Un intervento sulla chiesa di Romana di Stefano Castello
Egregio Direttore,
avendo già notato da molto tempo la vostra pubblicazione dell’articolo sulla scoperta della chiesa di San Giovanni di Sottoterra ma non avendo avuto modo prima d’ora di poterVi scrivere – poiché impegnato proprio nell’elaborazione degli studi riguardanti la presenza in Sardegna dell’Ordine equestre ed ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme detto di Rodi detto di Malta, e nella loro divulgazione attraverso importanti attività, come gli ultimi convegni di studio ad aprile scorso a Stintino ed a settembre scorso a Bosa e la visita guidata a San Leonardo di Sette Fontane – anche se in ritardo, senza dilungarmi troppo, esprimo alcune precisazioni nell’interesse di chiunque voglia conoscere la realtà delle cose.
Per chi ancora non mi conosce, come Libero Ricercatore di Storia medievale e di Storia dell’Arte medievale mi occupo ormai da vent’anni delle vicende legate agli Ordini equestri ed ospedalieri nei Regni giudicali sardi. In questo senso, è nata la mia collaborazione col CNR ed in particolare con l’I.S.E.M. di Cagliari, nell’ambito della commessa di studio dal tema Gli Ordini religioso-cavallereschi, volta a far si che si possa finalmente realizzare una più giusta e reale ricostruzione delle vicende degli Ordini equestri nei Regni giudicali sardi, tutto ciò nell’ambito della storia dell’Europa Mediterranea.
In particolare, avendo il sottoscritto recuperato e studiato i “cabrei” inediti dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, nei quali sono descritte minuziosamente le proprietà mobili ed immobili – documenti che mi accingo a pubblicare integralmente – ho sviluppato e proposto anche al Comune di Romana un progetto di ricerca per il recupero di tali preziosissime informazioni, allo scopo di ricostruirne la storia e le origini, e per dispiegare i fenomeni, i mutamenti economici, sociali, istituzionali che hanno investito anche la comunità di questo centro abitato, secondo una metodologia che partendo dalla storia della Sardegna si inserisca nel contesto della storia generale europea.
Se può essere di interesse, alla pagina web http://www.medioevoinsardegna.it/Stefano%20Castello.htm sono elencate la mia attività culturale e le mie pubblicazioni.
Riguardo l’articolo che avete pubblicato, voglio sottolineare e rimarcare che era sì già pubblicato nel sito del Comune di Romana ma senza che sia stato concordato col sottoscritto dagli autori – per le ragioni che cito qui appresso – e per questo motivo, su mia esplicita e motivata richiesta all’attuale amministrazione, è stato spostato dalla homepage del sito istituzionale in attesa di essere sostituito da altro assai più pertinente e corretto, visto le ricerche storiche sono le mie e che la scoperta dell’ubicazione della chiesa di San Giovanni l’ha fatta il sottoscritto e non altri, come tutti da anni già sanno sia a Romana che negli ambienti di studio.
Mi spiace leggere che sia stato proprio Luca Sanna, con il quale ho redatto il progetto di scavo fornendo la parte storico-documentale, a segnalarvi l’articolo di due persone che non definirei certo “professionisti”, in quanto hanno utilizzato per i loro scopi le notizie tratte sia dal citato progetto di scavo che dagli studi già pubblicati dal sottoscritto, tutto ciò senza concordare il testo ed addirittura attribuendosi la paternità della scoperta.
Chi infatti conosce le mie pubblicazioni già edite, presenti nelle principali biblioteche ed archivi isolani, che nascono da atti di convegni di studio – ed in particolare Ordini equestri in Sardegna. I Cavalieri di Malta a Romana, in Romana. Insediamento umano, tradizioni e lingua, a cura di Michele Pinna, Sassari, 2007, pp.49-68; e Dimore rurali e arte sacra a Romana (SS): la chiesa di San Giovanni di Sottoterra dell’Ordine di Malta, in Luoghi e Arte, atti del Convegno (Romana, 12 dicembre 2009), (in corso di stampa) – noterà alcune frasi identiche come ad esempio “… attraverso lo studio di alcuni documenti medievali e in seguito a verifiche toponomastiche e cartografiche si è intuito che la chiesa che veniva citata poteva trovarsi proprio in regione “Costa Piras”, località nota tra gli abitanti del paese come “Sa Cheia” …”, dove chi intuì a suo tempo è proprio il sottoscritto qui innominato.
E ancora: “ … La chiesa di San Giovanni Sottoterra veniva citata in alcuni documenti ritrovati negli archivi storici di varie biblioteche nazionali ed estere che dimostravano come il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, noto come Ordine di Malta, possedesse nella zona interessata numerose proprietà mobili ed immobili, facenti capo alla Commenda di San Leonardo di Sette Fontane presso Santulussurgiu. I documenti in questione erano degli inventari di beni che venivano compilati periodicamente durante le visite che dovevano accertare lo stato dei possedimenti dell’ordine, immutati dal medioevo fino almeno agli inizi del 1800. …”: informazioni di cui gli autori erano all’oscuro per loro incompetenza, e delle quali solo il sottoscritto era già a conoscenza per essere il solo ad avere in possesso la copia originale di questi documenti ancora inediti, dei quali mi appresto alla pubblicazione.
Ad onor del vero, preciso che l’ubicazione della chiesa di San Giovanni di Sottoterra l’ha scoperta il sottoscritto nella primavera del 2005 sulla base degli studi sulle citate fonti documentali inedite e di numerose verifiche toponomastiche in loco, e solo nella primavera del 2007 l’ha resa pubblica in presenza dell’ex Sindaco di Romana Dott. Giannetto Piga e del Sig. Giovanni Sole abitante di Romana, e quindi alla popolazione tutta di Romana nel corso di un convegno del dicembre 2007 del quale sono noti gli atti.
E’ il sottoscritto che convinse nel 2007 l’ex sindaco Piga ad intraprendere delle investigazioni, che inizialmente dovevano essere di indagine geognostica e che invece finirono per fortuna come campagna di scavo. Il progetto di scavo – che rammento è stato elaborato nel maggio del 2009 da Luca Sanna per la parte tecnica e dal sottoscritto per la parte storico-documentale – è stato quindi utilizzato dall’Associazione culturale Aiduentos che il 3 novembre 2009 ha iniziato lo scavo archeologico su incarico del Comune di Romana, in accordo con la responsabile di zona della Soprintendenza Archeologica.
Questo è quanto.
Piuttosto, Vi preme segnalarVi che l’ultima foto in basso da Voi pubblicata nella Vostra pagina web, non riguarda affatto l’edificio di San Giovanni di Sottoterra, il quale non ha alcun muro in elevato ma solo due camere scavate sottoterra, e che quindi appartenendo evidentemente ad un altro diverso sito andrebbe eliminata.
Stendo infine un velo pietoso sull’ing. Massimo Rassu, spuntato come una “amanita phalloides” anche in questa situazione, per il quale l’unico vero lavoro di ricerca è quello di “fare delle scoperte negli appunti dei veri ricercatori”, e tutti coloro che lo conoscono sanno di cosa parlo (sic!), e sul quale pende una mia denuncia per violazione di copyright, non solo per aver “copiato malamente” i testi dei miei studi già pubblicati anche nei miei siti web, ma addirittura per aver “copiato pari pari” la grafica degli stessi siti web di mia propria creazione originale. CHE VIZIO !!
In attesa di segnalarVi l’imminente pubblicazione dei già citati atti del convegno “Luoghi e Arte”, dove saranno presenti sia le informazioni storiche facenti parte anche del progetto di scavo e sia gli studi e le elaborazioni sugli esiti dello scavo archeologico, vi invito a vedere il video dell’intervista di Franco Ferrandu al sottoscritto, andata in onda a marzo su Videolina, e visibile all’indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?v=ZN2tUtZ6B34
Restando a disposizione per qualunque eventuale altro chiarimento e confronto in merito, invio cordiali saluti.
info@medioevoinsardegna.it
Commenti
Egregio direttore,
Riguardo alla lettera del signor Stefano Castello, con particolare attezione al punto nel quale si accenna ai cabrei relativi all’Ordine Gerosilimitano, vorrei far notare che tali Cabrei sono già stati pubblicati integralmente nella mia tesi di dottorato europeo in “Fonti scritte della civiltà mediterranea”, istituito a Cagliari, presso la Facoltà di Lettere, e diretto dalla prof. Luisa D’Arienzo. Prima di questo lavoro (che – ripeto – ha avuto la sua conclusione con una pubblicazione dottorale)gli studiosi conoscevano l’esistenza di un solo cabreo, scoperto da mons. Alberti a Malta. A mons. Alberti va riconosciuta la scoperta del cabreo del 1627-29, a me la scoperta e la pubblicazione degli altri.
In terzo luogo: esiste da qualche anno un gruppo di studiosi, formato da appassionati, cultori della materie e anche accademici che si occupa in maniera scientifica dell’argomento degli ordini militari e che dà la sua piena disponibilità per far conoscere i risultati delle ricerche.
Vi allego alcune indicazioni bibliografiche reperibili al seguente indirizzo (http://www.theologi-ca.it/home.php?id=61&inc=docenti).
Cordiali saluti.
Prof. Emanuele Melis
Aprile 8th, 2011
Esimio Prof., grazie per il suo contributo. L’autore dell’articolo potrà prendere atto di quanto lei ha scritto ed eventualmente chiarire le omissioni.
Angelino Tedde
Aprile 8th, 2011