II. Promemoria sull’istruzione in Sardegna e la peste del 1652 di Angelino Tedde
Abbiano già detto che con l’arrivo dei Gesuiti si crearono in Sardegna, nel corso del Cinquesento (sec.XVI), quattro collegi dove andò formandosi la classe studentesca sarda: Sassari 1562, Cagliari 1564, Inglesias 1581, Alghero 1588. Nel corso del secolo la popolazione sarda non superò i 50 mila fuochi o nuclei familiari che moltiplicati per 4 fanno 240 mila abitanti. Pochi se ci pensate bene, ma del resto, la penisola italiana non aveva più di 7 milioni di abitanti come del resto l’Inghilterra e, secondo i demografi, in Europa non si supervano i 12o milioni di abitanti. Ad ogni buon conto la classe studentesca sarda nel 1630, presso i collegi gesuitici, raggiunse, secondo Raimondo Turtas, i 2500 studenti (1630). Questi 4 collegi posero le basi essenziali per dare alla società sarda l’opportunità di figure professionali civili e religiose con una discreta preparazione culturale, visto che a dire dei primi gesuiti e non solo di essi la situazione culturale e morale del clero era davvero spaventosa, del resto San Vincenzo de’ Paoli, nello stesso periodo notò la stessa miseria del clero in Francia. Da qui ha inizio il riscatto della società sarda a cominciare dalla seconda metà del Cinquecento. A dar man forte, 80 anni dopo i Gesuiti, (1640) giunsero in Sardegna gli Scolopi che istituirono collegi in punti strategici dell’isola, ma riserveremo ad essi un apposito promemoria con l’indicazione dei collegi e degli anni di formazione. La macchina culturale andava avanti alacremente, ma anche i cicli di peste, secondo lo studioso francese Biraben e il nostro, da poco pensionato Francesco Manconi, andavano alacremente e così l’epidemia di peste, giunta in Sardegna nel 1652, decimò docenti e alunni, professionisti e preti, al punto che nei registri di San Nicola e di Santa Caterina di Sassari, con l’ultimo prete appestato si fermano anche i Quinque libri delle parrocchie menzionate. La peste causò un danno incredibile per la società sarda e credo danni tali che passò quasi un secolo prima che gli studi universitari si mettessero al passo con l’Europa. Gli storici superfiacili spesso elencano una serie di colpe da imputare alla Spagna o ai dominatori di turno, ma la verità è anche che la peste, prendendo le mosse fin dal 300 avanti Cristo, giunse con cicli pestiferi in tutta Europa e creò tali danni le cui conseguenze furono incalcolabili senza contare tutte le altre epidemie che, aggiungendosi ai cicli di peste, seminarono morte e distruzione a tutti i livelli delle attività umane.
Per la letteratura sull’argomento vedere Raimondo Turtas e le sue pubblicazioni sulla homepage. Per la peste oltre il notissimo Biraben e altri autori (vedi wikipedia, Peste) vedi anche per la Sardegna Francesco Manconi, Castigo de Dioo. La morte barocca edito da Donzelli, Roma 1994, 17 euro. Interessantissimo anche il saggio di Salvatore Loi su Cultura popolare in Sardegna tra ‘500 e ‘600. Chiesa, famiglia e scuola.