Lo studioso sedotto dalla Figlia dell’Alpino perde il robotino Copernico e sposa la Stella alpina di Ange de Clermont
Avevamo lasciato lo studioso col robotino mangia-acari nella baita a 1800 metri in un’amena località ai confini della Nazione.
La scoperta del museo etnografico gli aveva dato alla testa a tal punto che non si era quasi accorto che la Figlia dell’Alpino lo osservava attentamente e che in cuor suo, visto il semplice casto bacio ricevuto come ringraziamento, andava complottando una raffinata vendetta.
Discesi nel paese, dopo la fruttuosa camminata, raggiunsero l’albergo e si salutarono all’ingresso dell’Hotel. Lei si ritirò nella sua camera e lui stette a guardare un programma televisivo nella sala e alle 22,oo staccò e raggiunse la sua camera per prendere sonno anche perché aveva voglia di stendere le gambe stanche dal ritmo di salita e discesa dalla montagna della Figlia dell’Alpina che chiameremo d ‘ora in poi con un nome d’invenzione Stella.
La donna, che ne sapeva una più del diavolo, mortificata dal mancato trasporto di lui, covò vendetta per l’indomani, visto che lo studioso che, con nome d’invenzione chiameremo Sereno, non si era sprecato in complimenti tutto preso dall’adrelanina della scoperta.
La donna aveva notato come Sereno annusava gli acari degli oggetti scoperti e l’uso che aveva fatto del robotino mangia-acari che convenzionalmente chiameremo Copernico e aveva notato che egli con tanta attenzione lo aveva riposto in una tasca chiusa con bottoncino fuori dello zaino. L’acuto studioso aveva detto alla donna che Copernico aveva bisogno d’aria altrimenti si sarebbe ingolfato e non avrebbe più misurato l’antichità degli oggetti.
Progettò il piano mentre beatamente si faceva un bagno con schampo Samoah. Il giorno dopo avrebbe accompagnato Sereno a vedere una cascata mozzafiato, circondata da alberi ricchi di essenze odorose, compresa una felce afrodisiaca. Una volta ammirata la cascata gli avrebbe offerte verso mezzogiorno, in una delle cime di osservazione panoramica, un pane locale composto di ciccioli suini e di uva passa di cui l’uomo altre volte si era spudoratamente rivelato ghiotto, tanto che finiva per mangiarselo tutto senza lasciargliene una fetta se non proprio la metà. Mentre egli avrebbe degustato il pane, poggiando lo zaino accanto ad un masso, ella avrebbe aperto il taschino e gli avrebbe sottratto Copernico. Aveva studiato mentalmente i luoghi, le mosse da compiere e il furto. La donna riteneva che per un verso la felce afrodisiaca per l’altro verso la focaccia di ciccioli e uva passa avrebbe imbambolato l’uomo. Nel momento in cui lui da personcina a modo l’avrebbe ringraziata, con un movimento di perdita dell’equilibrio sarebbe rotolata qualche metro più del bivacco spingendo lui ad alzarsi e a darle una mano col sistema mano schiena così da aiutarla a sollevarsi, lei avrebbe inavvertitamente accostato il suo petto al viso dell’uomo e si sarebbe stretta a lui per risollevarsi fintamente, ma abbracciatolo per una ricaduta avrebbero ruzzolato entrambi per qualche metro, dopo di che l’uomo sarebbe stato travolto dal morbido fascino della donna e sicuramente l’avrebbe finalmente baciata con una certa passione.
La mattina, alle 8, scesero in sala colazione, si salutarono con un semplice ciao e dopo aver preso il caffè espresso di cui l’uomo andava matto e altri ingredienti locali, presero gli zaini e partirono verso la cascata. Stella come di consueto precedeva Sereno nelle camminate e lui seguiva cercando invano di darsi un contegno per non perdere la faccia.
Non si scambiarono molte parole all’infuori di quelle dell’uomo che disse: -Pensa se riuscissimo a trovare qualche altra baita museo, Copernico mi sembra un pò nervosetto, il che è segno di presenze.-
– Miocaro- ripose la donna- troppa grazia Sant’Antonio, non penso che accanto alla cascata troveremo un’ altra baita.-
Intanto il rumore delle acque della cascata si avvicinava e i due giunsero finalmente in un lembo di paradiso terrestre. L’uomo scattò subito una serie di flash e osservò con meraviglia il luogo incantevole e incantato,tanto che divenne euforico contrariamente al solito. La felce afrodisiaca cominciava a farsi sentire e con essa un certo appetito. Egli posò lo zaino, la donna gli posò vicino il suo, e attese che lui desse uno sguardo ad una guida che illustrava l’amenità del luogo per aprire lo zaino e sottrargli garbatamente Copernico, riponendolo in un piccolocavo di roccia.
Ad un certo punto gli alberi intorno alla cascata nascosero l’ombra e i due si resero conto che era mezzogiorno. La donna mise in opera il suo raffinato piano. Gli diede la focaccia coi ciccioli e l’uva passa che egli cominciò divorare ghiottamente, quando fu quasi alla fine, la donna che lo osservava rotolò per terra, l’uomo si gettò quasi su di lei per aiutarla a rialzarsi, lei, inavvertitamente le pose la mano sulle spalle e i due ruzzolarono appassionatamente l’uno sulle braccia dell’altra.
L’uomo lontano dal suo Copernico fu abbandonato dagli acari e scoprì finalmente il fascino primordiale della passione amorosa. Baciò più volete la donna che fintamente cercò di sfuggirgli, ma di fatto corrispose al suo bacio e con noncuranza lo strinse al suo morbido e profumato petto. Sereno non riconobbe se stesso e gli disse finalmente:- Stella io ti sposo, qui, in questo paese di sogno e domani dormiremo insieme.-
Si alzarono arrossati dalla passione e lui apparve affascinante a lei e lei divenne davvero una Stella per lui.
La sera raggiunsero l’hotel e l’uomo avrebbe voluto lasciarsi trascinare nella camera di lei, ma lei gli disse: Sereno non c’è fretta, la notte porta consiglio.-
L’uomo, finalmente colpito da eros, passò la notte sognando l’indomani. avrebbero trovato una chiesa e con unmetodo spiccio l’avvrebbe sposata.
– La porto dal parroco, gli dico, alla Renzo Tramaglino, sig, parroco questa è mia mogi e lui avrebbe detto questo è mio marito!-
Dormì beatamente e la mattina appena suonarono le campane della chiesa, bussò alla sua portà, la prese per mano e la condusse in chiesa, ascoltarono la messa, più in tedesco che in italiano. Quando videro a conclusione della cerimonia che il prete era entrato in sacrestia e tutti i fedeli erano sgusciati via, prese per mano la donna ed entrato nella sacrestia:- Disse, sig, parroco questa è mia moglie- Lei timidamente esclamò:- Sig. parroco questo è mio marito, ci unisca in matrimonio.- Il prete non si scompose in quelle montagne aveva assistito a episodi del genere, si fece seguire ai piedi dell’altare e solennemente disse- Io vi unisco in matrimonio nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.-
Questa storia va tenuta segreta almeno fino al ritrovamento del robotino Copernico.
Ah, dimenticavo, i due sposi, scelsero di vivere in montagna dal momento che Sereno senza il Robotino Capernico non sentiva più il desiderio di rinchiudersi in archivi polverosi. Soltanto a voi posso dire dove sclesero di vivere, ma non ditelo a nessuno.