Accademia sarda: 5 anni esatti di attività (8.10.2008-8.10. 2013) di Angelino Tedde
Son passati esattamente cinque anni dagl’inizi di attività del nostro blog, nel corso dei quali, visibile a tutti, ad oggi contiamo 102.036 visite, di cui grosso modo l’80 % dall’Italia e il 20% dall’estero, supponiamo da italiani o da stranieri. Le città più presenti sono Roma e Milano, le città del Nord più di quelle del Sud e del Centro. Le discipline più ricercate sono la storia, con particolare riguardo l’archeologia; la filologia e la storia della scuola e delle istituzioni educative, seguono le categorie dei versi e dei racconti in limba. Le pagine viste sono state 213.458. Tra gli autori storico-scientifici sono molto ricercati gli articoli di Paolo Amat di San Filippo; ricercatissimi gli scritti filologici di Massimo Pittau e di Mauro Maxia e naturalmente i versi e le prose sarde degli autori pubblicati. Gli autori dei quali abbiamo i profili sono inseriti nelle 38 pagine. Apprezzate le ricerche delle nostre laureate e dei colleghi di storia della scuola e delle istituzioni educative. Gli articoli pubblicati sono 925, i commenti ammessi 260; gl’inglesi cercano in genere di farsi pubblicità, ma noi decisamente li cestiniamo. I Tag sono 72. Peccato che i contributi dei docenti universitari abbiano come scopo la carriera e gli scaffali polverosi, lo stesso dicasi della maggior parte delle ricerche di tesi di laurea. Quest’esperienza dimostra ancora una volta che la scienza non è fatta per essere conosciuta da tutti, ma soprattutto dagli addetti. Insomma i professori universitari studiano per i loro colleghi e per le loro carriere, fatte alcune eccezioni, più che per diffondere il sapere ai vari strati delle classi sociali. Che tristezza! E siamo agl’inizi del terzo millennio. La tenebra, il nascondimento come per i vecchi stregoni è lo scopo dei nostri docenti. Motivazioni: i diritti delle case editrici delle riviste, dei saggi, ma le case editrici sono pagate con i nostri soldi per tenere al buio e per le istituzioni addette il sapere che dovrebbe essere di per se stesso diffusivo. Conosco vecchi e giovani colleghi universitari che quando chiedo i contributi dei loro studi sorridono sardonicamente, alla fine penso che siano contenti di essere conosciuti dalla cerchia dei cultori della loro disciplina ad uso carriera e basta. Io credo che compiano gravi peccati di omissione non ribellandosi alla routine. Internet può essere l’occasione per far conoscere il progresso della tecnica e della scienza, ma questi avari soggetti son tagliati così ed io non ci posso fare niente. Cerco di portare avanti un lavoro di convincimento paziente nella speranza che capiscano. Mi pare che sia dovere di chi sa qualche briciolo di sapere seminarlo e farlo moltiplicare e non tenerselo nei granai ad ammuffire.
Fatta questa breve premessa non ho che da ringraziare tutti coloro che in italiano e in sardo, studiosi e cultori delle discipline, poeti e prosatori, ci hanno dato la materia prima senza i quali non avremmo potuto raccogliere tanti pregevoli contributi. Un grazie anche agli amici blogger come Luigi Ladu, Carlo Moretti, Mario Unali, e numerosi altri che ci hanno aperto le porte e ci hanno fatto sedere alla loro tavola. Per nostra fortuna, salvo qualche eccezione, nessuno ci ha fatto cancellare il loro contributo in nome della privacy che ormai, mentre siamo tutti sotto controllo in mille modi, si richiamano a questa fenomenale sciocchezza che è la legge sulla privacy. In nessuna epoca questa è stata platealmente violata da quando esiste la legge.
Un grazie anche al buon Dio che, in primis, tenendoci in vita e ispirandoci ci dà la possibilità di scrivere e di propagandare la conoscenza e il sapere sia pure limitatissimo attraverso le nostre pagine.
Noi, per meglio chiarire, ci siamo fatti questuanti presso i nostri collaboratori, che ancora ringraziamo, per la diffusione della conoscenza. I contenuti appartengono a loro che generosamente mettono nella bisaccia-blog i frutti del loro ingegno.
Un ultimo grazie ai visitatori che c’incoraggiano ad andare avanti nel nostro cammino e che apprezzano le nostre fatiche di volontariato intellettuale e quando dico volontariato lo dico nell’ultima accezione che vuol dire nel nostro dovere di diffondere la conoscenza.