Fiesta dell’estate claramontana di Ange de Clermont, foto di Mario Unali
Nessuno può azzardarsi di dire che a Chiaramonti nel corso dell’estate non ci si rallegri tra riti religiosi legati al ciclo liturgico della Vergine e dei Santi e conseguenti feste profane. Del primo ciclo fanno parte la Vergine del Carmelo, l’Assunzione della stessa Vergine, la Sua Nascita e infine il ciclo dei Santi: Santa Giusta, Santa Maria Maddalena, e la fastosa festa patronale di San Matteo Apostolo ed Evangelista, eredità lasciataci dalla famiglia Doria, nel cui quartiere genovese anche oggi esiste l’antica chiesa di San Matteo. Buoni rapporti questa nostra parrocchiale ha anche con Salerno, forse un pò dimenticati, dove i resti dell’Apostolo giacciono. Qualche pellegrinaggio Don Costantino Poddighe, a suo tempo, l’aveva pure effettuato.
Gli ormai altamente istruiti giovani claramontani però non si accontentano delle feste civili tradizionali: cantores a Chiterra, varie band, poeti estemporanei e quest’anno pure una cavalcata di circa quaranta figuranti in costume sardo provenienti da venti paesi limitrofi e qualcuno anche lontano. Non dimentichiamo la reiterazione del carnevale con carri sontuosamente addobbati. Dulcis in fundo, accanto alle manifestazioni religiose e profane non sono mancate manifestazioni letterarie; il secondo volume di fotografie primo-novecentesche, finanziato dalla fortunata fondazione privata di finanziamento americano di Cargeghe, un libro di poesie del vivente e vegeto Stefano Demelas, l’apertura, dopo quasi mezzo secolo, della restaurata Casa Comunale-Scuola (1874) con la mostra di statue restaurate del patrimonio della chiesa parrocchiale e infine la classica Fattoria Didattica del formaggio e della ricotta di Doloretta Truddaiu che anche quest’anno ha fatto scuola.
Chi poi vuole scoprire la preziosità della Fattoria ha pure la sorpresa di trovare un piccolo museo di oggetti e giochi del mondo contadino nella località di Pentuma. Non sto a citare i vari agriturismi che hanno fatto degustare, nonostante la crisi, i prodotti nostrani. Anzi, una bella performance hanno dato anche cuochi e prodotti, volontari della Pro Loco, per la verità supportati non solo dai finanziamenti regionali, dagli oboli comunali e provinciali, ma anche dalle stesse manifestazioni alcune delle quali si sono contraddistinte pro mandigare e buffare a mata franca, Deo gratias!
Pallide cronache di questi avvenimenti sono registrate nel quotidiano provinciale di De Benedetti, pallide e scarne perché lo spazio dato alla nostra pur brillante giornalista corrispondente è centellinato a righe. Mi auguro che la stessa in una sua cronaca personale dia ampio spazio ad avvenimenti che ben meritano di essere illustrati. Infine non posso dimenticare il simposio organizzato dagli amici dello scomparso artista Angelo Truddaiu di cui abbiamo ampiamente detto in questo nostro sito. Scene bucoliche da ammirare in mezzo a sughere millenarie contorte rpssastre ed eloquenti, fattesi custodi del parco di flora, fauna, umani di granito.
Un vero e proprio rinascimento culturale del paese che vede lo sviluppo e la crescita di giovani e giovanissime operatrici culturali, aggressivi e aggressive, nonostante le difficoltà economiche del momento. Io credo che tutti questi filoni culturali, sottoposti ad un serio pensatoio, possano tradursi in attività redditizie, con cooperative composte da tre soggetti una delle quali può farsi promotrice di tutti i prodotti culinari locali da vendere ai visitatori,ma offrire agli agglomerati sardi italiani ed europei; un’altra potrebbe prendere in mano il verde del paese e quello del nostro meraviglioso cimitero monumentale, dove c’è tanto da fare in restauro e manutenzione delle tombe sotto la guida esperta di qualche brava restauratrice che nel paese non manca; altra cooperativa di tre soggetti potrebbe avere in appalto tutti i monumenti e reperti storici (a quando la costituzione del museo storico, contadino, tecnologico?) e previo corso , anche sull’esempio della coop. va Tellus di Sassari, fare visite guidate alle nostre chiese, alle abitazioni settecentesche e ottocentesche che non mancano, ai siti archeologici sia nuragici sia medievali, alle vedute mozzafiato che ugualmente in paese ci sono. Il discorso potrebbe continuare con le sagre non solo della ricotta, ma dell’olio, del pane , dei costumi e delle danze versione locale.
Penso di non aver detto niente di nuovo, ma ci vuole un pizzico d’iniziativa da parte sia dei giovani amministratori sia dei quadri comunali(capiuffici9) eccellenti che non mancano. per tradurre da progetto in attività queste iniziative che altrove, in Emilia in primis, e in altre regioni italiane ed europee vanno avanti egregiamente creando posti di lavoro in tutti i settori economici. dall’agricoltura (vedi GAL), alla trasformazione dei prodotti, al commercio (con le fiere, ad esempio), alla valorizzazione dei beni culturali (musei di vario tipo, l’esempio del museo contadino di Martis non dev’essere snobbato). Altrimenti queste feste o fieste lasciano il tempo che trovano senza incidere sull’occupazione dei nostri dottori e dottoresse che, per quanto fruitrici di uno stipendio modesto, in attesa di meglio, possono vivere e progettare il futuro come molti della mia generazione fecero a partire dagli anni sessanta del novecento che, sicuri di un lavoro anche precario, misure ancor giovani, su famiglia e prolificarono se non tutti generosamente, misero al mondo almeno due figli e bravi quelli che come me ne misero al mondo quattro.
Non cito le cooperative esistenti e funzionanti nel settore sanitario e assistenziale perché sono sotto gli occhi di tutti con relative audaci protagoniste.
Chiedo scusa per le involontarie omissioni, purtroppo, la mia estate è stata finestata da qualche lutto e vari malanni che mi hanno impedito di fruire gli eventi, ma soltanto di gustarli a livello fotografico grazie ad amici generosi e di ascoltarli da questo nido d’aquila che da un momento all’altro pare voglia spiccare il volo verso uno degli undici paesi di cui si gode la vista.
Spero prima che avanzi l’autunno di poter visitare la Casa Comunale-Scuola restaurata, di trovare in libreria le poesie di Demelas, (non rifiuto eventuale regalo per la recensione) e di rivisitare con qualche amico fraterno ancora rimasto il parco di Angelo Truddaiu che occorre pubblicizzare alemo quanto i martesi pubblicizzano la foresta pietrificata, un pò meno il museo contadino.