Oppressione mass-mediatica sul gran caldo di quest’estate che se ne va di Ange de Clermont
Tutti abbiamo avvertito le grandi tempeste di caldo che si sono abbattute nell’emisfero occidentale. Non tutti abbiamo percepito lo stesso schoc sia per la varietà con cui il caldo si è manifestato sia per i rimedi a cui sia in casa come nel lavoro abbiamo affrontato questi eventi. Molti anziani che s’attardavano allungando la loro esistenza oltre misure son passati a miglior vita; l’identica cosa è avvenuta per molti ammalati; altri se la stanno scampando bella, ma non diciamo gatto finché non l’avremo nel sacco. Se questo caldo perdura ci rovinerà le dolcezze dell’autunno e piomberemo direttamente nel freddo vento del giorno successivo ai morti come ogni anno. I fiori debbono pure fare il capitombolo dalle tombe doviziosamente infiorate. Sarà da quel momento l’inverno il pericolo numero uno dei molti anziani, dei molti ammalati e di coloro che venti forti, tifoni, cicloni, ztunami e incidenti vari spediranno al di là della terra. Il sistema solare procede imperturbabile al di là delle nostre fissazioni, previsioni, paure e congetture. Polvere siamo e come tali non possiamo alazare la cresta più di tanto. Dominiamo il mondo, ma fino ad un certo punto. Ci addossiamo il disordine del ciclo del tempo e a volte di quello della vita, ma penso che siamo soltanto dei vanagloriosi, visto che non riusciamo a dominare nemmeno le tempeste economiche, politiche, sociali e i mutamenti improvvisi e imprevisti. Se gli eventi politici, sociali ed economici vanno male ce la prendiamo forse ingiustamente con quelli che stanno nella stanza dei bottoni anche se nella realtà di fronte alle tempeste dei cambiamenti dell’economia ci sono pochi bottoni da spingere, perché essa irrazionalmente si conduce, spesso senza avvertirci e senza consultarci. Gli storici, acarosi e cisposi, cercano con intelligenza di capirci qualcosa, ma quando sembra che abbiano capito, gli avvenimenti vanno diversamente dalle loro percezioni e dalle loro vane costruzioni o ricostruzioni degli avvenimenti. La mia età vicina al tramonto mi permette di dare un lungo sguardo al passato. Di acqua sotto i ponti ne è passata, indubbiamente dall’economia del porco del mondo contadino cambiamenti ce ne sono stati: non siamo nati con la gioia dell’acqua in casa e tanto meno col gabinetto e le fognature sotto le strade. I nostri paesi d’estate parevano appestati con l’odore familiare, ma nonostante ciò non meno nauseabondo del letame che ammorbava l’aria. In compenso era bello abbeverarsi alle sorgenti o all’anfora che le mamme collocavano all’ingresso di casa in una nicchia a portata di mano, con dentro un mestolo di sughero per bere quando eravamo assettati. Meravigliosi erno i giochi che tutti i bambini inventavano utilizzando tutoli di granoturche, canne, sambuco e pale di ficodindia o si giocava a birilli con le bacche di quercia nelle strade a volte di terra battuta a volte di acciotolato. Che dire di mezzi di trasporto animali, asini e cavalli e carri trainati da buoi oppure lunghe camminate per ore per raggiungere una meta. Il mondo contadino procedeva lento, silezioso e si svegliava quando la terra si sposava colo sole , addormentandosi quando stanca dava le spalle a questo astro, solo figurativamente in movimento, ma saldo come quella fornace di varietà di gas che si rivela agli occhi imbambolati degli astrofisici, uno più tonto dell’altro perché le sciocchezze che hanno scritto negli ultimi cento anni, man mano sono state svelate da altri cosiddetti scienziati le cui sciocchezze verranno scoperte nei prossimi cento anni. Però non voglio inveire contro chi ha fatto saltellare l’uomo sulla luna e adesso Curiosity su Marte, mentre qui balliamo col portavoglio che man mano diventa sempre più vuoto per l’insaziabilità dei mercati dove invisibili gnomi dal cervello corto puntano a far profitto illic et immediate ben sapendo che dopo qualche giorno tutto il raccolto si potrà incenerire con loro. Insomma si procede senza sosta, ma la cosa più schifosa che si stava vivendo e l’annuncio dei malanni metereologici che ci aspettano, non è sufficiente che ci dicano che questa sarà la settimana più calda del secolo, ma che potrà esserlo ancora di più se ci prendiamo il gusto d’incendiare i boschi. che la produzione dell’uva si è ridotta e si è dovuto anticipare la vendemmia, che il granoturco si sta seccando a causa delle secca delle irrigazioni e che i fiumi stanno scomparendo, che la produzione di cereali degli USA, granaio del mondo, si sta seccando nei campi e che potrebbero prender fuoco. Diteci, in anticipo, che stiamo per seccarci anche noi e che domani saremo ridotti a stoccafissi così compreremo tanta acqua da affogarci nelle vasche da bagno, a meno che anche quella non evapori per l’eccesso di caldo. Che cos’altro avete da dirci dannati redattori che con l’aria condizionata state preparandovi ad una bella broncopolmonite e ad un colorato funerale? Dite che vi fate cremare, già, siete dal palato fino, ho capito. Non pensate che i gestori dei forni crematori vengono beccati periodicamente con le mani nel sacco e con i cadaveri gettati nelle discariche? Non sapete che nelle urne del caro estinto al posto della cenere hanno messo sabbia raccolta presso le spiagge o i greti dei fiumi in secca? Finiamola di farci male con le previsioni, non le vogliamo sapere, non ce ne importa niente, vogliamo vivere l’estate così come viene giorno dopo giorno senza che voi ci rompiate la testa con tutte le catastrofi e trombe d’aria che sicuramente arriveranno, ma di cui non ora non vogliamo sapere nulla. Ho preso un martello e spaccato come un folle iconoclasta tutti i televisori che sono in casa,a mia moglie non è rimasta che la conversazione col gatto nero che tutti ci invidiano e tutti ci insidiano e perciò vigiliamo. Oggi però è sano, col pelo lucido, dietro la sua padrona che riordina le stanze visto che dormiamo all’inglese, oguno nella sua stanza per dormire e lavorare, intorno a un solo tavolo per pregustare gli ultimi bocconi dell’esistenza senza udire più le catastrofi del mondo. Non le vogliamo? Mettiamoci a pane e ad acqua, facciamo silenzio, prendiamo il rosario e immergiamoci nella vita futura, quella eterna, non quella dannata terrena che ci propinano cronisti incerottati.