Un altro anno, il 2011, se ne va dalle nostre menti e dai nostri corpi di Ange de Clermont
La terra come un’immensa nave da crociera continuerà a girare intorno al sole indifferente ai nostri calcoli cronologici, ai nostri cicli del tempo, ai nostri cicli della vita, ai nostri cicli liturgici, ai nostri corpi e alle nostre menti che invecchiano. Come la terra anche l’intero universo è indifferente alle nostre vocine inconsistenti, a volte pacate, a volte irose, spesso sgraziate. Del relativo numero di scienziati che da nanetti cercano di sporgersi con strumenti inadeguati, l’universo e anche la terra non si cura, non calcola gli anni e tanto meno i cicli che pure col suo offrirsi al sole nei più svariati modi induce.
L’uomo, da piccolo calcolatore scassato, si erge come un pidocchio, si abbassa, balla intorno al suo limitato ambiente, poi va nella tomba, se nella terra umida meglio, se in una tomba, peggio, come ci è dato vedere nei videoclip di alcune esumazioni su you tube. Ora poi c’è l’abitudine di ignorare la morte, di non pensare né tanto meno meditare sulla morte. Quella scimmia sofisticata che dagli evoluzionisti è considerato l’uomo, a vederlo bene, è in balia di tutte le forze della natura che viene platealmente negata. Tutto quel che avviene in questo minuscolo paese, di cui una bella fetta è rappresentata da vecchi rimbambiti, un’altra da pochi bambini e giovani bamboccioni, un’altra dai primi della classe che si parlano addosso e vorrebbero essere indifferenti al mutar degli eventi di questi pidocchi pensanti. Da quest’isola rozza, popolata di scimmie in evoluzione rallentata, non si odono che piagnistei continui attraverso i cosiddetti mezzi di comunicazione dove si agitano i pidocchi più odorosi e da poco tempo le rane più vanitose. Al sentirle gracidare si rizzano i pochi capelli della corona della testa. Sempre la stessa musica: pare che abbiano scelto gli animali più sfigati a trasformare eventi complessi in episodi da cronaca nera, giudiziaria, sociale. Le cavallette delle TV nazionali non fan che ballare, mentre i ghiri dei gornali telecopiati non fanno che ripetere la solita canzone: siamo alla rovina, stiamo precipitando, andremo in fallimento, ci vuole una banca europea, ci vuole un banchetto sardo, la brutta valchiria tedesca ci prende per la gola e ci strangola connivente il nano sarkò, a digiuno sessuale dalla puerpera Carlà.
E tutti i pidocchi odorosi ad obbedire, a stringere la cinghia, ad annullare il nostro orgoglio marcio di pensionati, di lavoratori delle mani, di lavoratori della mente, i primi si fan pidocchi grassi, i secondi si afflosciano sulle sedie davanti ai nuovi giocatoli. I del tutto folli preparano i fuochi d’artificio per questa mezzanotte che nelle nostre ottuse menti e nei nostri fragili corpi darà inizio al nuovo anno che sarà pure bisestile (per alcuni sostanzialmente iettatore), per altri fausto, per altri infausto, per le agenzie funebri, per gli operatori cimiteriali, per quei becchini dei forni crematori saranno affari d’0ro checché ne dicano i pidocchi con l’ombrello o, se volete, le scimmie in evoluzione. Fate voi liberamente!
I credenti, i veri adoratori di Dio, in primis glia ammalati, i clochard, le caste vergini di clausura e i monaci salmodianti, le vedove tristi, i morti di fame, gli orfani, e tutti coloro che adorano in spirito e verità, si prodigano per il prossimo, tutti costoro avendo come punto di riferimento Dio, Eterno Bene , Eterna Sapienza, Eterno Amore, abbandonata la stretta veste di pidocchi profumati e di scimmie in evoluzione, si prostrano e offrono a lui quello che nella loro mente è il futuro, ben sapendo d’essere amati e un giorno che vale quanto mille anni e mille anni valgono quanto un giorno, saranno accolti nella patria celeste. Dio creatore dell’Universo, degli angeli invisibili e dell’uomo non va in default né può essere turbato da una pidocchia crucca né da una scimmietta nana franco-ungara. Non parliamo del nostro pidocchiume di Montecitorio o di Palazzo Madama, delle sedi delle scimmie camussiane, e tanto meno delle latrine dette banche, a quanto pare a bocca asciutta di contanti come i sardi pastori, che dico, allevatori! Prima giravano col gregge adesso dormono in odorose coperte nei centri abitati e urlano di più per il mar remunerato latte delle pecore ingrassate a progesterone.
Nelle nostre menti l’anno vecchio se ne va con tutti i mali che ci siamo procurati e le paci che ci siamo tolte e le demonizzazioni che abbiamo creato per giungere a questo governo di pidocchi e scimmie, primi della classe, che ci strizzeranno ben bene il portafoglio. Molte donne, vere assolute padrone del peculio familiare, ancora non hanno compreso la mistica del capo del governo, l’anno che nelle nostre vacillanti menti verrà, sarà per loro quello d’un insegnamento duro e puro: spendano di meno e paghino più tasse a questo mostro insaziabile che si chiama Stato, Burocrazia, classe politica, fogna partitica.
La terra, indifferente, l’universo nella sua armonia, continuerà a girare e se potesse ridere ci annienterebbe con le sue risate fragorose simile alle cascate del Niagara.
Noi, unendoci al salmista, al di là di tutte le paure di questo infausto fine anno, preferiamo cantare:
– Coeli enarrant gloriam Dei et opera munum ejus annuntiat firmamentum!-