Dalle origini medioevali alla Baronia di Ossi e Muros (XI-XVIII secolo) di Gesuino Scano
Estratto dal libro su Muros (Sassari) di Gesuino Scano
- 1. La “villa“di Muros dalle origini al Settecento
Il villaggio di Muros inizia ad essere citato nel secolo XI come una delle tante villae medioevali del Giudicato di Torres, della Curatoria di Figulinas.
In tale epoca la villa di Muros non può vantare una certa importanza come le ville di Ploaghe, Florinas, Saccargia, Salvenero, nei cui territori si insediarono istituzioni religiose molto importanti. Ricordiamo la sede vescovile di Ploaghe, soppressa nel 1553, dalla quale dipendeva anche la Rettoria di Muros, il Monastero camaldolese di Saccargia nel villaggio omonimo, l’Abbazia dei Vallombrosani di San Michele nel villaggio di Salvennero, ancora popolato nel 1565.
Il nome “Muros” significa ruderi, muri. La spiegazione etimologica e storica che di Muros fa il noto onomasta Massimo Pittau è molto suggestiva.
“Il toponimo deriva dal latino “murus”, dal sardo “muru” al plurale muros, perciò in italiano letteralmente significa “Muri”. Se la spiegazione etimologica del toponimo è sembra evidente, “invece la spiegazione storica è probabilmente questa: il villaggio ad un certo punto sarà stato abbandonato per uno dei cicli di peste, tra i tanti che a partire dal 300 d. C. si diffusero in tutta Europa fine alle soglie del XIX secolo, oppure sarà stato abbandonato per una decremento demografico, per cui nel suo sito saranno rimasti soltanto muri o ruderi. In seguito il villaggio sarà stato ripopolato conservando però il suo nome di Muros=Ruderi. Se questa spiegazione è verosimile, si tratta di ricercare quale fosse l’originario nome del villaggio di Muros; forse era Tattareddu (= “gigaro” oppure “Piccolo Sassari”), nome di un antico villaggio di cui ancora nell’Ottocento venivano indicate le rovine e che aveva per titolare della sua chiesa San Leonardo.
Il gigaro é la denominazione comune di piante della famiglia delle Aracnee, con infiorescenza a forma di spadice, in logudorese chiamata “tattaroyu”, a Muros “tattaruiu” le cui foglie venivano usate per confezionare sas cozzulas de erda.
Propendere per l’una o l’altra tesi (piccolo Sassari o gigaro), in assenza di qualsiasi fonte, almeno allo stato degli studi, non sarebbe corretto; una ricognizione archeologica però potrebbe chiarire il dilemma.
Per concludere, è impossibile stabilire quale fosse il nome del villaggio di Muros prima del Mille, per mancanza di fonti storiche, tuttavia gli studiosi hanno rilevato che prima di tale data esistevano in Sardegna circa 800 ville, che sono state abbandonate dal XIII e al XIV secolo per dare vita a circa 300 centri rurali, per cui è probabile che l’agglomerato di Muros si sia costituto come la maggior parte dei centri viciniori che man mano sono stati abbandonati accogliendo la popolazione delle cosiddette ville medievali che nel nostro territorio non mancavano. Per circa quattro secoli, dal Seicento al Mille, non abbiamo fonti che possano illuminarci sulle vicende di quell’epoca storica del centro, ammesso che esistesse, salvo scoperte presso l’Archivio Segreto della Città del Vaticano o presso archivi pisani o genovesi, dal momento che non tutto di questi archivi è stato rivelato o come si è già detto non faccia chiarezza uno scavo archeologico che metta in luce reperti che vanno dal Seicento al Mille.
E’ certo, invece, che il territorio di Muros fu abitato fin dalla preistoria e in periodo romano come possono testimoniare i numerosi siti archelogici citati da Nadia Canu, nell’appendice I, e che potranno essere meglio localizzati e illustrati dalle campagne di scavi come si è fatto nel territorio di Sorso e di Chiaramonti, di Siligo e di altri siti della Sardegna.
Come già detto in premessa, le prime attestazioni del villaggio di Muros si hanno nel periodo giudicale, intorno al Mille, quando viene semplicemente citato e compreso fra le tante ville della Curatoria di Figulinas. Qualche secolo più tardi lo troviamo citato nel Condaghe di San Michele di Salvennor e nelle Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV che elencano le decime (tasse per la Chiesa) pagate dalle ville esistenti. Per quanto riguarda le decime e i censi dell’anno 1341 versati da Muros il testo riporta
“item anno XLII, indizione X, pontificatus domini Clementis pape VI anno primo die XXIX mensis septembris habui et recepi pro solutione dictarum a Leonardo Cathonis Canonico et Rectore de Muros plovacensis diocesis alfonsinorum lib VII. “
Il che significa che la parrocchia pagando 7 alfonsini d’oro godeva di una rendita di 70 alfonsini, ne dava 7 alla diocesi che provvedeva poi a passarne una parte a Roma e il resto restava alla diocesi.
Per le decime e i censi relativi agli anni 1346-1350
“Item die ultima iulii a domino Lenordo Cathonis canonico et rectore de Muros lib.unam, sol. Tres.”
Un probabile impoverimento della rendita parrocchiale, dovuta a carestie o a pestilenze, denuncia negli anni suddetti una rendita di 1 alfonsino e 3 soldi, che significa che il reddito degli abitanti si era ridotta a 10 alfonsini e trecento soldi.
Questi dati fiscali documentano chiaramente sia l’esistenza dell’agglomerato, povero quanto si voglia, con un minimo di rendita ricavata dagli abitanti del luogo sia la presenza di una comunità di fedeli.
Muros è citato anche nella De Corographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara fra i possedimenti che il Re Giacomo IV aveva in Sardegna nel 1358 assieme alla città di Ploaghe con il castello di Figulina, il suo sobborgo e i villaggi di Salvennero, Noagra, Bigegni, Seva, Briaris, Codrongianus superiore e inferiore, Mositano, Sebola, Incontra, Muros e Dulnosa nella curatoria di Figulinas.
In base alle fonti storiche finora disponibili, possiamo affermare che Muros, in tutti i primi secoli dopo il Mille, è stata sempre una villa abitata da un numero ridotto “fuochi”
così come del resto avveniva per la maggior parte delle 800 ville dell’Isola.
L’esiguo numero di abitanti della “villa” di Muros e degli altri villaggi è imputabile alla crisi demografica generale che ha riguardato tutta la Sardegna., la penisola e la stessa Europa.
Ricordiamo che l’isola subì sette epidemie di peste negli anni 1348, 1376, 1398, 1404, 1410, 1424 e 1476. Secondo Francesco Corridore “cattive annate agricole sono segnalate nel 1340 e nel 1374 quando si verificò la più terribile carestia del secolo nei paesi mediterranei”.
Il quadro della popolazione della Sardegna non è conosciuto durante il periodo giudicale, perché per tale periodo non abbiamo fonti demografiche, ma a guardare all’organizzazione della società giudicale, alle lotte per ottenere una più forte egemonia tra i giudicati, all’evidente presenza di numerose comunità di fedeli che facevano capo alle varie chiese, alle stesse decime, per quanto falcidiata e in movimento un minimo di consistenza demografica dove pur esserci stata. Per questo periodo ci illuminano i pregiati lavori di John Day e di studiosi che seguendo le sue orme hanno illustrato le ville dell’epoca[1].
Nel successivo periodo iberico i primi tentativi di censimento iniziarono nel secolo XIV e furono fatti con lo scopo di determinare il carico fiscale di ciascuna villa. La rilevazione della popolazione si basava sul “fuoco”, cioè sul nucleo familiare con reddito, considerando ogni nucleo formato da tre o quattro persone. Con questo criterio empirico si presume di conoscere il numero degli abitanti della popolazione nelle diverse ville dell’isola.
Il sistema di rilevazione per fuochi continuò ad essere utilizzato dalle autorità civili fino al censimento del 1688 e da quelle religiose fino al 1751.
Nel censimento del 1698 per la prima volta, accanto al numero dei fuochi, fu indicato anche il numero effettivo degli abitanti di ciascuna villa.
Molti studiosi si sono cimentati nel tentativo di ricostruire i dati demografici e statistici della popolazione della Sardegna nei vari periodi. Questi studi hanno consentito di conoscere alcuni dati storici e demografici del villaggio di Muros.
La più antica statistica fino ad oggi conosciuta è il Dipartimento di Sardegna che comprende la descrizione di tutte le ville, dei luoghi e dei castelli dell’isola soggetti, nel 1358, agli Aragonesi. A quella data il villaggio di Muros contava 20 fuochi fiscali e si presume 80 e più abitanti. In tutta la curatoria di Figulina, comprendente sedici ville (Bedas, Briaris, Cargeghe, Codrongianus susu, Codrongianus josso, Contra, Florinas, Ilvossa, Muros, Muscianu, Noraya, Ploaghe, Saccargia, Salvennero, Seve, Urgeque), la popolazione complessiva era di 432 abitanti, nel 1485 gli abitanti erano 417.
Altre notizie che riguardano Muros, sono desumibili dalla “Storia documentata della popolazione di Sardegna” di Francesco Corridore. Nel 1485 il quadro dei feudatari, fuochi e feudi nella Baronia di Usini (o contado di San Jorge), comprendente le ville di Ossi, Ittiri e Muros Tissi, Uri era il seguente: il feudatario era “lo procurador real mossen Yohan Fabra, i fuochi erano complessivamente 172. Il villaggio di Muros contava 10 fuochi, e 40 abitanti, Nel 1583, nella Baronia di Ossi e Muros, sotto la signoria dei Gujò, i fuochi delle due ville erano 50 e gli abitanti 200.
Nel 1603, nella Baronia di Ossi e Muros, Barone Durante Gujò, i fuochi erano 258. Non è stato possibile riportare i dati della popolazione di Muros secondo il censimento di quest’anno, perché fatto soltanto per contrade.
I dati della popolazione di Muros come del resto della popolazione sarda iniziano a conoscersi in modo più preciso e dettagliato soltanto dal secolo XVII. Nel 1678 i “fuochi” erano 40, nel 1688 erano 34 e le “anime” 86 ( 33 maschi e 53 femmine), quasi alla fine del periodo spagnolo nel 1698 i fuochi erano 42 e le anime 112 (55 maschi e 57 femmine), nel 1728 i fuochi erano 42 e le anime 110, nel 1751 i fuochi erano 40 e le anime 140 (66 maschi e 74 femmine), nel 1771 gli abitanti erano 220, nel 1776 erano 154, nel 1781 erano 203.
Dallo stato delle anime della Diocesi di Sassari desunto dalla visita pastorale del 1781 risulta che Muros aveva un solo sacerdote, che le famiglie erano 50 e le anime 195 (82 uomini e 113 donne), i nati furono dodici, i morti ventiquattro, i cresimati diciotto, i matrimoni quattro (Inventario della R. Segreteria di Stato e di Guerra del Regno di Sardegna conservato nell’Archivio di Stato di Cagliari (Vol. 1283).
A noi il numero degli abitanti potrebbe sembrare scarso, ma c’è da considerare che in Europa nel secolo XVI non c’erano più di 80 milioni di abitanti, che la penisola italiana ne contava circa 7 milioni e che l’intera isola alla fine del secolo XVIII non contava che 360 mila abitanti e di ville come Muros in Sardegna ce n’erano tante. Un ultimo dato, per meglio capire, nel 1562, quando ebbe inizio quella che sarà detta università degli Studi di Sassari, i fuochi fiscali dell’Isola erano 60 mila, vale a dire circa 240 mila abitanti, e si era già in epoca spagnola, in epoca aragonese si giunse addirittura ad appena 30 mila fuochi fiscali vale a dire a 120 mila abitanti. Se si tengono presenti questi dati si possono avere le proporzioni dei fuochi fiscali di Muros che non vanno pensati alla luce della presente popolazione dell’isola e quindi dei suoi centri rurali e urbani.
[1] J. Day