5 Aprile 2011
Categoria : cristianesimo
Paul Bhatti: un martire contemporaneo del Pakistan
“Paul Bhatti: mio fratello, precursore del dialogo interreligioso in Pakistan e martire”
Roma (AsiaNews) – “Abbiamo perdonato gli assassini, perché questo insegna la fede cristiana ed è ciò che ci ha trasmesso nostro fratello”, ma rimane il desiderio di “ricerca della verità” e il proposito di continuare “il lavoro di Shahbaz per il Pakistan e le minoranze religiose”. È quanto ha sottolineato oggi Paul Bhatti, fratello del ministro per le Minoranze assassinato il 2 marzo scorso a Islamabad, in una conferenza organizzata oggi dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. Mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad e neo presidente della Conferenza episcopale pakistana, ha ricordato i funerali di Shahbaz, durante i quali è stata esposta la bandiera pakistana ed è stato eseguito l’inno nazionale: “il Paese – afferma il prelato – ha perso un uomo di grande integrità e morale”.
“Shahbaz Bhatti, una vita per il dialogo e la convivenza in Pakistan” è il titolo della conferenza promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, alla quale hanno partecipato: Paul Bhatti, presidente della All Pakistan Minorities Alliance (Apma) e neo “consigliere speciale” del Primo ministro pakistano per gli affari delle Minoranze religiose; mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad e presidente della Conferenza episcopale pakistana; Syed Muhammad Abdul Khabir Azad, Grand Imam della moschea Badshahi di Lahore; Franco Frattini, ministro italiano degli Esteri; Andrea Riccardi, della Comunità di Sant’Egidio e Marco Tarquino, direttore del quotidiano cattolico Avvenire.
Paul Bhatti ringrazia “a nome della famiglia e del popolo pakistano Benedetto XVI, per il sostegno dimostrato e le preghiere”. Il fratello sottolinea che “abbiamo perdonato” gli autori del delitto, secondo gli insegnamenti “della fede cristiana e di nostro fratello”; ma questo non fa venire meno il proposito di “ricerca della verità”. La famiglia ha trascorso momenti di profonda tristezza, ma resta forte “la testimonianza di un uomo che ama la verità” e si è battuto per “impedire l’entrata in vigore della shariah, la legge islamica”. Di recente Paul Bhatti è diventato consigliere speciale del premier per le minoranze religiose. La nomina, in base al 18mo emendamento varato nei mesi scorsi, eslude la presenza di un ministro federale con il medesimo portafoglio; la carica di ministro per le Minoranze non potrà quindi essere affidata all’ex senatore indù Khatu Mal Jeewan, indicato nei giorni scorsi dalla Commissione elettorale come sostituto di Shahbaz Bhatti.
Il fratello ricorda inoltre il lavoro per “le popolazione alluvionate e i terremotati” e l’impegno per una diffusione dell’istruzione nelle aree rurali e alle donne, oltre alla battaglia della vita: “il dialogo interreligioso, la libertà e la dignità individuale di ogni persona”. Egli riferisce i consigli di quanti – anche in famiglia – hanno suggerito a Shahbaz di lasciare l’incarico o tutelarsi per le minacce ricevute: “ci ha risposto – racconta Paul – che ha affidato la sua vita nelle mani di Gesù e non intendeva negoziare la propria fede”. “Continueremo il suo lavoro – annuncia il consigliere speciale del premier per le minoranze – ma ho bisogno dell’aiuto di tutti”.
“Un martire della fede” che ha lavorato “per interpretare – non abrogare – la legge sulla blasfemia, perché finiscano gli abusi” legati alla norma. Così Franco Frattini, ministro degli Esteri, ha ricordato la figura di “un collega e amico”, che è morto per difendere Asia Bibi – 45enne e madre di cinque figli, condannata a morte in base alla “legge nera” – e proporre modiche ad una legge che causa vittime innocenti. Un destino analogo a quello di Salman Taseer, governatore del Punjab ucciso nel gennaio scorso, e che rende Shahbaz un “martire nella lotta a difesa della libertà religiosa”. Fra i successi ottenuti dal ministro, Frattini sottolinea la quota del 5% riservata alle minoranze negli uffici pubblici.
Syed Muhammad Abdul Khabir Azad, Grande imam della moschea di Lahore, definisce Shahbaz Bhatti “ambasciatore di pace nel mondo”. “Si sente la sua mancanza – sottolinea il leader musulmano – perché il suo lavoro a favore del dialogo interreligioso era fondamentale, ma il fratello Paul continuerà la sua opera”. Egli bolla l’uccision di Bhatti come “un assassinio contro l’umanità” e del ministro riconosce il suo essere “precursore nel lanciare per primo l’idea del dialogo interreligioso in Pakistan fra musulmani, cristiani, indù: è il primo che ha posto il problema della convivenza” in modo netto e su un piano politico-sociale. Sulle orme di Shahbaz Bhatti, l’imam Abdul Khabir Azad ricorda che “il dialogo è l’unico elemento per portare la pace” e per far questo è necessaria “l’apertura al confronto”.
Da ultimo è intervento Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad e presidente dei vescovi pakistani, ricordando che Bhatti “aveva a cuore tutte le minoranze religiose del Paese”. Del ministro ricorda “l’appartenenza alla nazione” per cui “tutti siamo pakistani e uguali di fronte all’altro”, senza distinzioni di credo religioso. Bhatti, continua il prelato, aveva a cuore “l’ideale di Ali Jinnah, il fondatore del Pakistan” ed era “sincero nel suo lavoro”.
Mons. Coutts parla di un progetto ideato da Shahbaz Bhatti: dar vita, a Islamabad, ad un centro per il dialogo interreligioso, che fosse circondato da luoghi di preghiera diversi a seconda della fede, ma che permettesse poi “a tutti di incontrarsi in un unico edificio, al centro rispetto a tutti gli altri. E doveva essere aperto, tutti avrebbero potuto entrare”. Nella storia, conclude il prelato, ci saranno sempre estremismi, ma vi saranno anche persone “come Bhatti, Gandhi, Martin Luther King che hanno lavorato per la pace nel mondo”. Infine la grande eredità lasciata da Shahbaz Bhatti: promuovere il dialogo interreligioso è compito del governo e proprio grazie a lui “si sono mossi i primi passi in questa direzione”.(DS)