L’esperienza profonda di Sant’Agostino nel ricordo della Chiesa
La Chiesa ricorda Sant’Agostino. Padre Casciano: c’invita a cercare sempre la verità
Il 28 agosto del 430 moriva ad Ippona, in Algeria, il vescovo Agostino; oggi la Chiesa lo ricorda come padre e dottore della Chiesa. Tra i più grandi pensatori cristiani, Sant’Agostino ha scritto 93 trattati, circa 500 sermoni ed oltre 300 lettere. Assai note le Confessioni, opera tra le più lette al mondo, in cui il vescovo di Ippona si racconta come in un diario, ripercorrendo la sua adolescenza e il cammino che lo ha condotto a consacrarsi a Dio. Le spoglie di Sant’Agostino sono custodite a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove, dopo la visita del Papa, il 22 aprile del 2007, sono fiorite iniziative culturali e religiose divulgate sul sito . Ma che cosa apprende chi oggi si avvicina a Sant’Agostino? Tiziana Campisi lo ha chiesto al priore della comunità agostiniana di Pavia padre Giustino Casciano:
R. – Penso che la prima cosa che apprende chi si avvicina oggi a Sant’Agostino è che esiste una vita interiore. Non esiste solo la vita esteriore del benessere fisico, della ricerca delle soddisfazioni materiali, ma esiste anche una vita interiore. Agostino ci dice di tornare al nostro cuore perché è dentro il nostro cuore che possiamo trovare la gioia, la verità, la felicità che cerchiamo. Lo dice al mondo di oggi proprio attraverso la sua esperienza, perché da giovane ha fatto questo cammino: prima dedicandosi completamente alla carriera, alle soddisfazioni esteriori, dove però non ha trovato la vera gioia, poi, attraverso la lettura dell’Ortensio di Cicerone e di altri libri, dopo aver cercato invano la verità in diverse filosofie e dopo varie esperienze di vita, ha capito che esiste una vita interiore, una vita profonda. Quindi credo che la cosa più immediata che si apprende da Agostino è proprio questa ricerca che va al di là di ciò che è soltanto sensibile ed esteriore: una ricerca che tocca il cuore, che tocca le profondità della psiche, le profondità dell’anima, della persona.
D. – La scoperta dell’interiorità a cosa conduce con Agostino?
R. – Porta a scoprire la Parola di Dio, a scoprire testimoni della Parola di Dio che hanno vissuto prima di noi. Credo che l’incontro con Agostino ci porti a scoprire il valore dell’amicizia, però in Dio. Il suo cammino è durato molti anni e lui dice che anche quando già si è trovata la verità la si deve cercare ancora. Anche quando ha già trovato la gioia, Agostino la continua a cercare, perché – dice lo stesso Agostino – la gioia è qualcosa che sazia ma non sazia mai in maniera totale e completa.
D. – I giovani possono trovare attuale Sant’Agostino?
R. – Direi proprio di sì. Primo perché nel suo libro più famoso, le “Confessioni”, ci descrive la sua adolescenza, la sua giovinezza, ci descrive la sua ricerca della felicità nell’amore umano, gli errori che ha commesso… Quindi i giovani, nella descrizione dell’interiorità di Agostino e delle sue esperienze, possono trovare un vero amico e poi una grande attualità perché Agostino ha trovato le risposte alle sue inquietudini e ce le offre in un linguaggio estremamente moderno.
D. – Appena otto giorni fa si è svolta la Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. In che modo Agostino può accompagnare il cammino di quanti vi hanno preso parte?
R. – Credo che Agostino possa dire ai giovani di cercare Gesù, cercare la verità, la gioia, rimanendo uniti alla comunità cristiana; di non separare mai Gesù dalla Chiesa, ma di cercare il Signore proprio nella realtà ecclesiale. Certamente nella comunità cristiana ci possono essere anche difetti che possono essere messi in luce per essere corretti, ma la cosa più importante che Agostino ci insegna è che la Chiesa è la nostra madre, è il nostro rifugio, la colonna della verità e della luce, che ci consola e guida verso il futuro. (bf)
Dal radiogiornale vaticano del 28 agosto 2011