Nell’agro di Nulvi al posto del vitello un cinghialetto orfano – di Mauro Tedde
La madre uccisa in una battuta di caccia, lui si è fatto «adottare»
NULVI. Gli danno la caccia da settimane. Sperano di «fulminarlo» quando esce allo scoperto, ma lui sinora non si è fatto sorprendere. Chi gli fa la posta nascosto per ore nella macchia mediterranea non usa però armi da fuoco, ma macchine fotografiche e grossi teleobiettivi. Tanto che ormai è divenuto una specie di star inseguita dai paparazzi.
È un cinghiale, si chiama Biberon. Rimasto orfano dopo una battuta di caccia che gli ha portato via la madre, ha pensato bene di procurarsi il latte necessario allo svezzamento succhiando le grosse mammelle delle mucche di una piccola mandria che staziona nei pascoli attorno a Monte Entosu, a Nulvi. E anche se ora è svezzato ed è diventato un bel cinghiale adulto e dall’aspetto non proprio tenero, alla poppata quotidiana non rinuncia. Ogni mattina dopo l’abbeverata del bestiame spunta fuori da uno dei suoi innumerevoli nascondigli nella macchia e dopo aver individuato le mammelle più invitanti aspetta che la «titolare» si sdrai a ruminare. Biberon entra in azione fulmineo e prima che la mucca riesca goffamente a rialzarsi ha già fatto colazione. Il giovane cinghiale sembra abbia preferenze ben definite: predilige il latte della Lola, la sua mucca di riferimento, forse perché più mansueta delle altre o perché è quella che si è lasciata intenerire quando era solo un piccolo esserino dal manto tigrato e lo ha, per così dire, lasciato fare. Ora anche i proprietari della mandria si sono affezionati a questa presenza e lasciano che i fotografi provino a cogliere l’attimo. Ma ancora nessuno c’è riuscito. Antonello Manca, che insieme ai fratelli è titolare di un noto agriturismo che sorge a poca distanza, racconta che quel cinghialetto ha iniziato a frequentare le sue mucche quando era un cucciolo disperato per la perdita della madre.
«Seguivamo le sue mosse con il cannocchiale e abbiano notato che era riuscito a conquistare la fiducia di una mucca in particolare, che consentiva al piccolo di fare una poppata extra. Lo ha praticamente adottato e allevato, tanto che ora Biberon pascola con loro, bruca l’erba e segue la mandria, anche se sempre con cautela ed estrema diffidenza, e aspetta l’occasione propizia». Il veterinario del paese Alberto Lorrai afferma di non aver mai registrato un caso di questo genere. Giusto fra i «cugini» maiali si è, raramente, verificata un’adozione di questo genere, ma mai un animale così selvatico aveva osato tanto.
Ora i Manca sperano che l’istinto porti Biberon a lasciare, prima o poi, questa sua vita agiata e a ritornare alla macchia. Ridiventare un cinghiale a tutti gli effetti è consigliabile anche per la sua sopravvivenza. Il tran tran bovino e la mansuetudine ormai acquisita rischiano di appannare i riflessi di Biberon e di renderlo facile bersaglio di una doppietta senza scrupoli appena sarà riaperta la caccia grossa. Mamma Lola ne soffrirebbe troppo.
20 agosto 2011 Da “La Nuova Sardegna”