Santa Chiara d’Assisi tra ageografia e storia di Pietro Messa
San Francesco d’Assisi può essere in un certo qual modo definito “il santo di Gregorio IX”, tanto che presso il Sacro Speco di Subiaco non si ebbero dubbi nel raffigurarlo accanto al Pontefice quasi fosse un suo attributo iconografico. Infatti se quando era ancora il cardinale Ugolino d’Ostia conobbe l’Assisiate ed ebbe un ruolo non secondario nello sviluppo dei frati minori, da Papa – con una decisione più unica che rara – prese personalmente l’iniziativa della sua canonizzazione e commissionò a frate Tommaso da Celano la narrazione della vicenda del nuovo santo, ossia la Vita beati Francisci.
La stessa storia sembra ripetersi con santa Chiara e Papa Alessandro IV: infatti fu proprio il cardinale Rainaldo di Jenne con la lettera Quia vos del 16 settembre 1252 ad approvare la Forma vitae, ossia la Regola, di Chiara e una volta divenuto Papa la canonizzò ad Anagni nell’agosto 1255, commissionando sempre a Tommaso da Celano la stesura della sua vita, ossia la Legenda sanctae Clarae virginis.
Pur restando un punto di riferimento importante per la conoscenza della santità di Chiara d’Assisi, anche quest’ultima opera cadde sotto il giudizio implacabile della “storiografia del sospetto” secondo la quale agiografia corrisponde soltanto a mitizzazione, contrapponendosi alla verità storica che va cercata altrove; lo stesso autore divenne incerto e si aprì una vera e propria questione in merito.
Così nel caso di Chiara d’Assisi fonte d’eccellenza furono ritenuti gli atti del Processo di canonizzazione, anch’essi però guardati con un certo sospetto essendo giunto a noi soltanto in un volgarizzamento della fine del xv secolo.
In tutto questo garbuglio di sospetti, diffidenza, e domande insolute si inoltra il volume di Marco Guida, Una leggenda in cerca d’autore. La Vita di santa Chiara d’Assisi appena pubblicato nella collana “Subsidia agiografica” dalla Société des Bollandistes (Bruxelles, pagine 259, euro 65).
Caratteristica di questo studio è che, pur non trascurando le diverse problematiche e acquisizioni della storiografia clariana, si confronta direttamente con le fonti primarie, ossia la lettera Gloriosus Deus con la quale Innocenzo IV il 18 ottobre 1253, a soli due mesi dalla sua morte, dava ordine al vescovo di Spoleto di dare inizio all’inchiesta di canonizzazione, gli Atti del processo di canonizzazione, la bolla di canonizzazione Clara claris preclara, e infine la Legenda sanctae Clarae virginis. Riguardo a quest’ultima opera affronta il problema inerente alle diverse attribuzioni, cioè Bonaventura da Bagnoregio, Tommaso da Celano oppure un letterato della Curia romana.
Grazie a una sinossi cromatica di questi testi – di cui disponiamo l’edizione critica grazie soprattutto al lavoro prezioso di Giovanni Boccali – Marco Guida giunge a risultati sorprendenti. Prima di tutto che il volgarizzamento degli Atti del processo di canonizzazione, fatto dalla clarissa Battista Alfani del monastero di Monteluce di Perugia, è stato svolto con un grande rigore filologico e rispetto dell’originale testo latino, per cui risulta una fonte affidabile. Secondariamente che l’autore della Legenda sanctae Clarae virginis quando non attinge da altre fonti nominando san Francesco lo denomina spesso pater, testimoniando così la sua appartenenza ai frati minori.
Inoltre in quest’opera l’agiografo inserisce delle aggiunte proprie dalle quali appare chiaramante che ebbe modo di documentarsi circa alcuni particolari della vita di santa Chiara. La prima annotazione riguarda il periodo che va dalla sua fuga dalla casa paterna alla promessa di obbedienza a frate Francesco, in cui ci furono degli episodi importanti quali il taglio dei capelli nella cappella della Porziuncola, la permanenza presso il monastero benedettino di San Paolo e la chiesa di Sant’Angelo di Panzo, lo stabilirsi definitivamente presso la chiesa di San Damiano nelle vicinanze di Assisi.
Altre informazioni importanti trasmesse dalla Legenda sanctae Clarae virginis riguardano il rapporto tra Chiara e i diversi pontefici, ossia Innocenzo III, Gregorio IX, Innocenzo IV e lo stesso cardinale Rainaldo di Jenne, futuro Alessandro IV.
Tuttavia in tale opera vi sono anche omissioni, che certamente non sono casuali, quali ad esempio alcune sue visioni giudicate non confacenti a un certo modello di santità, il desiderio di martirio sorto in seguito alla notizia dell’uccisione per la fede di alcuni frati minori in Marocco (i cosiddetti Protomartiri francescani le cui reliquie ora sono conservate nella chiesa di Sant’Antonio in Terni), la conferma della Regola da parte di Innocenzo IV.
Al termine del suo studio – in cui non manca di smentire mediante l’analisi attenta delle fonti affermazioni date per acquisite da autorevoli studiosi – Marco Guida giunge ad alcuni risultati importanti quale ad esempio l’attribuzione certa della Legenda sanctae Clarae virginis al frate Tommaso da Celano, per diversi decenni agiografo ufficiale di san Francesco. Uno studio questo che, come afferma Jacques Dalarun nellaPrefazione, costituisce un contributo importante non solo per gli studi francescani e clariani, ma per quelli agiografici in generale, mostrando come un certo sospetto continuo verso le fonti agiografiche risulta alla lunga solo un logorante pregiudizio ideologico che impedisce di vedere sia i nuclei di realtà storica narrati, sia la lettura teologica che di essi l’autore vuole offrire.
(©L’Osservatore Romano – 11 agosto 2010)