Maestra fascista o solo maestra a Mussolinia? di Angelino Tedde
Si parla tanto di fascistizzazione degl’insegnanti presupponendo che tutte le maestre fossero di sicura fede fascista e che la loro principale preoccupazione fosse quello d’inculturare fascisticamente i propri scolari. Dalla lettura della cronaca scolastica della maestra nuorese Rosa Salvietti si evince che in lei prevalesse soprattutto la sua preoccupazione di essere un’insegnante tra bambini spesso precocemente inviati al lavoro, costretti a fare dei chilometri per raggiungere la scuola e catapultati dal Veneto in una città di fondazione a contatto con compagni di scuola sardi. Commentare ulteriormente la cronaca sarebbe come togliere al lettore la trasparenza dei sentimenti ivi espressi.
ANNO SCOLASTICO 1928-1929, CLASSE I-IV, INSEGNANTE ROSA SALVIETTI
CRONACA ED OSSERVAZIONI DELL’INSEGNANTE SULLA VITA DELLA SCUOLA.
10 Novembre.
Quest’anno ho due sole classi miste: la prima con 34 alunni e la quarta con 6.in tutto 40 bambini dei miei vecchi alunni Sardi me ne sono rimasti solo che cinque, gli altri son tutti figli di coloni Polesani. I bambini nuovi non parlano per niente la lingua italiana per cui è difficile capirli e farsi capire. Parlano il dialetto Veneto per me addirittura incomprensibile, e per quanto mi sforzi a spiegare loro le prime lezioncine, il mio lavoro per giornate intere è finora senza alcun risultato!
20 Novembre.
Sono scoraggiata! È già una settimana cha sto coi miei nuovi alunni e ancora non riesco a capire se questi piccoli mi amano e ascoltano con piacere la mia parola. Sono così taciturni, così apatici che neanche la mia affettuosità e l’amorevolezza dei compagni Sardi li fa rallegrare e sollevare. Eppure penso che solo la mia infaticabile opera può trasformarli e render meno triste il loro soggiorno quassù; solo io devo comprendere le cause di questa ostinata apatia devo saper aprire questi misteriosi cassettini…ma ho paura che la chiave si spezzi!
22 Novembre.
Oggi ho condotto la scolaresca a fare una piccola passeggiata in campagna. Durante la gita anche i bambini Veneti hanno dimostrato (…) e affettuosità verso i bambini Sardi che fino ad oggi hanno guardato con una certa ostilità, rifiutandosi persino di tenerli vicino nei banchi. Li ho fatti cantare perché dei miei vecchi alunni ce n’era qualcuno che cantava benino. Si cantava la poesia “Ignoto Milite” uno dei Polesani, alunno di quarta cantò pure lui con molto entusiasmo, sebbene un po’ troppo stonato e con una lingua che non era né italiano ne veneto! I Sardi si meravigliarono e gli dissero: canti anche tu (…)? A queste parole, rosso di collera ma con fierezza rispose: forsi non son italian come tatti? Soia Tedeschi?. Uscita simpatica che vale un più.
5 Dicembre.
I bambini incominciano a capire benino l’italiano e quantunque costituisce per loro una fatica non comune si sforzano anche malamente a parlarlo. Ho insegnato loro qualche facile poesiola che mi è costata una lunga settimana di ripetizione. Apprendono già con una certa prontezza che mi incoraggia le lezioncine oggettive; ascoltano con molto interesse le fiabe e gli indovinelli; hanno imparato già le prime preghiere fondamentali; sono più cortesi e affettuosi coi compagni, stanno a scuola più volentieri insomma non posso per il momento lamentarmi di niente.
15 Dicembre.
La stagione si mantiene sempre rigida; le giornate sono piovigginose e i bambini non possono frequentare la scuola, data la distanza che li separa dal centro colonico. L’aula da parecchi giorni è quasi deserta e non posso rassegnarmi a vedere i banchi vuoti. Quanto silenzio e quanta noia io sento quando ho pochi alunni. Chissà come si annoieranno anche loro in queste giornate di pioggia e di vento.
12 Gennaio.
Ho iniziato lo svolgimento regolare del programma. In prima hanno fatto già i primi esercizi grafici preparatori e i bambini hanno ridimostrato molto interessamento nell’eseguirli e curano assai l’ordine e la pulizia nei quadernetti. Ho pure insegnato le vocali servendomi dell’alfabeto mobile con le vignette colorate. Le mie lezioni però li attrae e infatti le hanno imparate quasi tutti. Ne ho un paio però che quantunque frequentino e siano disciplinati non riescono ad imparare nulla. Anormalità; uno ha la testa enormemente grande ma non è un (…). L’altro è idiota, il terzo è rachitico e non fa che far molestia ai compagni .Volevo escluderlo dalla scuola e lasciarlo libero a godersi l’aria e il sole che gli farebbero forse un po’ di vigoria ma il medico mi ha detto che farei opera buona a tenerlo a scuola perché i genitori vanno al lavoro e il bambino vivrebbe in balia alle sue discolaggini. Ho pensato di tenerlo, però da solo; i primi giorni vedendosi isolato dai compagni si è rattristato ed ha rifiutato persino le immaginette che i compagni gli offrivano vedendolo così triste ne ho avuto compassione ed ho avuto quasi rimorso di averlo contristato pure io povero infelice! Ma rimane vicino a me, in una seggiolina piccola ed è ritornato felice ma (…) più di prima.
15 Gennaio.
Speravo questa quindicina di poter iniziare il programma di quarta ma ho trovato molte tensioni nel riepilogo delle lezioni di terza. I pochi dei miei venti alunni che hanno fatto la terza con me potrebbero aiutare, ma i nuovi mancano delle più elementari nozioni. Non conoscono il sistema metrico decimale, non sanno scomporre un numero, non ricordano nemmeno gli episodi più importanti della storia del risorgimento insomma sono presso
Chè al buio di tutto ed ho deciso, proprio ogni giorno, di prepararli alla bella meglio. Tutto con molta pazienza s’intende, senza mai perdersi d’animo. Gli alunni di prima che frequentano la scuola sono sempre pochini in paragone agli inscritti , giornalmente, come è fedelmente riportato nel presente libro della scuola, ho una media di 20 alunni e si noti che non sono sempre gli stessi a frequentare la scuola. Si deve a questo la difficoltà grandissima per me di avere una prima ben livellata e con perdita di tempo e maggior fatica mi tocca dividere in due gruppi. Il primo gruppo formato da una decina compresi quelli che sono stati assidui alla scuola e più studiosi; il secondo gruppo comprende invece i bambini che per la grande distanza dalla scuola e mancanza di mezzo di trasporto si assentano con più frequenza, e questi naturalmente rimangono molto addietro nelle lezioni.
10 Febbraio.
Le mie classi vanno finora molto bene anche gli alunni di quarta che mi diedero in principio molto da pensare si rimettono per benino. Apprendono abbastanza bene l’aritmetica; scrivono con correttezza i componimenti, dirò che qualcuna, per esempio ha moltissime idee ed un felicissimo modo di esporle. Sono puliti, ordinati; in classe è una gara continua per abbellire e rimettere a posto ogni cosa e che severe ammonizioni ai bambinetti di prima che insudiciano le mammine d’inchiostro o che buttano per terra della carta! Il bambino si sporca? Presto a lavarsi con l’acqua pulita. Bene il castigo! Non si chiede alle alunne più grandi tutto con cortesia? Si nega tutto e il piccolo si sente offeso e si corregge.
Aprile.
Non ho più scritto da più di un mese non perché non abbia avuto occasione di registrare qualche episodio della vita scolastica ma perché mi manca il tempo.
I bambini arrivano la mattina troppo presto, certi giorni alle sette ed anche prima (a seconda del tempo quelli del continente) e mi tocca naturalmente tenerli in classe e guardarli. La sera ripartono verso le 5/2 e finita la lezione si ha bisogno di riposo e di aria.
Aprile.
Oggi è partito per il continente un alunno di prima, uno dei più studiosi, dei più bellini non posso guardare il posto vuoto senza sentire uno stringimento al cuore, perché ricordo quanta fatica mi è costato nei primi tempi quel piccolo irrequieto, per disciplinarlo. Un giorno, non potrò mai dimenticarlo, lo ho castigato severamente e ricordo di avergli detto: domani se non vieni accompagnato da tua mamma ti rimando in dietro. Mi guardò con tristezza coi suoi occhioni
che sembravano due (…) e mi rispose nel suo dialetto Veneto: ” mi no vo la mamma!” Feci uno sforzo a trattenere le lacrime e da quel giorno ebbi più cura di Mellino; presi a volergli più bene, a compatire le sue monellerie perché conoscevo ormai le cause del suo (…). Ho saputo più tardi come (…) ora che ha lasciato la scuola come andrà a finire povero piccolo!
Aprile.
Oggi è venuta a ispezionare la scuola la direttrice di Terralba. Ha interrogato uno per uno i bambini di prima e di quarta e d è rimasta soddisfatta della preparazione degli alunni. Le ho poi fatto presente che i bambini di quarta sono un po’ deficienti nella storia, unica materia nella quale la scolaresca sia rimasta indietro. Le ho pure detto le cause: la storia è una materia che richiede dello studio per richiamare le nozioni spiegate a scuola e il bambino di qui fa troppo se affronta il viaggio per venire a scuola la sera partendo da qui alle 5/2 arrivano a casa molto tardi e il primo pensiero è il mangiare la polentina fumante, torre i buoi come dicono loro in Veneto, portare la legna attingere l’acqua ecc.. (…), il più grande di tutti che ho chiama ha già compiuto il quattordicesimo anno di età; la mattina lavora in qualità di manovale con la Bonifica e guadagna £ 3.2 e non è un aiuto indifferente per la sua famigliola; la sera viene a scuola; ed è già un sacrificio grande. Di questo ne ho parlato anche al Comm. Piacentini e mi disse che tutto in queste scuole dev’essere adattato alle esigenze del posto e del lavoro.
Aprile.
Ieri abbiamo avuto l’onore di ricevere a scuola S.M. il Re ed è stato per la mia scolaresca e per me un avvenimento che rimarrà impresso per tutta la vita. Il Comm. Piacentini, il giorno prima ha acquistato della tela per fare i grembiulini ai bambini ed è stato un lavoro continuo, fra me e le famiglie per prepararli e cucirli. I bambini stavano così bene! Il Re li ha trovati intenti a disegnare ed ha sorriso quando ha visto i pupazzetti dei bambini di prima. La (…) che è la più piccola ha offerto al Sovrano un gran mazzo di fiori e il Re ha ringraziato con una carezza. Ha parlato molto affabilmente anche con me, mi ha chiesto di dov’ero e mi ha detto che a Nuoro sarebbe andato il 3 Maggio.
Maggio.
Oggi i miei bambini hanno ricevuto una lettera dalla scolaresca di quarta di Pinerolo (Piemonte) e sono così felici! La letterina dice così: care sorelline, sappiamo che il nostro amato Sovrano visita in questi giorni la vostra bella e pittoresca isola dov’è stato accolto con entusiasmo dai vostri cuori italiani(…); ha pure visitato il vostro villaggio, che è sorto in terre redente
Dove prima dominavano la malaria e le acque morte. Come dev’essere bello e ridente il vostro villaggio! Perché il suo nome è quello che oggi esce da ogni bocca; il nome del grande uomo che ha fatto rinascere e rifiorire la grande Itala. Fortunati voi che avete il Re! Ha visitato la vostra scuola? Noi ancora non l’abbiamo veduto, perché quando venne nella nostra città, noi eravamo ancora piccini. Noi scolari sardi e noi scolari piemontesi possiamo chiamarlo con orgoglio “il nostro Re, perché il Piemonte e la Sardegna, da secoli sono sotto il dominio della gloriosa Casa Sabauda in (…), pure da secoli echeggia il dolce grido: Savoia. Volete accontentarci? Inviateci per favore, una cartolina su cui sia riprodotto il vostro villaggio; diteci quando è sorto, quali edifici con chiese e che cosa producono le terre da voi coltivate. Noi pure vi spediremo delle cartoline della nostra città, che è detta la Nizza del Piemonte per il suo dolce clima e vi parleremo di essa. Aspettiamo con impazienza la vostra lettera e vi ringraziamo in anticipo. Giunga a voi il saluto affettuoso delle vostre sorelline piemontesi.
I miei bambini hanno subito risposto con una letterina affettuosissima ed hanno inviato un album con le costruzioni del nostro villaggio.
NOTE E RILIEVI SULLE VISITE.
10 Gennaio 1929.
Per questa classe devo ripetere quanto detto per le altre.
Si vede che la maestra già pratica dell’ambiente, dove era già dall’anno scorso, ha avviato bene la sua classe. Ho assistito all’insegnamento dei lavori femminili. Tutti ben disciplinati e lo sarà anche di più quando tutto sarà sistemato.
Ci rallegriamo con la maestra sicuri che intensificando il suo lavoro, come certo dovrà fare per il maggior numero di bambini che verranno, riuscirà ad ottenere grandi risultati.
Gaetano Piacentini