Fotografie e ricordi di Stintino di Ange de Clermont
Arrivai a Stintino in una plumbea giornata di ottobre del 1962. La strada era costituita da una sterrata che per 30 chilometri procedeva a forma di serpente. Il borgo fatto di case basse e imbiancate mi parve come un gregge di pecore brucanti l’erba su una lingua di terra lambita da entrambi le parti dal mare uggioso e grigio anch’esso. Scesi con pochi passeggeri dal vecchio pullman, andai dal parroco che si presentò con una talare unta e bisunta. Mi accompagnò dai coniugi Benenati e in men che non si dica mi ritrovai in una stanzetta che sarebbe stata mia per un anno, Con gli anziani coniugi viveva anche una giovane nipote, Speranza, invisibile. La vidi pochissimo nel corso di un anno, gli zii la tenevano molto riservata. Dopo qualche giorno mi recai a scuola e così conobbi questi bei campioni di adolescenti che avrai portato dalla prima alla terza media.
A Stintino di lì ad un anno portai anche la giovanissima sposa in attesa del primogenito. Fummo accolti dai coniugi Mariani-Cidda che si comportarono con noi come di genitori: gentilissimi, sempre disponibili, generosi. Avevano due maschietti e una bambina ancora lattante. Questa foto mi richiama alla mente e al cuore gli studenti, i loro piccoli problemi, la loro buona educazione, il piccolo borgo marino, il silenzio delle strade e il perenne dondolìo delle onde, ma soprattutto i vagiti del primogenito Matteo e della secondagenita Emma, baciatissimi dal sole di Stintino fin dai primi giorni della loro vita. Con profondo rimpianto nell’ottobre del 1965 lasciai l’insegnamento di Lettere a Stintino per trasferirmi a Sassari. Addio volti noti dei miei studenti, addio gente accogliente e rispettosa, addio vecchio parroco, passato a miglior vita, addio colleghi, alcuni dei quali ormai scomparsi.