Due o tre cose sull’amore e l’economia a Bologna di Marco Bortolotti
Parole appetitose si fanno leggere. Qui, nella pagina studentesca, l’amore non sarà la fiamma che brucia, consuma e presto si spegne. Sarà piuttosto un ragionevole amore universitario per gli studenti, come quello che si prova per i libri, per gli studi. Amore offerto, fontana che trabocca.
Nella foto c’è l’amore quando comincia. La ragazza è studentessa, porta sul petto, appese ad un laccio, le insegne dell’ordine goliardico del Fittone, accarezza con lo sguardo Pablito, studente di Salamanca, abbigliato con le vesti cinquecentesche della Tuna. Sono belli e giovani, si sono conosciuti nelle feste del maggio sulla scalea di San Petronio, si piacciono, mostrano il loro diritto ad emozionarsi. Dovrebbero piacere a tutti, eppure a qualche bolognese gli studenti danno fastidio. Con malinconico stupore ho sotto gli occhi una delle lettere inviate alle rubriche di vita cittadina, ricettacolo di malumori.
Annuncia uguale litania: a Bologna gli affitti sono cari per la corpulenta domanda studentesca, gli studenti fanno rumore e non ci lasciano dormire, sporcano e sono troppi, ingorgano i servizi destinati a noi, diligenti, ordinati, cittadini bolognesi.”Quem deus vult perdere, prius dementat”. Sciogliamo questi grumi di ignoranza imprevidente. Ai bolognesi brontoloni ed anziani – senza gli studenti la città diventa cronicario – suggerisco una gita ad Ivrea:osservino cosa accade ad una città privata della risorsa attorno alla quale aveva costruito la sua fortuna. Bologna vive di studenti, tutta l’economia, società e cultura ne è pervasa. Renzo Orsi, studioso docente di economia, ha pesato la “risorsa studenti” nelle sue ricerche, riassunte nel saggio pubblicato nel 2003 in Alma Mater degli Studenti. Seguo le sue argomentazioni: la presenza degli studenti “contrasta la flessione della domanda di beni e servizi originata dalla contrazione della popolazione residente”, gli studenti colmano un vuoto. I 490.748 bolognesi residenti del 1970 sono diventati 378.356 nel 2002. Ancora, “…nella città di Bologna viene trasferito reddito prodotto in altre regioni”. Il farmacista di Crotone, l’avvocato di Chieti, assegna al figlio, studente a Bologna, la congrua mensilità, spesa nell’affitto “nero”, in libri, trattorie, cinema, vestiti. Conserviamo e restauriamo l’idoneità studiosa della città, usbergo della sua economia.La ricerca “consente di affermare che l’indotto economico derivante dalla presenza degli studenti domiciliati fuori sede a Bologna è valutabile in circa 300 – 320 milioni di Euro e in circa 3200 posti di lavoro…alle spese sostenute dagli studenti vanno aggiunte le spese che l’Università deve sostenere per il suo funzionamento…circa 420 milioni di Euro…conseguentemente l’impatto economico complessivo derivante dalla presenza dell’Alma Mater nella città di Bologna è valutabile in 700 – 740 milioni di Euro.” . Cifre rapportate all’oggi sarebbero ben superiori. Soldi che fanno vivere la città nel benessere opulento ed ingrato; rare infatti come ricorda il Rettore nella relazione annuale, le donazioni di privati all’Università, frequenti nelle Università europee. Gli studenti non portano solo soldi, donano giovinezza e vivacità del vivere, hanno determinato l’architettura continua e totale della società bolognese che ha spazio, proporzione, ritmo, l’odore degli studenti. La società bolognese è nella sua parte più significativa, società universitaria, fatta da studenti, studiosi e docenti legati da vincoli intellettuali ben più nutrienti di quelli nazionali, di razza e classe. Vincoli di intelligenza e sapere “l’aula universitaria si occupa della educazione progressista…emancipa, è tollerante, assimila il processo di apprendimento a un’idea sociale”. Vogliamo bene alle aule piene di studenti, insieme ai benefici della prospera economia, tentano di arginare le sopraffazioni e ostentazioni provocatorie del mondo maleducato.
La Tuna, termine castigliano, equivale alla nostrana goliardia.Ringrazio l’ispanista Maurizio Fabbri per il suo delizioso libro Dialogo entre dos tunantes pubblicato nel 2002 e giunto alla biblioteca del museo degli Studenti. La citazione dell’aula universitaria viene da Northrop Frye, Cultura e miti del nostro tempo, Milano,Rizzoli,1969,p.102