Risposta di Luca Sanna a Stefano Castello
Mi duole leggere il disappunto nei miei confronti di Stefano Castello solamente per aver segnalato un articolo, seppur preliminare, che dovrebbe servire ad ampliare le sue ricerche. Onestamente non ho mai amato cimentarmi in simili diatribe, ma il fatto stesso di essere stato citato mi obbliga a fare alcune precisazioni.
Vorrei fare una breve premessa ricordando a tutti che la direzione di interventi simili (ricerche archeologiche sul campo) è, e rimane delle due Soprintendenze per le relative competenze, salvo casi particolari nei quali comunque non rientra questo di Romana.
Posso confermare che, benché alla Soprintendenza archeologica ci fossero già delle segnalazioni relative al sito in questione, tale ricerca senza l’interessamento e la persistenza con il Sindaco di Romana di Stefano Castello probabilmente non sarebbe mai iniziata, ma altrettanto onestamente devo precisare che Stefano Castello non è un archeologo, pertanto non capisco il senso delle sue precisazioni.
Stefano Castello ha dato il suo supporto storico (svolto secondo me in maniera egregia), ad una scheda di progetto per uno scavo archeologico che analizza le fonti materiali del sito in questione.
Molti illustri esponenti di questa “accademia” possono confermare che una buona ricerca archeologica parte sempre da una base storica, e per il medioevo sardo questo è il pane quotidiano. Personalmente ogni qualvolta mi son trovato ad iniziare una ricerca archeologica ho sempre cercato il supporto di qualcuno che conoscesse bene il territorio e la storia locale, altresì mi sono appoggiato alla bibliografia edita, e qualche volta inedita, citando ovviamente sempre coloro che mi avevano supportato in questo.
Nel testo dell’articolo riportato in questo pregevole luogo virtuale mi pare di leggere il nome di Stefano Castello legato al suo prezioso lavoro di ricerca svolto, mentre non mi pare assolutamente di leggere che il Dott. Carenti, ne tantomeno la Dott.ssa Gasperetti si attribuiscano alcuna paternità della scoperta del monumento, anzi riferiscono chiaramente che “Lo scavo archeologico ha confermato le ipotesi sull’esistenza della succitata (dalle segnalazioni di Castello) chiesa nel territorio comunale”.
Mi pare poi di leggere la descrizione di un monumento archeologico così come è apparso agli occhi degli archeologi che l’hanno scavato e documentato stratigraficamente per tre mesi, mi sembra di leggere di preesistenze che vanno dalla fine del III secolo a. C. al IV secolo d. C., e comunque tutte “scoperte” archeologiche che solo per alcuni aspetti hanno a che vedere con le ricerche di Stefano Castello, ovvero in termini di conferma e completamento dei suoi studi sul monumento, mediante due discipline complementari l’una all’altra come la ricerca documentale e l’archeologia.
Pertanto non c’è motivo alcuno perché il testo di un articolo assolutamente preliminare legato all’indagine archeologica e pubblicato da coloro che per tre mesi hanno svolto le indagini nel presunto sito di San Giovanni venga concordato o condiviso con Stefano Castello, in quanto tratta appunto dei dati preliminari di una ricerca archeologica nella quale lui ha avuto il compito di fornire un apporto storico-documentale.
Esattamente come non deve essere concordato o condiviso con il sottoscritto, che benché abbia partecipato alle fasi preliminari della scheda di intervento archeologico, non ha assolutamente seguito la campagna di indagini archeologiche.
Posso certo confermare che le parti storiche (una decina di righe) inseriti nell’articolo preliminare sullo scavo archeologico realizzato fanno parte della relazione che Stefano Castello fornì per la scheda di progetto che però è agli atti della Soprintendenza e che chiunque può consultare.
Detto questo continuo a non capire la protesta di Stefano Castello. Se vuole la direzione di un lavoro di scavo, temo che questo sia impossibile proprio dal punto di vista burocratico e legale, se vuole la paternità della scoperta, non ci sono problemi, ma è importante ripetere e sottolineare il fatto che nell’archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro esisteva già una segnalazione ufficiale precedente all’interessamento di Castello, se vuole una giusta e doverosa riconoscenza per il lavoro svolto, sono pronto a farlo (come sempre ho fatto) sottolineando l’importantissimo e completo lavoro da lui svolto.
Non starò a dilungarmi oltre, e nemmeno a parlare delle professionalità altrui, cosa secondo me inopportuna, trovo solo che ci sia modo e modo di esprimere la propria opinione, in maniera più o meno condivisibile ma certamente legittima se fatta educatamente.
Mi scuso per il dibattito poco costruttivo, trovo che questo “luogo culturale” meriti di meglio, ma ringrazio comunque per lo spazio concesso.
Vi saluto Cordialmente.
Luca Sanna