Ghiandonia, 4 novembre 2090. Spogliati, spudorata! Spogliati spudorato! Il braccio forte della Legge (inchino!) – di Antonio La Morte
Frugando tra le vecchi carte di mio nonno, morto a 100 anno nel 2037, ho trovato questa lettera ingiallita, inviata (o forse no) al direttore di un giornale che, dopo il suo suicidio , (questo ho appreso dalle mie ricerche) era andato in fallimento.
Ecco il testo:
“Direttore carissimo, in questi ultimi giorni, dopo lo desbragamiento (il termine spagnolo è più castigato) della giornalista e dell’attempato membro (sic) laico del GMI tutti hanno fatto lo gnorri e sembra che non sappiano che in Glandonia, quando intervengono carabinieri, poliziotti o altri tutori della legge, magari in casa alle 5,00 del mattino o nel cuore della notte lo desbragamiento è di prassi.
Ora è vero che oggi esistono altre forme di desbragamiento (le intercettazioni, la consegna alla stampa delle stesse, la pubblicizzazione delle stesse registrazioni), ma comunque l’evento più eccitante è il desbragamiento corporeo. Giovani e vecchi indagati, donne mature e giovani donzelle: i carabinieri non guardano in faccia stavo per scrivere, non guardano nel sedere nessuno.
Ricordo di un mio giovane amico, strappato alle cinque del mattino dalle costole della consorte e della figlioletta, portato in galera e lì denudato, fotografato e fatto dormire in mutande in un cesso maleodorante e sporco di sterco. Il giorno, dopo condotto in manette all’aeroporto e da lì, non potendo atterrare gli aerei per il forte vento, fu condotto ad un altro aeroporto da cui fu imbarcato con due poliziotti. Giunto all’areoporto nazionale, caricato di peso in un cellulare carcerario, fu portato per cirva 600 km di percorso (per poco non vomitò lo stomaco sulle manette) davanti ad una procuratrice della Repubblica, ben truccata e con i capelli tinti in rosso, desiderosa di interrogare l’indagato, per dare poi in pasto ai giornalisti famelici le cose che il presunto colpevole di reato informatico, coordinatore presunto a livello internazionale di una filiera di delinquenti abominevoli, avrebbe detto. Il poveretto, tramortito, calato all’improvviso in un mondo surreale, riuscì meno male a dire con voce flebile: – Mi avvolgo della facoltà di non rispondere!- Irata, la procuratrice, dalla galera ritornò nei suoi uffici con le pive nel sacco . Il poveretto, imprigionato, fu rilasciato 15 giorni dopo dal momento che, la proca (abbreviazione) si era resa conto di aver preso un grosso granchio di scoglio.
Spostiamoci per un attimo nella scena mediatica. Un colpo sordo di gong, su una mappa del globo, annunciava: – Sgominata una banda di…internazionali.-
Nelle abitazioni gli ascoltatori si sentirono appagati: la Giustizia si muove, mette le mani addosso e punisce in nome del popolo di Ghiandonia. Quel popolo non seppe mai che si trattava di una ventina di internauti che stavano al gioco le cui fila tiravano gli agenti provocatori. Sei mesi d’intercettazione nell’abitazione del poveretto e dei poveretti: 20 ragazzi dall’età media di 23 anni.
Allo scadere dei 5 anni, patteggiando ne uscirono con lievissime sanzioni. Le famiglie non potevano permettersi di spendere decine di milioni per dimostrare l’innocenza dei loro giovani e d’altra parte il patteggiatore non nega il reato, ma nemmeno lo ammette.
Con questa brillante operazione la signora proca continuò a dormire sogni beati, gli agenti provocatori della polizia postale si convinsero di aver compiuto atti eroici (e furono premiati sia dalla conscienza sia dallo Stato (inchino!) e 20 individui rimasero scioccati per anni, insieme alle loro famiglie. Parecchie famiglie andarono a catafascio.
I quotidiani in quei giorni vendettero più numeri, fantasticando cose innominabili, gli avvocati guadagnarono fior di quattrini per liberare dal braccio forte della legge dei poveri ragazzi che si erano lasciati ciurmare dagli agenti provocatori della polizia che, quando i reati non si compiono, bisogna produrli e far lavorare tanta gente, dando una boccata d’ossigeno ai produttori di mezzi informatici e di spionaggio appena agli inzi, ma si sperava in grandi affari.
La proca finì per alcuni giorni sui quotidiani (più tardi lasciò la toga per darsi alla politica). Le vittime di questo desbragamiento portarono finché vissero il marchio dell’infamia del braccio forte della Legge.
Nella repubblica (democratica?) di Ghiandonia le cose andavano così, allora, adesso è un’altra cosa! Ora è finito il desbragamiento, i giudici ci vanno cauti e i giornali si occupano finalmente di cose serie e pare che vendano di più. Ma allora signor direttore, gli eventi avevano preso quella piega! Meno male che i protagonisti son tutti morti e hanno finito di soffrire! La riverisco. Antonio La Morte “