Categoria : archeologia

Le sepolture femminili della Sardegna fenicia – di Rita M. Serra

Le sepolture non sono semplicemente il luogo di riposo eterno di chi visse nel passato sono anche contenitore di informazioni su chi fosse il defunto in esse contenuto. Queste sono la testimonianza ultima della sua vita, che con esse viene consegnata ai posteri.

Da tale presupposto parte lo studio delle sepolture femminili della Sardegna fenicia e punica, nella speranza di leggere al loro interno delle informazioni utili a comprendere chi fosse la donna fenicia di Sardegna, quale fosse il suo ruolo all’interno della società. Purtroppo, infatti, le informazioni relative alla donna fenicia, scarsissime per quanto riguarda la madrepatria, sono nulle per a le colonie d’Occidente e la Sardegna in primis. Per sopperire a tale carenza si è deciso di portare avanti questo studio, nella speranza di aver liberato, almeno in parte, dall’oblio questa fondamentale figura della società. Per fare ciò sono state prese in considerazione tutte quelle sepolture presenti nelle necropoli di Bitia e di Monte Sirai ritenute femminili, in maniera più o meno certa.

Le sepolture prese in esame, collocabili fra il VII e il V secolo a.C., sono sia a cremazione (collocabili nella più antica fase fenicia) che a inumazione (principalmente collocabili nella seguente fase punica tranne che per qualche eccezione riscontrata nella necropoli di Monte Sirai). La percentuale di quelle ritenute femminili si aggira attorno al 18% del totale (vedi grafico 1).

Di esse sono stati presi in esame principalmente i corredi, confrontandoli con i coevi maschili.

Va premesso che il rituale funebre della società fenicia e punica prevedeva la deposizione, all’interno delle sepolture, di tre tipi di corredo:

A. Il corredo rituale

B. Il corredo d’accompagno

C. Il corredo personale

A. Il corredo rituale era composto dai vasi utilizzati nel corso della cerimonia funebre ossia la brocca ad orlo espanso (utilizzata per le libagioni in onore del defunto) e la brocca ad orlo espanso (utilizzata per spargere gli oli profumati sul corpo del defunto). Non sempre questi due vasi sono presenti contemporaneamente all’interno della sepoltura.

B. Il corredo d’accompagno era formato essenzialmente da forme aperte e in primis il piatto

C. Il corredo personale era formato da tutti quegli oggetti appartenuti al defunto in vita e che ora lo seguivano anche nella morte.

Analizzando la presenza di tali elementi all’interno delle sepolture femminili si è notato come solo una piccolissima parte di esse presenti tutte e tre i tipi di corredo mentre, nella maggior parte dei casi, manca il corredo personale (grafico 2). Questa assenza è importante visto che vengono a mancare tutti quegli oggetti, come detto precedentemente, appartenuti al defunto in vita e pertanto sicuramente suoi.

Procedendo con ordine si può affermare che i vasi del corredo rituale, la brocca a bocca bilobata (fig.2)

e quella ad orlo espanso (Fig.3),

sono ugualmente presenti in tombe maschili e femminili attorno al 84% dei casi. Il fatto che questa percentuale sia quasi identica può essere letto come un indice di parità, almeno dal punto di vista rituale, fra uomo e donna. Per quanto riguarda gli altri oggetti del corredo uno studio di essi ha posto in evidenza un fatto molto particolare. La maggior parte delle tombe femminili, al contrario di quelle maschili, mostra la presenza di una altissima percentuale di forme ceramiche aperte quali coppe, pentole(fig.4),

spiane bacini. Tutte queste forme aperte erano legate, nella vita comune al consumo, alla conservazione e alla cottura dei cibi; le pentole in particolare paiono essere un elemento legato esclusivamente ad individui femminili. Questo legame col cibo e col suo consumo porta immediatamente all’associazione di essi con la cucina e con la casa. Questa presenza non può pertanto essere interpretata solo come una coincidenza; da sempre, e non solo nel passato, il legame fra la donna e la casa è sempre stato fortissimo e l’estraneità di questi elementi nei corredi maschili rafforza ancora di più questo legame. Sulla base di ciò non si può non vedere in questi corredi una rappresentazione simbolica della donna quale donna di casa, padrona di casa. Fra queste forme ceramiche vale la pena soffermarsi sulle coppe, frequentissime e in taluni casi anche ricchi oggetti di imitazione greca (fig.5-6).

Questi oggetti non erano altro che dei recipienti legati al consumo del vino, particolare che ci riporta a uno degli aspetti della civiltà fenicia tanto criticati, il banchetto o meglio il Marzeah. Questo prevedeva il consumo del vino fra uomini che si consideravano come pari. A tale pratica in Grecia, e successivamente in Occidente, partecipavano esclusivamente gli uomini; per l’Oriente invece pare fosse consentita la partecipazione anche agli individui femminili. Tale ipotesi è in parte confermata dal rilievo del palazzo di Assurbanipal a Ninive (fig.7)

che rappresenta una scena di Marzeah nella quale la regina è rappresentata seduta di fronte al consorte mentre, come lui, beve vino da una coppa. La presenza di tali contenitori all’interno delle tombe femminili in esame può, pertanto, essere vista come una prova della diffusione di tale rituale anche negli insediamenti in esame o almeno dell’accettazione dei suoi principi. Tra l’altro i calici, forme ugualmente legate al consumo del vino, sono anche tra le poche forme aperte presenti nelle tombe maschili.

Prendendo in considerazione i rari casi in cui sono presenti oggetti relativi al corredo personale si può notare come questi possano essere interessanti e dare una qualche informazione utile:

⋅ La collana ritrovata nella T.2 della necropoli di Monte Sirai è composta da numerosissimi vaghi di varie forme e materiali e fra di essi sono sicuramente interessanti tre amuleti: uno rappresenta una scrofa, gli altri due sembrerebbero una rappresentazione della dea Iside (fig.1).

La particolarità di questi amuleti, e della dea Iside in primis, è che sono la rappresentazione della nascita, della maternità e possono pertanto essere letti come una rappresentazione della donna nel suo ruolo di madre.In realtà il richiamo al fondamentale ruolo di madre è sicuramente ribadito con forza in tutte quelle sepolture femminili in cui è presente anche una deposizione infantile, mentre esiste un solo caso in cui l’infante era sepolto con un individuo maschile, e in questo caso il bambino sembra essere qualche anno più grande rispetto agli altri. Generalmente queste sepolture sembrano dimostrare che il bambino non sia sopravvissuto a lungo alla morte della madre, cosa comprensibile vista l’età dei bambini.

Sempre dal corredo personale della defunta provengono anche gli unguentari (fig.8).

Questi erano dei piccoli vasi utilizzati per contenere sostanze profumate ed essenze che venivano sparse sul corpo in una sorta di cura di bellezza. Accanto a questi sono da segnalare le pissidi (fig.9).

Questi cofanetti si suppone fossero utilizzati per contenere “cosmetici” solidi, anch’essi utilizzati per la cura del corpo, per la bellezza. Pertanto l’immagine che emerge dal loro ritrovamento è quella di una donna che curava il proprio aspetto, della donna come emblema della femminilità.Le donna fenicie, tra l’altro, sono sempre state “dipinte”, fin dai testi biblici, come delle donne molto belle, capaci di usare la loro sensualità per ottenere i propri scopi; immagine non proprio elogiativa ma che conferma questa propensione alla bellezza.

Per quanto generico e del tutto ipotetico il quadro che emerge dai corredi analizzati è quello di una donna in primo luogo madre, ruolo a cui viene dato una grandissima importanza. In secondo luogo di figura legata alla casa e a tutte le attività ad essa legate; ma contemporaneamente una figura non marginale a cui è consentito partecipare ai banchetti, almeno in via del tutto ipotetica, e quindi parte attiva della società in cui viveva. Ultima ma non per questo meno importante, donna come simbolo di femminilità e bellezza.

Commenti

  1. Ringrazio, a nome di tutta la redazione,la giovane dtt.ssa archeologa fenicio-punica che ci ha offerto quest’articolo e il collega Piero Bartoloni per l’assenso dato.
    I nostri visitatori, appassionati anche di archeologia, saranno lietissimi di leggere l’articolo che apre orizzonti sulla società sardo-fenicia. Grazie infinite a nome di tutti i nostri visitatori.
    Angelino Tedde

    scriptor
    Dicembre 12th, 2010
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