocato nel Mediterraneo gli avvenimenti che interessarono gli ebrei sotto Filippo II e successivamente, il loro apporto professionale di commercianti e banchieri, ma anche la loro presenza prima a Cagliari e poi nella diaspora sarda.
Marco Milanese, ormai chiaramontese di adozione, ha invece messo in risalto che dove i documenti scritti su queste vicende vengono meno soccorrono i reperti archeologici con i classici simboli dell’ebraismo dei sette candelabri sia in metallo sia in pittura e scultura presentati dall’autrice del saggio.
Non è mancata la supence del giallo quando la studiosa ha accennato ad una donna chiaramontese, accusata di stregoneria e poi allontanata, ricoperta di un lenzuolo bianco, su un cavallo e ad altre due donne insidiate da un parroco non certo casto che volendo far processare le due donne che forse non vollero tollerare le sue avances, finì per essere processato e gettato nelle carceri del Castello di Sassari, sede dell’Inquisizione.
Il pubblico composto quasi prevalentemente da intellettuali residenti a Chiaramonti, ma provenienti anche da Sassari, ha seguito con interesse la presentazione della saga dei Carcassona e a più riprese è intervenuto ad alimentare quel fiume di dati che la studiosa ha presentato. Tra gli altri l’intervento di Carlo Patatu e di Claudio Coda, dell’assessora alla cultura chiramontese, del sindaco e di qualche altro studioso del pubblico. Tra i nomi dei Carcassona chiaramontesi dell’ottocvento emersi, si ricordano i graduati fratelli Matteo e Pietro Tedde Carcassona e l’allevatore di cavalli Lorenzo Carcassona di cui parla ampiamente nel suo diario Giorgio Falchi, tra l’altro si menziona di un cavallo offerto a qualche personaggio della famiglia reale che prese parte ad una guerra d’Indipendenza.
Due intense ore di full immertion nelle vicende storiche del borgo, grazie al fascino e all’intelligenza di Antonietta Denti che ha saputo misurarsi tra archivi e documenti con un impegno ammirevole.
A conclusione di questo breve resoconto non ci resta che suggerire alla studiosa ulteriori scavi sulle famiglie ebree così da giungere a tracciare il percorso di questi componenti oriundi del popolo eletto da Dio e costantemente martoriato, tra olocausti e gloria finanziaria, dopo che Tito li cacciò da Gerusalemme, distruggendo la loro città santa e ancora oggi per tanti versi dispersi nel mondo.
Nota della Redazione. Chiarimenti della prof. ssa Denti in merito alla sinagoga di Alghero:
“La storia è ingarbugliata. Sino ad ora storici e archeologi affermavano che la sinagoga era stata trasformata in Chiesa di Santa Croce già dal 1505, perché fu individuato un documento che citava il vico Santa Cruz. Gli scavi di Milanese fatti sotto la chiesa non trovano resti della sinagoga e stabilisce che quella chiesa fu edificata solo a fine cinquecento. Riesco a dimostrare che il nome Canta Croce non si riferiva a una chiesa che sarebbe troppo lungo da spiegare qui. L unica ipotesi che ritengo valida è che la sinagoga non fu mai chiesa, ma abitazione e sfuggì all’ ordine del re che aveva stabilito la trasformazione in chiesa. Sia Giuseppe Mele che Marco Milanese ritengono convincenti le mie prove. La sinagoga non è sito Canta croce e neppure sotto Santa Chiara. Stava vicino e di fronte al palazzo Carcassona, come indicato nella mappa della città di Alghero il puntio esatto dove si trovava…carrer del Castellas poi Sant Elmo…oggi Sant Erasmo. ” Antonietta