Il pessimismo del Fmi si coniuga con Moody’ circa il piano europeo
L’andamento al cardiopalmo delle borse europee
L’entusiasmo per l’accordo europeo del 9 dicembre sembra finito. A fine mattinata, Milano perde il 2,37 per cento, Parigi l’1,84, Francoforte il 2,15, Londra lo 0,88. L’agenzia di rating Moody’s ha espresso perplessità sull’accordo e annunciato che rivedrà le valutazioni dei Paesi europei. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha intanto fatto sapere che l’intesa di Bruxelles potrebbe non bastare.
“L’assenza di misure per stabilizzare i mercati nel breve termine significa, per la zona euro e l’Ue più in generale, restare soggetti a nuovi shock e che la coesione della zona euro rimane sotto una minaccia costante” afferma Moody’s in una nota. La revisione dei rating dei Paesi europei dovrebbe avvenire nel primo trimestre dell’anno prossimo. Il vertice di Bruxelles, secondo Moody’s, è stato incapace di prendere “decisioni politiche decisive” per superare la crisi.
Bocciatura parziale anche dall’Fmi. Secondo l’istituto di Washington, l’accordo raggiunto per una nuova unione fiscale e di bilancio europeo va nella giusta direzione, ma non rappresenta una vera soluzione complessiva per la crisi del debito europea. Lo ha detto il capo economista del Fondo, Olivier Blanchard. “Attualmente – ha spiegato – sono più ottimista di un mese fa, ci sono stati dei progressi”. Quello che è successo la settimana scorsa – ha aggiunto – “è importante, è parte della soluzione, ma non rappresenta la soluzione”. Secondo Jürgen Stark, membro del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce), il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale in Europa sarebbe sbagliato. Nel frattempo, si segnala che in Gran Bretagna il vice premier Nick Clegg, leader dei liberaldemocratici, ha espresso riserve sulla decisione del Governo di non aderire alla riforma dei Trattati Ue. Intanto, la Bri (Banca dei regolamenti internazionali) ha dichiarato che “l’Italia dovrebbe essere in grado di sostenere tassi alti per alcuni anni”.
Dall’Osservatore Romano